Attualità

Il Decennio digitale: a che punto siamo in UE

di Giovanni Vasso -


Decennio digitale, la Commissione accoglie con favore l’accordo politico raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’UE sul complesso programma strategico per il 2030, che disegna un meccanismo di monitoraggio e cooperazione per conseguire gli obiettivi e i traguardi comuni per la trasformazione digitale dell’Europa, stabiliti nella bussola per il digitale 2030, per quanto riguarda il settore delle competenze e delle infrastrutture, compresa la connettività, la
digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici online, nonché il rispetto dei diritti e dei principi digitali dell’UE nel conseguire gli obiettivi generali.

Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale, ricostruisce il disegno UE: “Il decennio digitale mira a rendere la tecnologia digitale efficace per le persone e le imprese, consentire a tutti di disporre delle competenze per partecipare attivamente alla società digitale, far
acquisire autonomia alle imprese, creare l’infrastruttura che ci mantiene connessi, avvicinare i servizi pubblici ai cittadini. La trasformazione digitale dell’Europa offrirà opportunità a tutti”.

Una strada che serve anche a fare l’Europa protagonista di questi processi. Thierry Breton, commissario per il Mercato interno, la spiega così: “Il percorso per il decennio digitale conduce a un futuro più innovativo, inclusivo e sostenibile per l’Europa. Avvalendoci delle potenzialità offerte dalla trasformazione digitale, in particolare creando e attuando progetti
multinazionali, spianeremo la strada a un’Europa competitiva e sovrana. Dobbiamo intraprendere rapidamente il percorso per il decennio digitale al fine di garantire che l’Europa sia pronta ad affrontare le sfide poste da un mondo in evoluzione e interconnesso”.

Ora, la Commissione, di concerto con gli Stati membri, svilupperà per ciascun traguardo traiettorie a livello dell’UE. A loro volta, gli Stati membri
proporranno tabelle di marcia strategiche nazionali, delineando le rispettive traiettorie e azioni nazionali per conseguire gli obiettivi e i traguardi, comprese le misure normative e gli investimenti previsti.

Ogni passo in avanti sarà misurato con indicatori chiave di prestazione (ICP) basati su un indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) migliorato e saranno valutati a fronte delle traiettorie sviluppate nell’ambito di una relazione annuale sullo “stato del decennio digitale”, che sarà
presentata al Parlamento europeo e al Consiglio. Per fornire una panoramica e un’analisi esaustive della trasformazione digitale, la relazione esaminerà anche i progressi compiuti per quanto riguarda i traguardi e gli obiettivi, nonché i diritti e i principi del decennio digitale.

Stretto, il raccordo. Gli Stati membri e la Commissione collaboreranno per affrontare gli aspetti in cui i progressi sono insufficienti e in cui vi sono continui scostamenti dalle traiettorie nazionali. In qualsiasi momento la
Commissione e gli Stati membri possono assumere impegni congiunti e istituire progetti multinazionali per conseguire gli obiettivi digitali per il 2030.
La Commissione riesaminerà gli obiettivi entro il 2026, per fare il punto in merito agli sviluppi tecnologici, economici e sociali.

Un lavoro comune. I progetti su vasta scala per conseguire gli obiettivi digitali e realizzare la trasformazione digitale entro il 2030, potranno essere comuni, con risorse utili a cooperare strettamente per sviluppare le capacità digitali che avrebbero difficoltà a realizzare da soli.

Già definito un elenco iniziale di settori di investimento per i progetti
multinazionali: le infrastrutture comuni di dati, la diffusione dei corridoi 5G, la pubblica amministrazione connessa, il calcolo ad alte prestazioni, l’infrastruttura europea di servizi blockchain e i processori a basso consumo.

Il programma strategico crea un nuovo strumento giuridico, il consorzio per un’infrastruttura digitale europea (EDIC). L’EDIC contribuirà all’attuazione di progetti multinazionali e renderà più facile per gli Stati membri unire gli sforzi quando investono in infrastrutture digitali.


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