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Il Carroccio rialza la testa nelle urne. L’autonomia resta in pole position

di Ivano Tolettini -

MATTEO SALVINI MINISTRO INFRASTRUTTURE ©imagoeconomica


La Lega tiene rispetto alle politiche, il governo esce rafforzato perché Fratelli d’Italia si mantiene il primo partito della coalizione, in Lazio addirittura avanza, e le istanze di Matteo Salvini, a cominciare dall’autonomia differenziata che rimane in cima alle aspettative del mondo leghista, restano in primo piano perché le fosche previsioni della vigilia sono state respinte dagli elettori. A descrivere il clima della giornata post elettorale è il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il senatore Luca Ciriani di FdI che sottolinea: “Chi vince festeggia, chi perde spiega”. L’atteso successo pieno alle Regionali in Lazio e Lombardia è risultato ancora più favorevole delle aspettative: la maggioranza assoluta conquistata da Attilio Fontana e Francesco Rocca consente a Giorgia Meloni di parlare di «vittoria netta» e di godersi qualche ora di tranquillità dopo che nel fine settimana era stata costretta a gestire una nuova crisi internazionale a causa delle parole di Silvio Berlusconi contro il leader ucraino Volodomyr Zelensky. La presidente del Consiglio così accelera l’organizzazione del viaggio a Kiev che dovrebbe avvenire a ridosso del 24 febbraio, anniversario dell’aggressione russa. Ma le scorie dello scontro restano, anche se la linea ufficiale è che tutto è sistemato perché sono «i fatti a parlare”. Ma l’esito favorevole delle elezioni per il centrodestra consente di festeggiare di più e spiegare di meno. La premier aveva detto che questo voto, visto anche l’alto numero di elettori coinvolti, sarebbe stato anche un primo test sul suo esecutivo. Certo, il vincitore assoluto è stato l’astensionismo che ha totalizzato quasi il 60%, ed è un dato che preoccupa tutti i leader di partito, a qualsiasi schieramento appartengano, ma la coalizione di maggioranza esce rafforzata. Gli unici che fanbno buon viso a cattivo gioco sono gli azzurri che sono stati ridimensionati ovunque: a Milano hanno perso oltre metà seggi: da 13 a 6. Ecco spiegato perché Giorgia Meloni ha gioco facile a dire che si tratta di un risultato che «consolida la compattezza del centrodestra e rafforza il lavoro del governo», anche se ha trovato avversari mai così divisi e un dato dell’affluenza mai così basso. Non solo, chi ha avuto modo di sentire la premier, spiega che è convinta anche di aver dimostrato che la narrazione di una squadra già in difficoltà dopo 100 giorni sia stata smentita dagli elettori. Che si vuole di più? “Ancora una volta sono stati sconfitti gli uccelli del malaugurio”, chiosa la presidente del Consiglio, che si gode il fatto che Fratelli d’Italia si conferma primo partito e nel Lazio, sua storica roccaforte, riesce ad andare persino oltre il risultato delle Politiche toccando il 33%. Ma anche gli alleati tutto sommato sorridono. La Lega di Matteo Salvini non solo regge e cresce rispetto alle elezioni nazionali ma, se si sommano i suoi voti con quelli della lista di Fontana, totalizzando quasi il 23% si colloca a un paio di punti dal partito di Meloni. Insomma, la maggioranza gongola e Salvini è il leader che proporzionalmente esce più rafforzato: se la Lega in Lombardia fosse scivolata sotto il 13% in molti avrebbero chiesto le sue dimissioni. Non è successo e per questo il totem leghista dell’autonomia differenziata resta in pole position. “Gli elettori hanno votato con la testa e in base alle proprie esigenze. Il governo durerà cinque anni”, conclude Salvini.

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