Attualità

 Il caso Soumahoro

di Rita Cavallaro -

ABOUBAKAR SOUMAHORO


L’inchiesta sulle coop di casa Soumahoro si allarga. E punta sulla famiglia, sugli appalti, sui soldi spariti. Tanto che la Procura di Latina, che ha iscritto nel registro degli indagati la suocera Marie Thérèse Mukamitsindo, non sta investigando soltanto per il reato di malversazione di erogazioni pubbliche sull’accoglienza ma, di fronte al fiume di denaro incassato dagli appalti sulla gestione dei migranti, ipotizza anche la truffa e una serie di reati fiscali che contemplano l’evasione delle tasse. D’altronde gli inquirenti si trovano davanti a conti esagerati, quasi 65 milioni di euro negli ultimi anni esclusivamente sulla cooperativa Karibu, come vi abbiamo rivelato in esclusiva su L’Identità, per l’accoglienza dei rifugiati dall’Africa, le vittime della tratta sessuale e perfino gli ucraini che scappano dalla guerra. Cifre che non includono gli affidamenti locali e che non contemplano neppure l’attività dell’altra società, il Consorzio Aid, che si era allargato oltre i confini del Lazio, con bandi per lo Sprar pure dal Comune di Termoli. A confermare che l’attenzione degli investigatori si sta concentrando sui reati più pesanti, anche se al momento non vengono contestati alla fondatrice delle due coop, è stata la stessa Procura di Latina, in una nota. “Le indagini sono in corso con riferimento a temi investigativi diversi e complessi che concernono, in generale, l’impiego dei fondi erogati, i rapporti con l’erario, i rapporti con i dipendenti, i soggetti coinvolti”, hanno fatto sapere i magistrati pontini titolari del fascicolo. “Gli accertamenti”, aggiungono, “provengono da notizie e comunicazioni pervenute da una pluralità di fonti, di natura pubblica e privata, e si articolano attraverso il dovuto rigoroso vaglio ed approfondimento di ogni notizia e comunicazione”. Che tradotto vuol dire che, seppur l’unica indagata è formalmente la suocera di Aboubakar Soumahoro, sono in corso verifiche su tutta la famiglia del deputato, che si è autosospeso da Alleanza Verdi-Si, compresa la moglie Liliane Murekatete, coinvolta nella gestione della Karibu fino al 17 ottobre scorso, e i cognati Michel Rukundo, responsabile del Consorzio Aid e finito sotto la lente anche per aver aperto un resort di lusso in Ruanda, e la presidente di Aid, Aline Mutesi. Inoltre il chiarimento della Procura di Latina, riferendosi alle segnalazioni di una pluralità di fonti “di natura pubblica e privata”, certifica che le denunce dei lavoratori lasciati senza stipendi fino a 20 mensilità e quelle dei migranti senza cibo né alloggi dignitosi hanno scoperchiato il vaso di Pandora sugli affari di casa Soumahoro. E hanno fatto scattare gli alert da più parti, da quegli stessi enti pubblici che, in questi anni, hanno accreditato i milioni di euro dell’accoglienza alle coop, senza controllare che le attività e i progetti fossero regolamento gestiti e portati a termine. In tutto questo c’è il lavoro della Guardia di Finanza di Roma, che sta setacciando i conti per ricostruire l’effettivo volume d’affari. La parola d’ordine è “follow the money”, seguire i soldi per risalire a trasferimenti sospetti e capire com’è stato possibile che, con tutto quel flusso di denaro, le casse si siano svuotate. Il procuratore di Latina, Giuseppe De Falco, chiede il massimo riserbo investigativo, sia per le persone interessate dagli accertamenti sia per la delicatezza delle indagini. D’altronde è molto ampia la mole di lavoro e i progetti da verificare sulla base degli appalti vinti, che non riguardano solo l’emergenza, ma passano per gli ucraini in fuga dalla guerra e arrivano addirittura alla violenza sulle donne.
A curriculum è la stessa Maria Therese, ogni volta che partecipa a una nuova gara, a riportare progetti, che coinvolgevano anche volti noti in prima linea nelle battaglie sociali. Nel 2019, infatti, la Karibu aveva organizzato “Quando l’amore non basta. Una campagna di sensibilizzazione contro il femminicidio e la violenza sulle donne nelle scuole italiane”, finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità nell’ambito dell’”Avviso per la realizzazione di progetti volti alla prevenzione e contrasto alla violenza alle donne anche in attuazione della convenzione di Istanbul”. Scrive la fondatrice in un documento del 2020: “Il progetto, realizzato in partenariato con l’ISISS Pacifici e De Magistris di Sezze, comprende la realizzazione di un prodotto di alto profilo artistico, cinematografico e teatrale affidato a Monica Guerritore”. Maria Therese ne va fiera. Lei stessa, nel 2015, era stata protagonista del video “La porta”, dall’idea di Luigi Mantuano su una donna braccata dal suo aguzzino e che fugge per motivi politici. E chi meglio della rifugiata dal Ruanda, che in Italia ha creato il suo impero. Quel video, presentato al concorso nazionale “Fammi vedere” indetto dal Consiglio italiano per i rifugiati, vinse il primo premio e fu trasmesso sulla Rai.


Torna alle notizie in home