Editoriale

IL GHIGLIOTTINONE – I MIEI DUBBI DA DONNA SUL CASO ACEA

di Eleonora Ciaffoloni -

FABRIZIO PALERMO AD ACEA


Un campanellino per richiamarle. Una richiesta assurda dopo l’altra. Un codice di abbigliamento (e fisico) restrittivo. È l’accusa che, presa a cuore dai colleghi di Repubblica, alcune hostess (in anonimato) hanno rivolto all’amministratore delegato di Acea Fabrizio Palermo accusandolo di vessazioni. Per chi non ne conoscesse il curriculm, Palermo è un manager che nel settore chiamano “ottimizzatore” richiesto quando le aziende devono “ristrutturare”. Non si nasconde che Acea, come alcune partecipate, sia in difficoltà. Nessuna novità, chiaro. Neanche per Palermo che, arrivato lì, si dice abbia messo mano a molti dossier per la revisione di costi. Proprio il lavoro per cui era stato scelto. A quel punto, alla presidente Acea e a Repubblica arrivano le denunce anonime, in un italiano scarso e, a detta di molti, apparentemente fumose. Perché il campanellino dicesi sia un cicalino, i tacchi sneakers e che le richieste del pranzo un vassoio dalla mensa. Un racconto di fatti gravi che si vociferano di normale amministrazione, non così forti da far scattare un “Me Too” all’italiana con gogna a per un manager. E sì, molte donne sul lavoro trovano un clima ostile, accade più spesso di quanto si immagini. Ma se si grida al lupo per spaventare il villaggio, poi, se il lupo arriva davvero, a rimetterci sono le pecore, le vere vittime. A quel punto, è il villaggio a farsi una bella risata.

Torna alle notizie in home