Cronaca

Il killer di Klinger nel 1992 è lo stesso dei Fioretto nel ’91?

di Ivano Tolettini -


Due misteri investigativi lunghi più di trent’anni tornati in modo perentorio all’attenzione delle cronache. Davvero è ipotizzabile che ci sia una sottile linea rossa che unisce il duplice omicidio dei coniugi Piero Fioretto e Dina Begnozzi, avvenuto a Vicenza la sera del 25 febbraio 1991, e quello del diabetologo milanese, nonché ex medico della Grande Inter di Herrera, Roberto Klinger (nella foto), consumatosi a Milano la mattina presto del 18 febbraio 1992? È sufficiente unire i puntini che legano le modalità (i killer sotto casa che freddano le tre vittime), al tipo di pistola Molgora 7.65 (analoga nelle due esecuzioni), per proseguire con la medesima rivendicazione (Falange Armata, che però sarebbe stato un depistaggio della criminalità) per ipotizzare che dietro i due gravissimi fatti di sangue, per il primo dei quali di recente c’è stata l’apparente svolta con l’arresto del presunto killer, lo ’ndranghetista 58enne Umberto Pietrolungo del clan Muto di Cetraro, che però quando fu ucciso il prof. Klinger era detenuto per una rapina con sequestro di persona avvenuto a Genova il 26 ottobre 1991 e in seguito al quale era stato sottoposto a fermo a Milano, ci sia la criminalità organizzata? Il Corriere della Sera con un servizio dal titolo “L’omicidio Klinger nel ’92: l’arma modificata e gli identikit portano al delitto di Vicenza” a firma di Andrea Pasqualetto e Andrea Priante, svela un dato preciso che la Procura della Repubblica di Vicenza e quella di Milano, attraverso le rispettive Squadre Mobili delle due Questure, da tempo si stanno scambiando i dati sui due feroci omicidi perché potrebbe esserci un’origine comune.
IL PENTITO
Per adesso si tratta di un’ipotesi suggestiva che dovrà essere avvalorata da riscontri ben più probanti di quelli fin qui ipotizzati, anche perché se l’avvocato Pietro Fioretto, che era uno dei più importanti civilisti del Nordest che si occupava di grandi fallimenti, avrebbe potuto finire nel mirino della ’ndrangheta per essersi opposto a qualche infiltrazione nel tessuto imprenditoriale veneto (tesi sostenuta dal fratello Giampaolo), che c’azzecca uno stimato medico come Klinger, che quando venne ammazzato aveva 67 anni, con il crimine organizzato? Se è vero che la ’ndrangheta è l’unica organizzazione mafiosa ad avere due sedi, Reggio Calabria e Milano, come sostiene il prof. Enzo Ciconte, esperto della ’ndrangheta padana, è altrettanto probabile che per avere avviato interlocuzioni tra le due Procure non è da escludere la presenza di una gola profonda, alias un collaboratore di giustizia, che sta mettendo gli inquirenti sulla strada giusta.
l’IDENTIKIT
Tra gli elementi che uniscono le due indagini c’è anche un identikit, quello di un giovane alto 175 centimetri, di corporatura media, capelli corti, scuri e ricci, che potrebbe essere lo stesso sicario che ha agito a Vicenza e Milano. Ripetuto che Pietrolungo, il quale sarebbe incastrato come esecutore del duplice omicidio di Vicenza dal Dna rinvenuto su uno dei guanti abbandonati dopo il delitto e da un’impronta isolata su una delle due pistole ritrovate dalla polizia nel febbraio 1991 nelle vicinanze dell’odioso fatto di sangue, era in carcere il 18 febbraio 1992 quando venne ammazzato Roberto Klinger, c’è da spiegare perché la ’ndrangheta lo avrebbe ucciso. Tra le ipotesi uno scambio di persona perché nel condominio dove abitava il professionista risiedeva anche il figlio di un condòmino somigliante al medico che non avrebbe pagato il pizzo. Tuttavia, i congiunti di Klinger hanno sempre ritenuto che l’omicidio sia maturato in ambito professionale. Da ricordare che nel 1995 venne archiviata l’inchiesta a carico di un collega e paziente del diabetologo, che nella prima fase investigativa era stato anche arrestato, ma nel prosieguo delle indagini era emersa l’infondatezza della notizia di reato. Trentadue anni dopo ecco la nuova pista, legata in apparenza alla ’ndrangheta, che collegherebbe il delitto a quello dei coniugi Fioretto, per il quale l’11 giugno scorso la Procura della Repubblica di Vicenza ha ottenuto dal gip l’emissione di un’ordinanza di custodia a carico di Pietrolungo, già detenuto per una condanna passata in giudicato per un’estorsione col metodo mafioso in qualità di appartenente al clan Muto.


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