Il declino del calcio: Dove sono finiti i campioni veri?
. I campioni veri sembrano scomparsi, sommersi da selfie, like e procuratori che dettano legge
Una volta nel calcio c’erano i numeri 10. Quelli veri. Uomini prima ancora che calciatori, che indossavano quella maglia come una seconda pelle. Non era solo un numero: era un simbolo di talento, responsabilità, appartenenza. E quando a quel numero si aggiungeva la fascia da capitano, diventava un macigno da portare con fierezza, come un condottiero che guida i suoi in battaglia, che protegge lo spogliatoio, che si assume le colpe e divide i meriti.
Oggi? Oggi è sempre più difficile trovare figure così. I campioni veri sembrano scomparsi, sommersi da selfie, like e procuratori che dettano legge. Le bandiere non esistono più, o se esistono, vengono arrotolate alla prima offerta.
Monsieur adieu
L’ultima dimostrazione arriva da Florian Thauvin. Un talento indiscusso, certo, ma il calcio – almeno a Udine – non è mai stato solo questione di tecnica. è anche riconoscenza, rispetto, attaccamento. Elementi che in questo caso sembrano svaniti nel nulla.
L’Udinese lo aveva accolto come si fa con un amico smarrito: fuori forma, reduce da un’esperienza opaca in un campionato messicano lontano dai riflettori, è stato aspettato, rimesso in condizione, coccolato. Gli è stata affidata la maglia numero 10 – quella che fu di Zico, di Totò Di Natale – e persino la fascia da capitano. Un segno di fiducia enorme, un gesto raro nel calcio moderno.
Un giocatore non nuovo a forzare il trasferimento
E lui? Dopo una manciata di stagioni tra infortuni e ottime prestazioni, punta i piedi, chiede la cessione e se ne va al Lens in silenzio, senza nemmeno un messaggio ai tifosi. Nessun “grazie”, nessun “è stato bello”. Solo una porta che si chiude. Un jet privato e un paio di post social per i nuovi colori con tanto di cuoricini e ringraziamenti per l’accoglienza dei nuovi tifosi. Fine dei saluti o, meglio, dei giochi.
Un calcio senza valori
In altri tempi, un gesto così avrebbe indignato lo spogliatoio, la società, la piazza. Oggi passa quasi sotto silenzio, perché ci stiamo abituando all’idea che la maglia conti poco, che l’uomo venga dopo il brand. E questo, forse, è il vero dramma del calcio moderno.
“Ci ricorderemo di chi ha lasciato senza voltarsi indietro. E continueremo a onorare chi, quella maglia, ha saputo portarla con il cuore“.
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