Attualità

IL CARRELLO DELLA SPESA – Un capitale in una stanza universitaria

di Giovanni Vasso -


Un capitale in una stanza (universitaria). Settembre si avvicina e c’è da pensare già alla transumanza degli studenti italiani che, dopo aver passato l’estate in famiglia o chissà dove dovranno ritornare tra i banchi degli atenei per tentare l’assalto all’agognata laurea. E c’è, fin da subito, da mettere mano al portafogli. L’andamento dei prezzi degli affitti nelle principali città universitarie italiane, però, quest’anno è alquanto contrastato. Con un’unica certezza: a livello di spesa, in testa a tutti, come al solito, c’è l’ormai inavvicinabile Milano.

Una stanza universitaria a Milano e a Roma

A Milano, dove la pigione per gli studenti, mediamente, non scende sotto i 730 euro al mese. Quasi quanto si paga per una stanza a Parigi (750 euro). Il dato meneghino, però, la domanda risulta in calo del 13 per cento rispetto a un anno fa, almeno secondo le rilevazioni di Immobiliare.it. Se Milano scende, Roma invece rincara e la richiesta di prendere in fitto di una stanza singola aumenta, rispetto a un anno fa, del 20% in più. Un incremento più che sostanzioso ma che impallidisce al confronto con quanto avvenuto a Venezia dove le richieste sono aumentate, in dodici mesi, del 30 per cento. Il trend, però, non restituisce la dimensione del vero confronto tra le due maggiori città italiane. Già, perché quando si tratta di mettere a confronto le cifre non c’è storia. Se a Milano si pagano 730 euro al mese, per una stanza universitaria a Roma ne occorrono almeno 575. Lo spread è pari a 150 euro. Un differenziale ampio che si riverbera anche nella graduatoria delle città più costose. Roma, difatti, è solo quarta.

La graduatoria

Prima ci sono Bologna, seconda con 632 euro al mese nonostante una flessione della richiesta stimata addirittura nel -38%, e Firenze, terza con 606 euro al mese. Dopo Roma, una sfilza di città del Nord-Est. C’è Trento dove una stanza universitaria viene a costare 544 euro al mese. Segue Brescia, con 519 euro. Subito dopo si piazza Modena (506 euro) e quindi arriva Padova (502). La top ten è chiusa da Torino (476 euro) e Verona (473). Entrambe queste città risultano in calo nelle richieste. Se per l’ex capitale sabauda si parla di un calo del 3%, nella città scaligera si registra un crollo pari al 20%. Niente a che vedere con quello che si è visto a Napoli. Fuori dalle prime dieci città più costose d’Italia, il capoluogo campano ha visto calare i potenziali inquilini addirittura del 47 per cento e la pigione per una stanza universitaria, adesso, si attesta in media a 445 euro al mese. Fuori dalle prime dieci pure altre città che, invece, hanno fatto segnalare dei rincari assolutamente imponenti.

Sorprese e tendenze

Come, per esempio, Venezia e Ancona. Una stanza universitaria nella Serenissima costa 453 euro al mese ma interessa il 30 per cento di persone in più rispetto al 2024. Nel capoluogo delle Marche, invece, l’aumento della domanda è risultato pari addirittura al 77 per cento a fronte di uno dei più bassi canoni di locazione medi d’Italia: 257 euro mensili. In fondo alla graduatoria, in termini di prezzo, ci sono tante città del Sud. Ultima Chieti dove una stanza universitaria è a buon mercato: 228 euro. Davanti ci sono Catanzaro (243 euro) e Foggia (249). Insomma, il mercato – seppur lentamente – inizia a innescare quelle dinamiche note e troppo spesso invocate. Aver alzato i prezzi, portandoli in alcuni casi fuori mercato, sta depauperando anche l’appeal delle università di alcune città italiane che, a causa dei costi eccessivi, vengono scartate dalle famiglie già alle prese coi rincari e coi problemi, fin troppi, che affliggono i ménages domestici.


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