Politica

Il gelo del Colle, Camere sciolte e subito al voto

Le elezioni anticipate si terranno domenica 25 settembre

di Adolfo Spezzaferro -


Le elezioni anticipate si terranno domenica 25 settembre.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella cambia registra: dopo l’accanimento terapeutico di questi ultimi giorni, ora spinge sull’acceleratore. Preso atto che il premier Mario Draghi non ha più la fiducia e accettate le sue dimissioni, il capo dello Stato ora non vuole che si perda altro tempo. L’obiettivo è dare al Paese un nuovo governo il prima possibile, in tempo per licenziare la legge di Bilancio. Ieri dunque Mattarella ha staccato la spina alla XVIII legislatura: “Ho firmato il decreto di scioglimento delle Camere affinché vengano indette elezioni entro il termine di 70 giorni indicato dalla Costituzione”. Le elezioni anticipate si terranno domenica 25 settembre.

Una corsa velocissima con una campagna elettorale agostana.

La decisione della data del ritorno al voto è stata presa nel Consiglio dei ministri che si è riunito subito dopo la firma, da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del decreto di scioglimento delle Camere.

Nelle parole del capo dello Stato ci sono tre moniti: utilizzare al massimo i poteri comunque limitati di un governo per il disbrigo degli affari correnti, non si deve perdere tempo, tutti i partiti devono collaborare per fare tutto il possibile sul fronte delle priorità del Paese. “Ho il dovere di sottolineare che il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e, in particolare, dell’aumento dell’inflazione che, causata soprattutto dal costo dell’energia e dei prodotti alimentari, comporta pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese”, ha spiegato
“Interventi indispensabili, dunque, per fare fronte alle difficoltà economiche e alle loro ricadute sociali, soprattutto per quanto riguarda i nostri concittadini in condizioni più deboli. Indispensabili per contenere gli effetti della guerra della Russia contro l’Ucraina sul piano della sicurezza dell’Europa e del nostro Paese. Indispensabili per la sempre più necessaria collaborazione a livello europeo e internazionale”, è l’elenco di Mattarella, dove si ripete a ritmo sostenuto che si tratta di “interventi indispensabili”, ossia da portare ad ogni costo.
“A queste esigenze si affianca – con importanza decisiva – quella della attuazione nei tempi concordati del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, cui sono condizionati i necessari e consistenti fondi europei di sostegno. Né può essere ignorato il dovere di proseguire nell’azione di contrasto alla pandemia, che si manifesta tuttora pericolosamente diffusa”, ha aggiunto il Presidente con una certa dose di allarmismo.

“Per queste ragioni mi auguro che – pur nell’intensa, e a volte acuta, dialettica della campagna elettorale – vi sia, da parte di tutti, un contributo costruttivo, riguardo agli aspetti che ho indicato; nell’interesse superiore dell’Italia”. Nessuno si metta di traverso, dunque. È la richiesta più importante, la questione dirimente, alla luce della giornata politica di mercoledì.

Ora dunque sarà una corsa contro il tempo, come abbiamo detto. “La prima riunione” delle nuove Camere “ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni” – recita il regolamento -dunque entro la metà del mese di ottobre.

Fino ad allora non si deve perdere tempo, lo ha sottolineato anche Draghi nel suo intervento al Consiglio dei ministri di ieri. “Ora dobbiamo mantenere la stessa determinazione nell’attività che potremo svolgere nelle prossime settimane, nei limiti del perimetro che è stato disegnato. In particolare, dobbiamo far fronte alle emergenze legate alla pandemia, alla guerra in Ucraina, all’inflazione e al costo dell’energia. Dobbiamo portare avanti l’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – anche per favorire il lavoro del Governo che ci succederà. Porterò con me un ricordo molto bello di queste riunioni, degli scambi che ho avuto individualmente con voi. Ci sarà ancora tempo per i saluti. Ora rimettiamoci al lavoro”, è stata la conclusione pragmatica del presidente del Consiglio.

Ma cosa succede adesso? Il governo resta in carica per il disbrigo degli affari correnti. Cosa significa questo? Secondo la prassi c’è un’autolimitazione dell’esecutivo, che non ha più la pienezza dei poteri. Non ha capacità programmatica. Quindi non si fanno disegni di legge, a cominciare dalla Finanziaria, non si approvano decreti legislativi (come quelli della riforma fiscale e della riforma della giustizia), salvo eccezioni imposte da scadenze imminenti, come nel caso del Pnrr.

Altro aspetto importante, il governo non potrà decidere alcuna nomina. In sostanza, si concludono le attività già in corso e, al bisogno, si affrontano imprevisti. In caso di emergenza si possono emanare decreti legge. Draghi, che resterà in carica fino al giorno del giuramento del nuovo governo, compirà dunque un atto esplicito di autolimitazione. Nell’arco di poche ore dunque l’ex numero uno della Bce è passato da un discorso programmatico che andava ben oltre la scadenza naturale della legislatura a un ruolo molto più ridimensionato. Ma forse era proprio questo il suo obiettivo. E Mattarella forse l’ha capito, accelerando verso il post-Draghi.


Torna alle notizie in home