Ambiente

Il data center nella miniera: è il primo in Europa

Già da tempo stocca vini, mele e formaggio grana: diventerà The of Data

di Angelo Vitale -


C’è in Italia una miniera che non è dismessa e per diventare sempre più valore nemmeno aspetta le nuove regole e l’accelerazione che il governo fin dal suo insediamento vuole dare alle attività estrattive.

A centinaia di metri sottoterra, nella Val di Non, la miniera di San Romedio assicura da tempo l’estrazione di una roccia purissima, la dolomia, che viene utilizzata come inerte per i premiscelati dall’azienda Tassullo.

La miniera di San Romedio va oltre l’economia circolare

Ma a San Romedio, da qualche tempo, viene fatto molto di più. E non basta il classico concetto dell’economia circolare a illustrarlo. Grazie ad una illuminata deroga delle norme prevista dalla Provincia di Bolzano, qui si può estrarre e scavare senza lacci e prescrizioni.

Così, da qualche tempo, il posto è diventato “un ecosistema ipogeo dove l’ingegno umano incontra la natura più profonda”. Nelle gallerie dove la dolomia non c’è più, hanno cominciato ad essere custodite 2.5 milioni di bottiglie del brand premium Altemasi Trento Doc di Cavit, 40mila tonnellate di mele Melinda e 1200 forme di formaggio Trentingrana.

Tera: come moltiplicare spazi e funzioni di una miniera

“Si chiama Tera – racconta il ceo di Tassullo, Roberto Covi -, un luogo che accoglie progetti, persone e idee in evoluzione. Un ecosistema di collaborazione e crescita sostenibile. La scelta del nome dal greco téras – cosa portentosa, prefisso che anteposto al nome di un’unità di misura ne moltiplica il valore – e che esprime il processo consapevole e ambizioso che ci porta a diventare moltiplicatori di spazio, risorse e opportunità”.

Con una temperatura costante di circa 12 gradi e la totale assenza di infiltrazioni d’acqua, gli ambienti garantiscono le condizioni ideali per lo stoccaggio di beni di vario genere e innumerevoli vantaggi: riduzione dei costi energetici, risparmio di territorio di superficie dedicato a magazzini e capannoni, positività ambientali dovute all’assenza di smaltimento di prodotti legati alla filiera della refrigerazione, incremento della sicurezza. Sembra di stare in un film, invece è realtà.

Nasce Intacture, un data center unico in Europa

Tutto qui? No, non solo innovativi ambienti per il deposito di prodotti alimentari. Nell’architettura ipogea di Tera, a centinaia di metri di profondità, sta prendendo vita Intacture, il primo data center europeo realizzato all’interno di una miniera attiva. Sta diventando un’infrastruttura all’avanguardia, incastonata in oltre 90 milioni di metri cubi di dolomia, dove la roccia si fa barriera naturale per proteggere dati sensibili e sostenere la transizione digitale del Paese a partire da un’attenzione precisa per il territorio.

Ideato da Trentino DataMine e sviluppato grazie a una virtuosa cooperazione tra pubblico e privato, il presidio digitale ipogeo è cofinanziato dal Pnrr per circa 18,5 milioni di euro su un investimento complessivo di oltre 50 milioni. Sarà un centro data “di prossimità” da 5/6 MW.

Un’iniziativa per il territorio

Non un colosso remoto e centralizzato, ma un un Edge data center decentrato, un hub pensato per avvicinare i servizi digitali a chi ne ha più bisogno: pmi, pubblica amministrazione, centri di ricerca e startup dell’area. Un’iniziativa unica in Europa e con pochi pari al mondo, frutto di un partenariato pubblico-privato ideato da Trentino DataMine cui concorre l’Università di Trento.

Ma c’è ancora di più: l’iniziativa ridurrà significativamente uno dei principali problemi dei comuni data center, il consumo energetico, legato in particolare al raffreddamento dei server, che devono funzionare senza soluzione di continuità. L’efficienza energetica si attesterà infatti su un Power Usage Effectiveness inferiore a 1,25 – contro una media di 1,6 dei data center europei – un parametro che rappresenta il rapporto tra l’energia totale consumata dal data center e l’energia necessaria per le apparecchiature It.

Al lavoro nel cantiere

Non un sogno lontano, Il cantiere di Intacture avanza a ritmo serrato. Completati gli scavi per il data center ipogeo e per il cavedio verticale di 40 metri, sono già state movimentate 63mila tonnellate di dolomia. Conclusi lavori murari, è in corso l’installazione degli impianti elettrici, meccanici, di condizionamento e ventilazione, insieme alle connessioni in fibra ottica.

Già consegnati generatori, trasformatori, quadri elettrici e batterie, ogni giorno lavorano sul sito 60 operatori specializzati, all’esterno si stanno completando gli edifici per i generatori d’emergenza e le aree di servizio. Sarà “The Natural The Home of Data”, a 600 metri di altitudine, ma sottoterra: per realizzarlo in superficie ci sarebbe voluto il terreno equivalente a 21 piscine olimpioniche, i 90 milioni di metri cubi che gli danno protezione naturale garantiscono sicurezza elettromagnetica, digitale, idrogeologica e fisica.


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