L'identità: Storie, volti e voci al femminile Poltrone Rosse



Cinema

Il Monaco che vinse l’Apocalisse: la poesia fatta film

di Cinzia Rolli -


Venerdì 12 settembre al The Space Cinema – Moderno di Roma ha avuto luogo la programmazione del film in lingua inglese con sottotitoli in italiano dell’intenso film di Jordan River: il Monaco che vinse l’Apocalisse, in inglese Joachim and the Apocalypse. Pura poesia, pura magia. Siamo nel Medioevo eppure sembra di vivere nel futuro. Il protagonista è Gioacchino da Fiore, di origini calabresi, profeta e profondo pensatore che scrisse, tra le altre, l’opera Sull’Apocalisse. Il film ci immerge nel cuore del personaggio. Possiamo avvertire, saggiare, toccare le sensazioni provate dal monaco. Seguiamo con apprensione e partecipazione il suo viaggio spirituale che attraverso visioni, pensieri e intuizioni ci porta a comprendere come tutto sia collegato, come ci sia concordia e armonia tra Vecchio e Nuovo Testamento. Soffriamo con lui, dubitiamo con lui, capiamo e impariamo da lui. Un percorso fisico ma soprattutto intimo fatto di domande alle quali incredibilmente troviamo delle risposte e così insieme a Gioacchino, interpretato magistralmente dall’attore Francesco Turbanti, ci emozioniamo nello scoprire le sue teorie sulle tre ere storiche. La prima denominata del Padre che corrisponde al Vecchio Testamento, la seconda guidata dal Figlio che equivale al Vangelo e la terza sostenuta dallo Spirito Santo, epoca e tempo di pacificazione e grazia in cui Dio è Amore. Quest’ultima età porterà al millennio sabbatico, in cui l’umanità godrà di purezza e la Chiesa non si baserà più su vetusti principi gerarchici ma sulla spiritualità. Le tre epoche corrispondono a ben vedere alla Trinità. Il film girato in 12k mostra paesaggi che ricordano le favole, che toccano l’immaginario, l’anima stupita del fanciullo che abita ognuno di noi. Visioni che parlano portando conforto e anticipando accadimenti all’eremita, ci incantano con la loro leggera apparenza. Viviamo con il filosofo tentazioni sfiorate, ricordi da bambino come quando per esempio il piccolo pensatore calabrese preferiva la preghiera agli studi da notaio. Autorizzato da ben tre Papi a scrivere sull’Apocalisse, Gioacchino da Fiore apre alla speranza. L’apocalisse non è più la fine di tutto, ma Il termine del dominio del male e l’inizio di un periodo di pace, di rinascita interna. Lungo il suo cammino il teologo incontra il Re d’Inghilterra Riccardo I, detto Cuor di Leone, che prima di andare in Terrasanta per la terza crociata contro il sultano Saladino, volle consigliarsi con Gioacchino e chiedere il significato dell’immagine che lo tormentava da tempo: quella del drago a sette teste. Il re viene interpretato dall’attore americano Nikolay Moss, vincitore di un Emmy Award nel 2017. L’interprete rende perfettamente l’ambivalenza della figura regale che da un lato vuole e deve apparire forte, ma dall’altro, essendo pur sempre un uomo, chiede sostegno. Evocativa la scena in cui la regina Costanza d’Altavilla, Elisabetta Pellini, semplicemente perfetta nel ruolo assegnatole, sceglie di confessarsi con Gioacchino e non con il Papa, riconoscendone il valore spirituale. Non solo decide di indicare le sue preoccupazioni e i suoi intimi pensieri al monaco, ma si inginocchia a lui. E gli affida suo figlio Federico II. Il finale è tutto. Il protagonista muore tra le braccia del suo allievo, reso dall’intenso Alessio Braconi, lasciando a lui il testamento con le sue volontà e i suoi pensieri. Ma in realtà Gioacchino da Fiore lo ritroviamo in un’altra dimensione, mentre combatte contro il drago a sette teste con immagini che lasciano senza parole. Il tutto amplificato, sottolineato e accompagnato dalle musiche potenti ed evocative di Michele Josia vincitore della sezione Original Score del Global Music Awards proprio per la colonna sonora del film. E che dire dell’influenza che il pensiero di Gioacchino ebbe sui grandi della storia? Per esempio su Cristoforo Colombo che portò con sé le sue profezie durante la scoperta del Nuovo Mondo, scoperta che attribuiva all’intervento dello Spirito Santo e quindi quale simbolo dell’inizio di una nuova era. Il film sarà disponibile infatti su Amazon Prime Video a partire dal dodici ottobre, data della scoperta dell’America. Dante cita il teologo e fondatore dell’Ordine Florense nel Paradiso, nel dodicesimo canto, tra i beati sapienti definendolo “di spirito profetico dotato”. Il filosofo ha ispirato Michelangelo Buonarroti nella Cappella Sistina, il teologo francescano San Bonaventura. Anche l’ex presidente della Casa Bianca Barack Obama lo ha citato nella sua tesi di laurea e durante la sua campagna elettorale per le presidenziali riferendosi al movimento “We can”. Movimento pensato per l’apertura di un’epoca nuova in cui “lo spirito riuscirà a cambiare il cuore degli uomini”. Il film è tra i candidati alla designazione dell’Oscar categoria International Feature Film Award. Jordan River ha studiato il personaggio tanto da renderlo a noi vicino; parole, musica e immagini trasformano la storia di Gioacchino da Fiore in un poema epico, un sogno raggiungibile. Non un semplice film. Un percorso poetico e intimo che ci fa bene e che fa bene all’anima. Il regista infatti è riuscito a farci provare le sensazioni dell’eremita in modo impattante, cosa quasi impossibile da realizzare. La poesia diventa film. Il film si trasforma in emozione e lo spettatore non guarda solamente, sente e vive la storia.


Torna alle notizie in home