Buona la Prima!

Il cattivo poeta di G. Jodice, d’Annunzio e il fascismo

di Luca Bove -


Dopo aver diretto, nel 2015, il documentario Cercando la grande bellezza, il regista, sceneggiatore e montatore Gianluca Jodice scrive e dirige il suo primo lungometraggio di finzione, Il cattivo poeta. Il film, prodotto da Ascent Film e RAI Cinema, è interpretato da Sergio Castellitto, Francesco Patanè, Tommaso Ragno, Janina Rudenska e Clotilde Courau.

Un’opera crepuscolare, dove il glorioso passato si scontra con un presente miserabile e frustante.

Il cattivo poeta la trama

Nel 1936, il giovane Giovanni Comini promosso federale, grazie al suo mentore, Achille Starace, segretario del Partito Fascista. Comini viene convocato a Roma per una missione delicata: dovrà sorvegliare Gabrielle d’Annunzio e metterlo nella condizione di non nuocere al regime. Il Vate, negli ultimi anni appare contrariato, e Mussolini teme possa danneggiare la sua imminente alleanza con la Germania di Hitler.

Due Nastri d’Argento per l’esordio di Jodice

Dopo essere stato presentato alla Festa della Rivoluzione di Pescara, Il cattivo poeta arriva al cinema il 20 maggio del 2021, ottenendo un ottimo successo, posizionandosi al primo posto al botteghino nella prima settimana di proiezione. Il primo lungometraggio di finzione di Gianluca Jodice si aggiudica due Nastri d’Argento (Miglior fotografia a Daniele Ciprì e Miglior costumi ad Andrea Cavalletto) e tre candidature ai David di Donatello (Miglior regista esordiente, Miglior attore protagonista e Miglior attore non protagonista.

Il cattivo poeta è stato presentato come il film che racconta la vita, o meglio, l’ultimo anno di vita di Gabrielle d’Annunzio. È senza dubbio vero, ma è anche tanto altro. Il regista decide, per creare un minimo di suspense, di posticipare il più possibile l’entrata in scena del suo d’Annunzio, dedicando i primi minuti del film all’altro protagonista, Giovanni Comini.

Il cattivo poeta e Gabriele d’Annunzio

Come il Vate, anche quest’ultimo è un personaggio storico, realmente esistito. Poco conosciuto, a differenza del poeta, ma altrettanto importante per la sua epoca.

Il film è ambientato nel 1936, Gabriele d’Annunzio si è rifugiato o imprigionato nel suo Vittoriale, sulle rive del Lago di Garda. Qui il poeta ha creato una vera corte, vista di malocchio da Mussolini e il regime fascista. È per questo motivo il giovane federale di Brescia, Giovanni Comini viene mandato lì per sorvegliare il Vate e comunicare ai gerarchi ogni sua intenzione. Una missione per nulla semplice, considerato il particolare momento storico, con l’Europa minacciata dall’inizio del secondo conflitto mondiale, e Mussolini pronto a firmare l’alleanza con la Germania nazista, accordo considerato da d’Annunzio come una sciagura per la sua amata Italia.

È con questa vicenda, sceneggiata interamente dallo stesso Jodice, si fa luce sul rapporto, poco noto, tra uno dei maggiori scrittori italiani e il Fascismo, spesso accostati da un’unica matrice ideologica. In realtà tra Gabriele d’Annunzio e Benito Mussolini non è mai corso buon sangue e solo il nazionalismo li accomunava, sentimento, d’altronde, molto diffuso all’epoca.

Il cattivo poeta riesce, con effetto e maestria, a svelare il contrasto, assopito dalla cronaca storica spicciola, tra i duci rivali, espressione usata da Emilio Gentile, storico di fama internazionale.

Gianluca Jodice ci riporta al cospetto del poeta attraverso l’altro protagonista del film che sembra assumere la funzione di traghettatore in una specie di micro universo rarefatto, malinconico e crepuscolare. Nella penombra del Vittoriale il tempo e tutto il resto pare qualcosa di lontano e indifferente e d’Annunzio si aggira come un fantasma. Sono queste le parole usate da Giovanni Comini, per riportare ai suoi capi lo stato d’animo del poeta, visto in questo delicato momento storico.

Parole che rispecchiano la realtà dei fatti, riformati sul grande schermo, con una fotografia livida, ideale per la vicenda mostrata. Il regista è poi bravissimo, senza mai essere pedante, nel restituire aspetti sostanziali della società dell’epoca.  

Il regime cerca di eliminare, in qualsiasi modo, ogni voce di dissenso, la gente comune diventa vittima della sorveglianza fasciata, ma allo stesso tempo complice della ricerca esasperata degli oppositori di Mussolini e non importa se a farne le spese sia un vecchio amico. Poi ci sono anche le note più spensierate, come l’importanza dello sport, non solo il calcio, con d’Annunzio tanto apprezzato per aver inventato il trofeo dello Scudetto, ancora oggi consegnato alla squadra vincitrice del campionato di serie A, ma anche scherma e ciclismo. È proprio durante una tappa del giro d’Italia, dedicata al poeta, Giovanni Comini arriva al Vittoriale per iniziare il suo nuovo incarico a stretto contatto con Gabriele d’Annunzio.

il film, così, entra nel suo vivo. L’incontro del giovane federale di Brescia con il Vate nazionale, ormai appesantito dagli anni e prigioniero di sé stesso, ma non solo, dà il via alla contrapposizione tra passato e presente, il vero nucleo di Il cattivo poeta.

Il ricordo della presa di Fiume, avvenuta più di dieci anni prima dai fatti raccontati, è ancora vivo. Il poeta si illude di possedere la stessa vitalità dei tempi della grande impresa militare. Il suo corpo e la sua mente però sono vittime dei fantasmi inconsci e la cocaina lo sprofonda in una brutale irrazionalità.

Sergio Castellitto, nei panni di Gabriele d’Annunzio, riesce a trasmettere il conflitto interiore del poeta, con un’interpretazione multiforme. Pazzia e scatti di rabbia repressa vengono compensati da momenti di profonda riflessione malinconica, dove l’illusione viene abbattuta dalla triste realtà dei fatti.

Poi c’è Giovanni Comino, incaricato di sorvegliare il poeta. Interpretato da Francesco Patanè, il giovane federale di Brescia, diventa una lente, attraverso la quale si osservano i tormenti del poeta. Il personaggio, però, non si limita ad essere un semplice strumento passivo, utilizzato per potenziare il fascino di una personalità così frastagliata come quella di Gabriele d’Annunzio, ma è lui stesso vittima di un diverso contrasto.

Fascista da sempre, nonostante la sua giovane età, entrando in contatto con il poeta, inizia a intravedere le crepe del regime e la sua violenza. Da carnefice diventa vittima e considerato dal fascismo come un nemico, forse ancora più pericoloso del Vate.

Gianluca Jodice con Il cattivo poeta utilizza le fonti storiche e letterarie in maniera appropriata per sviluppare una vicenda ricca di testimonianze preziose su un’epoca fondamentale per la storia italiana, evitando ogni etichetta ideologica. Il regista trova la giusta distanza dai fatti raccontati, condizione ideale per i due interpreti protagonisti per trovare una complicità quasi perfetta.


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