Attualità

Il caso Francia e la democrazia in Europa

di Francesco Da Riva Grechi -


Questo primo quarto di secolo ha riproposto come non mai prima d’ora l’affascinante e discussa tesi, risalente al filosofo illuminista napoletano Giovan Battista Vico, dei corsi e dei ricorsi storici, madre di tutti gli storicismi. Soprattutto il presunto parallelismo tra l’avvento dei totalitarismi nello stesso periodo del secolo scorso e la nostra epoca presente. Molto spesso la cultura casereccia di casa nostra utilizza grossolanamente questo spauracchio per alimentare l’odio sociale e politico che si andrà a camuffare opportunisticamente in “antifascismo”, più o meno militante. Con tutt’altra profondità e acutezza di analisi, la cultura francese agita con terrore lo spettro dell’hegelismo, da intendersi, a parere di chi scrive, come un inquietante deterministico piano inclinato che sembra scivolare inevitabilmente verso un nuovo conflitto apocalittico. Tutti concordi, in casa “occidente” atlantico, nel ritenere la democrazia l’unica seria e positiva forza di contrasto contro tutte le derive autarchiche che sembrano svilupparsi da oriente verso di noi, molto bellicose e orgogliose. Tutti concordi, forse, tranne l’ex premier Massimo d’Alema, che non ha nascosto di trovarsi molto più a suo agio vicino al Presidente Russo Vladimir Putin, a Xi Jinping, vestito da Mao Zedong, e a Kim Jong-un, il dittatore nordcoreano, che agita da sempre la minaccia nucleare contro l’occidente, che non in Italia con il suo partito democratico. Sicuramente non sono fascisti ma ricordano troppo da vicino l’impero sovietico dei gulag prima della perestrojka di Michail Gorbačëv e ritengono tutti noi potenziali aggressori.

La Francia

Se questo è, superficialmente disegnato dal sottoscritto, il quadro geopolitico attuale, il caso Francia vi gioca un ruolo centrale e molto pericoloso. La democrazia francese è infatti sull’orlo del baratro ma per cause essenzialmente interne. Il Presidente Macron infatti esprime quelle èlites cullate dalla grande finanza mondialista che si sono sempre opposte, come contrappeso, alle masse dei ceti medi e popolari. In questo senso, chi scrive, che tuttavia non è uno storico, vede una sorta di un’analogia, che è l’opposto di una legge storica, tra quanto accade adesso e quanto è accaduto alla fine della rivoluzione industriale ottocentesca. Le masse di oggi non sono quelle operaie di cento anni fa, ma sono quelle che si sono illuse durante gli anni d’oro della globalizzazione di vivere un’epoca di infinita prosperità e sviluppo e si sono bruscamente risvegliate tra conflitti regionali ovunque, crisi e scandali finanziari sempre più gravi. In Francia non vogliono pagare il prezzo dei governi voluti da Macron, ben cinque in due anni, il quale oggi si ritrova in una situazione di tragico impasse. Le assurde pretese del Presidente si scontrano con l’ira del popolo, che si sente legittimamente rappresentato solo dalla destra di Marine Le Pen, tutt’altro che estrema. Il Rassemblement National è il partito che esprime l’anima del ceto medio francese come anche delle masse che rischiano l’emarginazione. Al contrario di Macron, voluto e sostenuto da élites non rappresentative, la leader della destra, nonostante ogni forma di boicottaggio, burocratico e giudiziario, è la Presidente della Repubblica che i francesi vogliono. E che otterranno, con nuove elezioni autenticamente democratiche!


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