Economia

Il diktat di Tremonti: “Investire nello Stato”

“Sul fisco la parola d’ordine è semplificare, Draghi ha fatto 2 km e 700 metri di norme”.

di Redazione -


La crisi economica del Paese è galoppante e insieme complessa. Servono soluzioni adeguate, non semplici. Il professor Giulio Tremonti, candidato per FdI a Milano, è da settimane uno degli esperti più consultati per capirne di più su una congiuntura negativa i cui effetti sono sempre più minacciosi. L’ex ministro è intervenuto a un forum ideato dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli Esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, per provare a far balenare una luce in fondo al tunnel per famiglie e imprese. Ed è subito andato al sodo delle questioni: “Il passaggio dall’austerity al whatever it takes era una tecnica giusta nel breve periodo. In forma emergenziale. E’ evidente che se si è continuato a stampare moneta per 10 anni, prima o poi l’inflazione sarebbe esplosa”.

“Adesso – ha argomentato – dobbiamo immaginare una strategia, tenendo presente che un’enorme quota del debito italiano si trova nelle banche, così come il risparmio delle famiglie. Una cosa simile fu fatta da Einaudi dopo la guerra. Non è tassando i patrimoni e i risparmi che si esce dall’impasse: serve una politica autorevole che sappia parlare agli italiani convincendoli che investire nello Stato è nell’interesse di tutti. In questo passaggio, i professionisti possono svolgere un ruolo fondamentale ”.

Sulla riforma fiscale, Tremonti non ha avuto incertezze, utilizzando il suo abituale sarcasmo per fare chiarezza: “La parola d’ordine è semplificare. In 17 mesi di governo Draghi sono stati totalizzati 2 km e 700 mt di sviluppo lineare di legislazione. Questo non è diritto, è rovescio. Io ci ho provato nel 2003 con una proposta di riforma che prevedeva 5 imposte: irpef, ires, iva, accise e imposta su servizi. Ed è ora di finirla con decine di bonus che si inseguono l’un l’altro”.

Il Paese può tornare a crescere, ha fatto capire, se si è decisi: “Anche sulla detassazione. Basta prevederla per chi assume e chi investe, come prevedeva la mia legge. Tutte quelle successive sono francamente incomprensibili anche per chi le ha promosse”.


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