Politica

IL GOVERNO È NATO, L’OPPOSIZIONE NO

di Domenico Pecile -

©imagoeconomica


Ricordate una delle più belle canzoni di Giorgio Gaber? Si chiamava “Destra-Sinistra”. La riscrivesse oggi di certo la sua brillante prosa gigionerebbe attorno a un altro quesito. E cioè “Cos’è il Centrosinistra?” visto che la Destra è una forza politica ben definita, è caratterizzata da una linea politica delineata ed è guidata da una leader il cui strapotere elettorale la mette al riparo dalle gelosie e da ogni revanche dei suoi alleati. Di contro, la Sinistra resta un’incompiuta, una nebulosa partorita dalla fusione a freddo tra gli apparati e i capi corrente di Ds e Margherita. Anzi, da quella rabberciata sommatoria e dopo i fasti transitori dell’Ulivo e i tentativi-flop del “campo largo” dell’Ulivo, la situazione è sicuramente peggiorata. E sarebbe un grave errore se il Centro sinistra imboccasse la strada consolatoria secondo cui la possibile sommatoria dei voti tra i vari schieramenti sarebbe in grado di battere la Meloni. Ieri, il presidente della Puglia Michele Emiliano, in merito è stato lapidario: “Andando divise, le opposizioni hanno di fatto stabilito – chi per un motivo, che per un altro – che vincesse il Centrodestra”. Resta però da capire come inventare l’unità.

Rifare la sinistra

All’interno del Centro sinistra è sicuramente il Pd, il partito che sta soffrendo di più. E come non bastasse adesso sente il fiato sul collo di un M5S che Conte ha collocato decisamente alla Sinistra di Letta. Insomma, il Pd non ha un’identità e dunque, a cascata, neppure un progetto politico spendibile. Ora, deve inventarsi l’opposizione. La proposta della vicepresidente della Camera, la Dem Anna Ascani, è un monito all’unità delle opposizioni per “contrastare concretamente l’azione di un governo sfilacciato e frammentato”. Ma sempre ieri, Pd e Cinque stelle hanno battibeccato sull’opportunità di fare le primarie di coalizione per la scelta del presidente della Regione Lazio dal momento, ha detto il capogruppo pentastellato, Nicola Di Marco, che “una coalizione non c’è”.
Il congresso del Pd cadrebbe a fagiolo sul come reinventare il Centro sinistra e preparare l’opposizione al Governo. Già, peccato che rimane imbavagliato dalle logiche obsolete dei capi corrente. Mai come adesso il Pd è a un bivio. Non dimentica che i socialisti francesi, che ebbero anche il presidente Mitterrand, si sono praticamene estinti. Gran parte di quei voti sono finiti alla nuova sinistra populista guidata da Mélenchon che il Movimento di Conte ha preso ad esempio.
La “guerra” a sinistra tra Pd e Conte pare avvantaggiare decisamente quest’ultimo che ha indossato i panni del Savonarola, che fa lo strenuo difensore delle classi deboli, che è irremovibile sul reddito di cittadinanza e che sulla guerra in Ucraina rispolvera e predica quel pacifismo tanto caro a una buona fetta della Sinistra storicamente anti-Americana e anti-Nato. C’è da chiedersi quali possano essere i margini per un’intesa trza Cinque stelle Dem e il resto della coalizione.

Il tridente e il collante

Eppure, entrambi i leader sono consapevoli che il Centro destra ha il vento in poppa nonostante gli attriti ed è guidato da una leader che, nel caso Berlusconi-Putin, ha dimostrato determinazione e fermezza. Certo, le critiche nei suoi confronti sono praticamente unanimi da Fratoianni e Calenda, da Letta a Conte passando per Più Europa. Il collante dell’opposizione, che pare tuttavia già muoversi in ordine sparso, si basa su tre obiettivi: la fedeltà all’Europa e agli impegni presi con l’Ue, la necessità di evitare una deriva populista in stile Orban e la difesa a oltranza sui diritti. Letta e Draghi ieri hanno anche spinto sulla necessità di dare un tetto al costo del gas. L’impressione è però quella di un Centrosinistra più attento a marcarsi stretto che a fornire proposte realmente alternative e unitarie al prossimo Governo.

L’opposizione che il Centro sinistra dovrà mettere in campo è dunque ancora tutta da decifrare. Sempre il Pd teme la fuga dei moderati verso i Centristi e in cuor suo spera nell’incompatibilità dei due leader, Calenda e Renzi, la cui convivenza pare destinata a trasformarsi in un gioco a somma zero. Intanto, Matteo Renzi, dopo avere annunciato che voterà no alla fiducia come tutto il Centro sinistra, ha comunque fatto gli auguri alla “Meloni e ai ministri che sta scegliendo”. Renzi ha poi affermato che gli scontri all’interno del Centrodestra sono comunque “tutti teatrino e manfrina”.

Anno zero

Difficile per Letta individuare anche una strategia oppositiva assieme a Sinistra-Verdi, le cui posizioni sul governo Draghi e sulla guerra in Ucraina rappresentano una ferita non ancora rimarginata. Insomma, i più fedeli a un Pd così confuso e soprattutto impaurito sono i parlamentari di Più Europa, il cui rigore europeista in campagna elettorale è parso però agli elettori poca cosa perlomeno secondario rispetto alle tematiche economiche e alla paura di una imminente recessione. Dunque, per il Centro sinistra, alle prese tra i difficili rapporti interni e con un’opposizione tutta ancora da inventare, è davvero l’anno zero.


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