Esteri

IL MONDO NEL MIRINO – A Gaza scompare una classe scolastica di bambini al giorno

di Ernesto Ferrante -


IL MONDO NEL MIRINO – A Gaza scompare una classe scolastica di bambini al giorno

Ted Chaiban, vicedirettore generale dell’Unicef, “reduce da una missione di cinque giorni in Israele, Gaza e Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est”, ha raccontato in una nota di aver visto “segni della profonda sofferenza e della fame erano visibili sui volti delle famiglie e dei bambini”.

Dall’inizio della guerra, a Gaza sono stati uccisi oltre 18.000 bambini. Una media di 28 al giorno, l’equivalente di una classe scolastica, che non ci sono più. Straziante il grido d’allarme lanciato: “I bambini hanno perso i loro cari, sono affamati e spaventati e traumatizzati”. Una persona su tre nell’enclave “passa giorni senza cibo e l’indicatore di malnutrizione ha superato la soglia della carestia, con la malnutrizione acuta che ora supera il 16,5% nella città di Gaza. Oggi, oltre 320.000 bambini piccoli sono a rischio di malnutrizione acuta”. Chaiban ha aggiunto che “a Gaza ho incontrato le famiglie dei 10 bambini uccisi e dei 19 feriti da un attacco aereo israeliano mentre erano in fila con i loro genitori per ricevere cibo presso una clinica nutrizionale a Deir el-Balah sostenuta dall’Unicef”.

I piccoli sono “affamati, bombardati e sfollati”. E “in un centro di stabilizzazione nella città di Gaza ho incontrato bambini gravemente malnutriti, ridotti pelle e ossa. Le loro madri erano sedute lì vicino, disperate ed esauste. Una madre mi ha detto che non produce più latte materno perché lei stessa è troppo affamata”.

L’Unicef sta fornendo 2,4 milioni di litri di acqua potabile al giorno nella parte settentrionale di Gaza, raggiungendo 600.000 bambini. Si tratta di una media di 5-6 litri di acqua al giorno a persona. Ben al di sotto della soglia di sopravvivenza. “Abbiamo ricostruito la catena del freddo per i vaccini e continuiamo a vaccinare i bambini. Stiamo fornendo assistenza psicosociale ai bambini che sono stati terrorizzati da ciò che hanno vissuto”, ha spiegato ancora il vicedirettore generale. Una parte dell’iniziativa è stata incentrata sul dialogo con le autorità israeliane a Gerusalemme e Tel Aviv: “Abbiamo insistito affinché venissero riviste le loro regole militari di ingaggio per proteggere i civili e i bambini. I bambini non dovrebbero essere uccisi mentre aspettano in fila in un centro nutrizionale o mentre raccolgono l’acqua, e le persone non dovrebbero essere così disperate da dover assalire un convoglio”.

Chi opera sul campo si trova ad un bivio. “Le scelte che faremo, ha concluso Ted Chaiban, ora determineranno la vita o la morte di decine di migliaia di bambini. Sappiamo cosa bisogna fare e cosa si può fare”. L’Onu e le ong che compongono la comunità umanitaria “possono affrontare questo problema, insieme al traffico commerciale, se vengono messe in atto misure che consentano l’accesso e che alla fine garantiscano la disponibilità di beni sufficienti nella Striscia, in modo da attenuare alcuni dei problemi legati all’ordine pubblico. Sono necessari finanziamenti”. Al momento solo il 30% delle esigenze sanitarie e nutrizionali è coperto.


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