Attualità

Il caso Vannacci e le 100mila copie. Se i lettori fossero elettori…

di Eleonora Ciaffoloni -


Le polemiche su “Il Mondo al contrario”, il libro-caso del Generale Roberto Vannacci, non fermano la corsa da record che il volume sta conducendo nel mondo dell’editoria. Su Amazon (sezione libri) resta al primo posto, posizione che ricopre anche nelle classifiche nazionali dei libri più venduti, anche sopra “Tre ciotole” di Michela Murgia. Eppure, non è tanto il primo posto a far strabuzzare gli occhi, quanto i numeri di vendite – ma anche di guadagno – che Vannacci sta registrando a meno di un mese dall’uscita del libro. Dal 10 agosto, infatti, secondo i dati della società di analisi GfK sono state vendute all’incirca 93mila copie de “Il Mondo al contrario” per un guadagno davvero alto.

Ciò dipende dal fatto che il libro di Vannacci è auto pubblicato e quindi le royalties viaggiano di pari passo alla vendita: per ogni copia venduta il guadagno è di circa 6,17 euro e, moltiplicata per tutte le 93mila copie che sono state vendute nelle prime due settimane, si può già parlare di entrate per oltre 570mila euro. Numeri che fanno macinare record ma che allo stesso tempo polarizzano il dibattito e pongono il generale Vannacci come uno degli ultimi protagonisti sul palcoscenico dell’opinione pubblica. Un precedente simile, tra polemiche, polarizzazione e vendite lo ricordiamo in “Insciallah” di Oriana Fallaci, che nel 1990 aveva diviso l’opinione pubblica sul cosiddetto scontro di civiltà, ampliando tutto al dibattito politico e sociale su un tema direttamente riconducibile al terrorismo e spaccando l’Italia a metà. Eppure, negli ultimi anni, pochissimi volumi avevano avuto tanto successo nel panorama politico. Solamente “Io sono Giorgia”, il libro della premier Meloni uscito nel maggio del 2021, aveva in soli dieci giorni conquistato il secondo posto tra i libri più venduti in Italia raggiungendo una tiratura di 100mila copie. Per Giorgia Meloni, all’epoca “solo” leader di Fratelli d’Italia, il libro che aveva fatto riempire le piazze era stato, tra gli altri, uno dei tanti motivi di spinta nella crescita del gradimento politico, che in un anno l’ha portata poi al successo delle urne e al ruolo di leader del governo. Un apprezzamento, quello per Giorgia Meloni, che è passato dalla libreria alle urne, quasi trasformando i lettori in elettori. Un’idea che sembra lontana dalla realtà, ora, ma che stuzzica il panorama politico, anche in vista delle elezioni Europee del 2024.

E ora sul palco, tra libro e ospitate in televisione, c’è il Generale Vannacci: tant’è che sembrano susseguirsi voci che in casa Lega si starebbe pensando al suo nome come uno dei candidati alla tornata delle prossime Europee. Perché il successo del suo volume non sembrerebbe dipendere solo dal dibattito che ha creato, ma anche dalle idee in esso spiegate. Secondo un sondaggio di Tecné, la maggioranza degli intervistati a seguito della lettura ritiene che non vi sia stata da parte di Vannacci alcuna violazione e incitazione all’odio. Anzi. La preoccupazione maggiore andrebbe “contro” le critiche rivolte al generale. Gli italiani si dicono preoccupati per la perdita di libertà di parola, legata alla “paura” di avere una voce diversa da quella del “pensiero unico”. Potrebbe essere quindi il Vannacci di turno a fare da megafono degli italiani?


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