Politica

Il grido d’allarme dei sindaci del Sud: “Con l’autonomia si spacca il Paese”

di Giovanni Vasso -


Venti di guerra da Sud. I sindaci sono scesi in campo per dire un no arciconvinto all’autonomia differenziata. E lo fanno proprio mentre il leader della Lega Matteo Salvini fa appello alla neosegretaria del Pd, Elly Schlein, per garantire al ddl voluto dal ministro Roberto Calderoli un passaggio ampio e condiviso in parlamento. Più che una possibilità, una pia illusione.
Venerdì a Napoli, le fasce tricolori del Sud, riunitesi attorno alle organizzazioni dell’Anci e di Ali, si sono ritrovate professare la loro opposizione al progetto. “Non è una questione di destra o di sinistra perché io ero contrario quando il governo Gentiloni firmava l’intesa con tre regioni”, ha spiegato il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro, che ha ricordato ai “colleghi” di partito le responsabilità della sinistra che “tutto parte da lì”, cioè dalla riforma Bassanini, quella che ha interessato il Titolo V della Costituzione. Per Decaro: “I Comuni in questi anni hanno dato di più a chi aveva più bisogno, semmai togliendo a chi aveva meno bisogno. E le Regioni non lo l’hanno fatto. Se non lo hanno fatto sino adesso lo vedo difficile per il futuro”. Le differenze, per il numero uno dell’Anci, non solo soltanto tra Nord e Sud “ma anche tra aree costiere e quelle interne, tra città e piccoli comuni della montagna, perché nel nostro Paese ci sono tante differenze dal punto di vista economico e sociale”. E si tratta di divari, che rischiano di essere ampliati dalla riforma voluta da Calderoli e della Lega.
Il padrone di casa, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, aveva ribadito che l’approccio che sottostà alla riforma dell’autonomia è, secondo lui, obsoleto. “La sfida è l’Europa e il Mediterraneo – ha affermato Manfredi – parlare di autonomie regionali, di frammentazione delle competenze sull’energia, sull’industria o sui porti può essere un danno mortale per il nostro Paese. Noi lo continueremo a dirlo al Governo e i parlamentari dovranno agire in questa direzione”.
Allo scetticismo dei sindaci meridionali ha risposto il ministro del Sud Raffaele Fitto. Che proprio da Napoli, ma dal palco del festivale euromediterraneo dell’economia, ha spiegato: “Sull’autonomia c’è una discussione paradossale. Si dice che si rischia di rompere il Paese, come se il Paese fosse unito e se il Sud fino a oggi avesse avuto delle risposte adeguate”. E dunque: “L’ autonomia si attua in base a quanto previsto dalla nostra Costituzione. Il testo al suo interno ha dei passaggi molto chiari che escludono rischi e pericoli che vengono paventati. Il primo è quello collegato al fatto che, laddove non dovesse esserci un accordo sulla definizione dei Lep e costi standard, non ci sarà in alcun modo il ritorno alla spesa storica, il secondo è che l’articolo 9 della legge richiama in modo molto chiaro i commi terzo e quinto dell’articolo 119, quindi la possibilità per le aree più svantaggiate di avere degli interventi di riequilibrio finalizzati a una maggiore coesione”. Per il ministro: “Questi sono i fatti. Chiaramente non leggendo il provvedimento e immaginando una contrapposizione fatta più sulla propaganda ci può stare che parliamo di altro, ma io sto ai fatti e mi piace parlare sulle questioni vere”.
Proprio dallo stesso palco, a Fitto ha replicato il governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca: “Siamo preoccupati per la gestione dei fondi Fsc. Sono in totale dissenso. Si può immaginare di tenerli bloccati da nove mesi. Si sta rilanciando di nuovo il luogo comune del Sud che non ha capacità di spesa, ma i primi che non hanno capacità di spesa sono i Ministeri. La certificazione di spesa del ministero dello Sviluppo è del 33%, non hanno certificato neanche la banda larga, il ministero della Salute non ha certificato le spese Covid, il ministero delle Infrastrutture non ha certificato la spesa per i lavori della Linea 1 della metropolitana di Napoli. L’incapacità di spesa è in primo luogo centrale”. E infine: “Stiamo facendo miracoli per quella che è la Pubblica amministrazione italiana ridotta in ginocchio. Abbiamo fatto un concorso per 10mila assunti, in questo momento se ne stanno scappando dal Sud diplomati e laureati, è un disastro. E abbiamo la Pa con l’età media di 56 anni, quale digitalizzazione vogliamo fare?”.
Infine, il presidente campano De Luca mette il dito sulla piaga del Pnrr, non senza ribadire qualche stoccata al predecessore di Fitto, l’ex ministro per il Sud Mara Carfagna: “Doveva essere una grande occasione. Si è detto con il Governo precedente che era un grande successo il 40% dei fondi al Sud, ma è una stupidaggine. Quelle risorse le abbiamo avute dall’Europa per affrontare i grandi divari, strutturale, occupazionale e di genere. Se il tema del Sud è un’emergenza concentri nel Sud non il 40%, l’equivalente della popolazione del Sud, ma l’80%. Questa era la scelta che avremmo dovuto fare”.


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