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IL FESTIVAL DI SAN ZELENSKY

di Eleonora Ciaffoloni -


Ormai qualche giorno fa Amadeus, direttore artistico della 73esima edizione del Festival di Sanremo, ha annunciato che il presidente ucraino Vlodymyr Zelensky sarà ospite nella serata finale della più importante kermesse canora italiana. E così, l’11 febbraio, al termine della competizione, prima della consegna della statuetta d’oro, il primo ministro ucraino farà il suo intervento attraverso la messa in onda un video pre-registrato di circa un paio di minuti, che verrà trasmesso dal palco dell’Ariston e in diretta tv (in mondovisione). L’idea di voler partecipare come ospite alla manifestazione artistica – e televisiva – simbolo del Belpaese è stata proprio del presidente Zelensky, attraverso un intermediario di spicco della nostra rete nazionale. Un contatto con Bruno Vespa – conosciuto a Kiev in occasione di una intervista per la Rai – ha reso così possibile l’intervento del premier ucraino. Un’offerta accolta con entusiasmo e che, a detta del conduttore di Porta a Porta è stato “felice di accettare”. Una sorpresa “telefonata”, considerata la partecipazione virtuale di Zelensky già al Festival del Cinema di Cannes, a quello di Venezia, ai Golden Globes e ai Grammy. Ormai, di fatto, siamo abituati a vedere in video il volto teso del presidente nelle maggiori manifestazioni mondiali, eppure, l’annuncio di Amadeus non solo ha sorpreso, ma è anche stato poco gradito da molti. E come per ogni querelle che si rispetti, sono iniziate le polemiche tra chi si dice favorevole alla partecipazione di Zelensky e chi invece critica aspramente la decisione della Rai di dare spazio a una figura inserita nel conflitto come parte in causa. Il primo a difenderne la partecipazione è proprio Bruno Vespa che si è rivolto ai vertici aziendali che “poi con Amadeus e, tutti d’accordo, hanno deciso la collocazione nella serata conclusiva”. Dopotutto, il Festival di Sanremo, ormai da anni, attira un numero cospicuo di pubblico non solo grazie alla musica, ma anche attraverso ospiti internazionali, dibattiti e discussione su temi di attualità. Eppure, la presenza di Zelensky fa storcere il naso a molti, a destra e sinistra: da Salvini che si chiede “quanto sia opportuno che il festival della canzone italiana abbia un momento con la guerra e le morti in corso, non sembra che le cose vadano d’accordo”; fino al governatore De Luca che alla domanda “Come giudica l’intervento di Zelensky a Sanremo?” ha risposto seccamente: “male”. Un’accusa su più fronti non solo per l’eccessivo protagonismo mediatico del presidente ucraino – e per le ripetitive scelte comunicative – ma anche per la cosiddetta “propaganda di guerra” fatta in un contesto distante da quello del conflitto. Dall’altro lato, si sostiene la presenza di Zelensky ai fini di sensibilizzazione sul tema della guerra, sull’invasione e sulle sofferenze della popolazione che vive la guerra. A sostenerlo Enzo Mazza, amministratore delegato di Fimi, associazione di categoria dell’industria musicale italiana che ricorda come “a Sanremo si è portato il tema della violenza sulle donne con Rula Jebreal e il racconto delle sanguinose stragi di mafia con Saviano”. A fargli da spalla anche il vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli: “Penso possa essere un momento di grande coinvolgimento, di chiarificazione, di informazione, come sempre è stato per il Festival, penso sia un dato positivo”. Tra pro e contro, riemerge la Rai, che nonostante le polemiche conferma la presenza di Zelensky al Festival. Eppure, nelle ultime ore il Consiglio di Amministrazione Rai ha affrontato il caso: i consiglieri confermano la linea dell’azienda per il sì all’intervento del premier ucraino ma allo stesso tempo hanno chiesto un incontro al direttore dell’intrattenimento Rai, Stefano Coletta, per poter capire e chiarire al più presto il contenuto del messaggio registrato da Zelensky e, soprattutto l’eventuale presenza di prese di posizione che potrebbero nuocere all’azienda. Una questione che farà ancora e sicuramente discutere, ma nessuna posizione contraria e nessuna petizione – alcune lanciate online contro la presenza di Zelensky – sembrano poter fa cambiare idea ai vertici Rai e ai produttori del Festival. In attesa dell’incontro con Coletta e poi e dell’inizio del Festival una cosa è certa: anche quest’anno la musica sembra essere l’appendice di Sanremo, insieme ai fiori.

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