Il governo precetta lo sciopero generale di venerdì, Cgil e Uil allo scontro. Landini: “Non ci fermiamo, sui trasporti valutiamo”
Alla fine, il governo precetta lo sciopero generale di 8 ore proclamato dai sindacati per venerdì prossimo. “Ufficiale: lo sciopero di venerdì 17 per il trasporto pubblico sarà consentito dalle 9 alle 13. È partita la lettera di precettazione firmata dal vicepremier e ministro Matteo Salvini”. Si conclude così, con Cgil e Uil che decidono di andare allo scontro con il governo, una giornata convulsa. Che l’epilogo di questo braccio di ferro potesse essere questo era già chiaro da ieri dopo il no dei leader sindacali, Landini e Bombardieri, alle richieste di riduzione di orario avanzate dal Garante sugli scioperi che non ha riconosciuto alla mobilitazione la qualità di sciopero generale a cui poter applicare le deroghe del caso.
La sigla di Salvini sull’ordinanza, per “ridurre la mobilitazione da 8 a 4 ore, dalle 9 alle 13 e per salvaguardare il diritto alla mobilità di milioni di persone”, dice sollecitando, prima dell’ultima mediazione poi fallita, “un ultimo atto di buonsenso e rispetto per la stragrande maggioranza degli italiani” da parte, attacca, di “una estrema minoranza sindacale politicizzata che non può negare il diritto alla mobilità a 20 milioni di italiani”.
Il governo precetta lo sciopero: nel mirino soprattutto lo stop di 8 ore a turno, 24 ore complessivi, nel settore dei trasporti, da quello locale alle ferrovie, dal trasporto marittimo ai taxi, anche se è stato ritirato quello che avrebbe investito il trasporto aereo.
Rigida la reazione di Cgil e Uil, che tirano dritto: “Non sono venute meno le ragioni dello sciopero”, replicano uscendo dal Mit a mediazione fallita, riportando la mobilitazione alle ragioni del sindacato: “una manovra miope e sbagliata che fa cassa sui pensionati”. Landini non usa mezze misure: Siamo di fronte ad un atto politico gravissimo” ed “è la prima volta nella storia del Paese che il governo pensa che sia possibile precettare il diritto di scioperare delle persone”, dice in serata parlando di “un attacco esplicito al diritto di sciopero” che non un è diritto del sindacato “ma delle singole persone che lavorano”, spiega prima di sottolineare però “il silenzio assordante” del premier Meloni, mai intervenuta nella partita. “Vorrei capire se la posizione di Salvini è la posizione del ministro o la posizione del governo”, prosegue. Il sindacato comunque attende “di vedere le carte” e ha già annunciato che non farà ricorso al Tar, come pure previsto dalla legge che però non sospende l’efficacia dell’ordinanza di precettazione.
E prosegue, “Per quello che ci riguarda è confermato lo sciopero, possono precettare finché gli pare, noi non ci fermiamo fino a quando non abbiamo ottenuto dei risultati”. E per il settore dei trasporti sottolinea: “Dovremo vedere adesso concretamente quelli che sono i provvedimenti e valutare sostanzialmente che cosa fare, senza voler mettere in difficoltà i lavoratori”.
Ribadisce le ragioni del sindacato anche il leader Uil, Pierpaolo Bombardieri: “Si scende in piazza per ricordare che in questo Paese c’è un tema che riguarda il salario. C’è la perdita del potere di acquisto del 15% di salari e di pensioni. C’è un intervento del Governo sul cuneo fiscale che non fa aumentare però i salari. Le buste paga di dicembre e gennaio saranno esattamente uguali. Avevamo chiesto il rinnovo dei contratti, avevamo chiesto la detestazione degli aumenti contrattuali, avevamo chiesto di parlare di contrattazione di secondo livello, non hanno fatto niente sulla sicurezza sul lavoro”, elenca. E poi attacca: “il ministro parla molto dello sciopero a sproposito. Quando dice che sono due sigle su dieci, dovrebbe ricordare che nel mondo sindacale, come in quello dei partiti, c’è una rappresentanza data dai numeri. Salvini quando dice che tutte le sigle sono uguali, mi ricorda chi dice che 1 vale 1, ma non è così né in politica né nel sindacato. Al ministro probabilmente sfugge quali sono i numeri della rappresentanza sindacale, li veda sul sito dell’Aran, lo chieda al ministro del Lavoro o all’Inps”, conclude.
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