Politica

Il Cav lancia l’elezione diretta: milioni di italiani sono con lui

La storica proposta del centrodestra di far votare agli italiani il capo dello Stato è un’occasione unica per dare stabilità al Paese.

di Adolfo Spezzaferro -


La storica proposta del centrodestra di far votare agli italiani il capo dello Stato è un’occasione unica per dare stabilità al Paese.

SIlvio Berlusconi scuote la campagna elettorale con una mossa che di certo non si può considerare, scatenando un putiferio. “Se entrasse in vigore il presidenzialismo, Mattarella dovrebbe dimettersi”, dice il leader di Forza Italia ai microfoni di Radio Capital, citando uno dei capisaldi del programma del centrodestra. Per aggiungere subito dopo: “Poi magari Mattarella potrebbe essere eletto di nuovo”. Ma ormai la bomba è scoppiata. Immediate le repliche pavloviane dei Letta e dei Calenda, dei Conte e dei Di Maio: “attentato al capo dello Stato”, “pericolo”, “eversione”, “Berlusconi non è più in sé, è lui che non deve essere eletto”. Il tema del giorno diventa il Cav che vuole cacciare Mattarella. Ma mentre tutti guardano il dito, noi guardiamo dove punta: e la luna è tutt’altro che lontana: per il presidenzialismo potrebbe essere davvero la volta buona. Se i sondaggi dicono il vero, il centrodestra stravincerà e avrà i numeri per modificare la Costituzione e introdurre l’elezione diretta del capo dello Stato. Un presidente della Repubblica votato dai cittadini: niente di più democratico. Unica garanzia per porre fine a questa interminabile quanto insopportabile sequela di governi non votati, di premier calati dall’alto (del Colle). Governi chi è stato scelto dagli italiani, insomma. Un concetto tanto semplice quanto pericoloso per chi conta sul Parlamento (e sul Colle) per impedire agli avversari di governare pure se hanno stravinto le elezioni. Ciò spiega il coro da tragedia greca che si è levato nel centrosinistra, attualmente ben lungi da prendere abbastanza voti per governare.
“Il presidenzialismo esalta la democrazia”, dice serafico Berlusconi in radio di buona mattina, buttando giù dal letto del torpore agostano chi le campagne elettorali non le conduce in trincea come fa il Cav (da trent’anni). “Una mia candidatura? Mah, restiamo alle cose attuali…”, taglio corto il più volte premier, ora candidato al Senato dopo nove anni. Ma le parole sull’attuale inquilino del Colle che con la riforma dovrebbe dimettersi alzano una polemica dai toni parossistici. Il primo a replicare è il segretario del Pd: “Il fatto che il centrodestra inizi la sua campagna con un attacco a Mattarella e la richiesta di dimissioni dimostra che la destra è pericolosa per il Paese”, è il sillogismo un po’ tirato per i capelli da Letta. “Se oggi c’è un punto di unità nel Paese è Mattarella e ora dopo aver fatto cadere Draghi vogliono fare cadere Mattarella”. Poi una nota del Pd rincara la dose: “Berlusconi vuole cacciare Mattarella, destra eversiva e pericolosa”.

A quel punto arriva la precisazione in una nota di FI: “Facciamo chiarezza: non c’è nessun attacco alla persona del presidente Sergio Mattarella. Il centrodestra ha inserito nel suo programma l’elezione diretta del presidente della Repubblica all’interno delle regole della Costituzione e dello stato democratico.Il fantomatico attacco a Mattarella per il quale si sta agitando la sinistra che non ha programmi e non ha proposte, non esiste. Le dichiarazioni del presidente Berlusconi sono ovvie. Perché è evidente che cambiando la forma costituzionale ci sono conseguenze: introducendo il presidenzialismo con l’elezione diretta del presidente della Repubblica ci sarebbe al più un periodo transitorio da una forma all’altra e lo stesso presidente della Repubblica potrebbe avvertire l’esigenza di lasciare il mandato per magari essere anche rieletto. È tutto alla luce del sole ed è offensivo che già da subito la sinistra agiti inesistenti spettri di golpismo e anticostituzionalismo”.
Chiarimento inutile, perché il centrosinistra non aspettava altro per poter attaccare gli avversari (continuando così a far parlare tutti di Berlusconi e di presidenzialismo). Calenda sbotta senza controllo: “La destra getta la maschera ma noi non permetteremo che pieghino le istituzioni. Berlusconi non va eletto, non è più in sé”. Per non parlare degli altri esagitati tra 5 Stelle e centrosinistra che leggono le parole del Cav come un’autocandidatura al Quirinale.

La diretta interessata di tutta la querelle, ossia Giorgia Meloni, che da tempo propone l’elezione diretta del capo dello Stato, va al succo: “Il presidenzialismo è una riforma seria e favorisce anche l’economia perché grazie alla stabilità si riesce a dare maggiore fiducia agli investitori”. Ai micofoni di Radio Montecarlo, la leader di FdI ribadisce che “stiamo facendo una campagna elettorale senza fare promesse che non possiamo realizzare”. E anche la Meloni poi precisa che si sta facendo molto rumore per nulla. “Il presidenzialismo è una riforma istituzionale seria ed è anche economica, grazie alla stabilità si riesce a dare fiducia agli investitori, tuttavia è assolutamente prematuro parlarne in questo momento”.

I toni e le parole usate dal centrosinistra contro Berlusconi sono un assist che un vero e proprio animale da campagna elettorale come il Cav non si lascia sfuggire: “Il Pd ha cominciato una campagna elettorale bruttissima, fatta di menzogne, una dietro l’altra. Ci accusano tra l’altro di essere responsabili della caduta del governo Draghi, ma quanto è accaduto è chiaro a tutti: il Movimento 5 Stelle ha deciso di uscire dalla maggioranza, determinando la fine delle larghe intese e il presidente del consiglio, di conseguenza, ha deciso di andare dal presidente della Repubblica a rassegnare le dimissioni. Noi al contrario abbiamo chiesto, con un atto formale in Senato, che il governo andasse avanti fino alla fine della legislatura, naturalmente senza i Cinquestelle. Considero molto grave il linguaggio protervo e offensivo degli esponenti delle sinistre: evidentemente si vuole una campagna elettorale fondata sulla malafede, sulla falsificazione, sulla demonizzazione dell`avversario. La cosa peggiore per l’Italia”.

E niente, Berlusconi al Colle a parte, Letta non ne imbrocca una. Ma l’auspicio è che davvero si arrivi a una riforma il più possibile condivisa che riavvicini i cittadini alle istituzioni e alla politica. L’elezione diretta del capo dello Stato è un’opportunità che va oltre gli schieramenti, una conquista di democrazia, un vantaggio per tutti.


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