Cultura & Spettacolo

VISTO DA – Il “Mea Culpa” e i segreti nascosti

di Nicola Santini -


C’è chi ci vede un nuovo genere, chi sbadiglia e rimpiange tutto quello che si diceva aver annoiato, ma che in fondo come si prova a vedere altro ci si annoia forse di più. A me Mea Culpa come concetto va a genio. E lo fa nella misura in cui la storia ha un senso e il modo di raccontarla pure.
In Mea Culpa tutti stanno nascondendo qualcosa a qualcuno per varie ragioni. Mea Harper, avvocata della difesa, e il marito Kal sono a una svolta personale e di coppia: la loro storia sta affrontando difficoltà non solo matrimoniali ma anche patrimoniali. Così, quando arriva la possibilità di difendere dall’accusa di omicidio l’artista Zyair Malloy, Mea salta sul carro con l’obiettivo di poter diventare socia dello studio legale in cui lavora e salvare così la sua famiglia dallo sfacelo. Ma non tutto fila come da programma, ovviamente: nel suo tentativo di scoprire se il suo cliente, di cui è chiaramente affascinata, stia dicendo la verità, Mea scopre più di quanto avrebbe voluto non solo sulla vicenda ma anche su se stessa e si trova a fare quei conti da sempre rimandati con i suoi lati oscuri prendendo una tangenziale emotiva che incornicia la vicenda rendendola interessante sotto il profilo psicologico.
La psicologia dei personaggi è infatti il lato più curato di questa pellicola.
Malloy è il classico enigmatico artista, che affascina per il suo modo sfuggente e calamitico. Vive e lavora nel suo loft di Chicago. La dinamica tra lui e la sua avvocata si fa comprendere da subito. Si vede dai primi frame che la trova intrigante e attraente. E nonostante tutte le prove raccolte puntino a lui e una testimone lo descriva come un essere infido e viscido, Zyair continua a proclamarsi innocente, ovvio. Ma è anche vero che potrebbe avere degli impulsi sessuali discutibili e questo potrebbe depistare. Si capisce in modo altrettanto chiaro, però che non farebbe mai del male a nessuno. Almeno, questo è quello che sostiene lui e di cui cerca di convincere anzitutto lei, lasciandosi però quel tot di ambiguità della quale non può fare a meno e che talvolta gli costa cara.
Kal, marito di Mea in crisi coniugale, sta cercando di tornare in pista dopo aver perso il lavoro. Purtroppo però, l’aver tenuto all’oscuro della sua situazione sia il fratello Ray sia la madre Azalia lo mette al centro di una serie di congiure psicologiche domestiche e aggrava la sua storia matrimoniale.
Ray, suo fratello e cognato dell’avvocata passionale, è il vice procuratore distrettuale incaricato del processo contro Zyair. Si capisce subito che, a prescindere dallo stato reale delle cose, voglia usare il caso per sostenere la sua imminente candidatura a sindaco, con una campagna elettorale incentrata sulla feroce lotta al crimine. Lo troveremo perdente a causa delle sue stesse bugie che lo incastreranno. Non amo gli spoiler, ma non ho resistito. Il film merita comunque.


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