Il disgelo con Pechino e l’effetto Crimea: Glasnost a stelle e strisce
Il segretario al Commercio Usa, Gina Raimondo, ha incontrato a Pechino il ministro del Commercio cinese, Wang Wentao. L’obiettivo dichiarato del viaggio è “stabilizzare” i rapporti commerciali e incrementare gli scambi con la Repubblica Popolare senza discostarsi troppo dalla linea dura per limitare il suo sviluppo di tecnologie avanzate.
La funzionaria, i cui account di posta elettronica sarebbero stati violati il mese scorso da presunti hacker cinesi, ha ribadito che gli States non stanno cercando di contenere la crescita economica dei rivali e sottolineato che le “relazioni stabili” tra i due Paesi sono di “importanza cruciale”. Prima di salire sull’aereo, ha rivelato di aver parlato con oltre 100 uomini d’affari negli Usa.
I colloqui a Pechino
Programmati diversi colloqui con imprenditori che hanno investito in Cina. La missione, che andrà avanti fino al 30 agosto, prevede anche una “tappa” a Shanghai. E’ la quarta visita da inizio anno di un responsabile dell’Amministrazione Biden in Cina (il segretario di Stato, Antony Blinken, il segretario al Tesoro, Janet Yellen, e l’inviato per il clima, John Kerry). Nella capitale del Dragone si è recato anche Henry Kissinger, il pontiere centenario ritenuto un interlocutore affidabile dal presidente Xi Jinping. Raimondo, riferisce il Financial Times, ha insistito sulla “sicurezza nazionale”. A Wang ha fatto presente che gli Usa credono che “un’economia cinese forte sia una buona cosa”, precisando però che “in materia di sicurezza nazionale non c’è spazio per compromessi o negoziati”. “Come avete detto, la stragrande maggioranza delle nostre relazioni commerciali e degli investimenti non comporta preoccupazioni relative alla sicurezza nazionale – ha proseguito il segretario al Commercio – Ci impegniamo a promuovere commercio e investimenti in quei settori che sono di reciproco interesse”. Una parziale apertura c’è stata. Gli investimenti tesi a rafforzare le catene di approvvigionamento negli Usa non intendono “ostacolare il progresso economico della Cina”. Le relazioni economiche tra Cina e Usa, con scambi commerciali del valore di oltre 700 miliardi di dollari, vanno preservate. “Naturalmente non saremo d’accordo su tutto, ma credo che possiamo fare progressi se siamo diretti, aperti e concreti”, ha concluso Gina Raimondo.
L’accordo di Pechino: intesa per lo scambio di informazioni
Il faccia a faccia, durato oltre quattro ore, si è chiuso con l’accordo a istituire un gruppo di lavoro dedicato alle questioni commerciali. Saranno coinvolti funzionari governativi e rappresentanti del settore privato di entrambe le superpotenze. Tra le parti, stando a quanto evidenziato dal Washington Post, c’è anche un’intesa per uno scambio di informazioni sui controlli sulle esportazioni. I tempi sono strettissimi. La prima riunione è prevista per oggi con l’obiettivo di “ridurre le incomprensioni sulle politiche americane in materia di sicurezza nazionale”.
Non manca chi indica tra le ragioni di questo nuovo contatto diretto, il “rallentamento” dell’economia del gigante asiatico. La People’s Bank of China (PBOC) ha tagliato i tassi d’interesse. Una mossa in controtendenza con le altre grandi economie, alle prese con un’inflazione molto elevata, che è stata vista come il preludio a una crisi finanziaria simile a quella nata negli Stati Uniti nel 2008. Il mancato pagamento delle cedole da parte del colosso immobiliare Country Garden e la chiusura dei cordoni della borsa del trust finanziario Zhongrong hanno fatto scattare l’allarme.
“Sono sotto pressione per attirare investimenti e far sì che le esportazioni cinesi siano più accettabili nel mondo”, ha sintetizzato Lester Ross, della Camera di Commercio americana a Pechino. Senza dimenticare i crescenti timori per le recenti fibrillazioni registrate nel settore immobiliare e le preoccupazioni degli investitori stranieri in Cina per l’aumento dei controlli da parte del governo, mentre il Dipartimento del Commercio Usa ha imposto rigidi controlli sulle esportazioni di tecnologia dei competitors.
“Raimondo ha una carta in più da giocare perché può avviare un dialogo sui controlli sull’export dal momento che è il suo ministero ed è quello di cui vogliono parlare i cinesi”, ha commentato Bill Reinsch, al Dipartimento del Commercio all’epoca di Clinton e ora al Centro Studi Strategici e Internazionali di Washington.
Il ministro Wang Wentao si è detto pronto a collaborare per promuovere un “contesto politico più favorevole per una cooperazione più stretta tra le nostre imprese per rafforzare il commercio bilaterale e gli investimenti”.
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