Esteri

Il futuro della tregua e il bivio di Netanyahu

di Martina Melli -


Dopo sette lunghe settimane di bombardamenti israeliani, a Gaza è stata concessa una breve tregua mediata dal Qatar, con l’aiuto dell’Egitto e degli Stati Uniti. Venerdì 24 novembre sono scattati quattro giorni di pausa che hanno portato al rilascio di 58 ostaggi tra cui cittadini di Israele, Thailandia, Stati Uniti e Russia, in cambio di 117 palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane.

Grazie all’intervento del Qatar e a tutta la pressione internazionale, dal capo della Nato, Jens Stoltenberg, al capo della politica estera Ue, Josep Borrell, il cessate il fuoco temporaneo è stato esteso per altri due giorni. La tregua dunque continuerà, merito delle lunghe ore di negoziati che hanno assicurato un’ulteriore liberazione: 9 bambini e due madri israeliane. Intanto si moltiplicano gli appelli per una pace duratura nella regione, tra leader internazionali e il massimo diplomatico dell’Ue che chiede apertamente uno Stato palestinese in Cisgiordania, Gerusalemme e Gaza.

Arriva anche l’appello delle Nazioni Unite, col portavoce del segretario generale, António Guterres, che ha affermato come “il dialogo che ha portato all’accordo debba continuare” e ha ribadito il suo appello per “un cessate il fuoco umanitario completo, a beneficio del popolo di Gaza, di Israele e dell’intero territorio”. Il portavoce ha inoltre dichiarato l’aumentato degli aiuti umanitari a Gaza negli ultimi quattro giorni, aiuti che tuttavia sono stati “a malapena registrati rispetto agli enormi bisogni di 1,7 milioni di sfollati”. Nel frattempo il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi si è rivolto pubblicamente ai Paesi arabi invitandoli a unirsi per spingere gli Stati europei ad allinearsi alla richiesta di un cessate il fuoco permanente a Gaza.

Israele, per poter estendere la tregua, pretende da Hamas il rilascio di altri 50 ostaggi (sono ancora 184 i prigionieri israeliani a Gaza) oltre a quelli liberati stanotte. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, disponibile alla proroga, ha tuttavia ribadito come, a tregua finita, le operazioni israeliane su Gaza riprenderanno con forza. Anche il ministro degli Esteri dell’autorità palestinese Riad al-Malki si era esposto a favore di un prolungamento della pausa nei combattimenti tra Israele e Hamas, per evitare ulteriori morti nella striscia. “La tregua è entrata in vigore a fronte di 15.000 vittime.

Se la guerra riprendesse il numero dei morti raddoppierebbe perché la concentrazione della popolazione è ora raddoppiata”. Gli ospedali duramente colpiti dai bombardamenti israeliani prima della tregua – tra cui al-Shifa e l’ospedale indonesiano – stanno ancora lottando per far fronte ai danni e alle centinaia di pazienti in pericolo di vita.

Mentre Gaza vive lo stop dei bombardamenti, gli attacchi aerei continuano nella Cisgiordania occupata. Secondo Al Jazeera Arabic e video verificati dall’agenzia di stampa Sanad di Al Jazeera, le forze israeliane avrebbero infatti effettuato diversi raid notturni e avrebbero impedito a un’ambulanza di raggiungere un campo profughi per soccorrere i palestinesi feriti.

Domenica il segretario di Stato americano Antony Blinken ha parlato al telefono con il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry che ha ringraziato per i suoi sforzi verso la mediazione dell’accordo e ha discusso della necessità di espandere “l’assistenza umanitaria per i palestinesi che ne hanno urgente bisogno”. Shoukry a sua volta ha chiesto che si arrivi a un cessate il fuoco globale, secondo una dichiarazione del ministero degli Esteri egiziano.

L’amministrazione Biden però, mentre intercede a favore del cessate il fuoco, si adopera per revocare quasi tutte le restrizioni all’ingresso all’interno di Israele delle armi provenienti da un deposito militare statunitense. Il ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, ha usato parole meno diplomatiche, minacciando l’intervento dei “gruppi di resistenza” (la rete di gruppi militanti regionali sostenuti dall’Iran): “Non rimarranno inattivi, non esiteranno a sostenere la nazione palestinese oppressa e vedono il governo degli Stati Uniti come parte del problema”. La prosecuzione della guerra a Gaza potrebbe “portare a un’espansione della portata del conflitto” ha concluso Kanani; “L’Iran spera che l’attuale tregua assuma una forma duratura per evitare il ripetersi delle aggressioni israeliane”.


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