IL MONDO NEL MIRINO – La denuncia del NYT: uso eccessivo della macchina della verità nell’Fbi
Con Kash Patel alla guida dell’Fbi, è stato intensificato il ricorso alla macchina della verità, anche per i casi “meno gravi”. A riportarlo è il “New York Times”, citando in particolare due fonti secondo cui a diverse persone sottoposte al test è stato chiesto se avessero mai gettato discredito sullo stesso Patel. “La lealtà di un dipendente dell’FBI è verso la Costituzione, non verso il direttore o il vicedirettore”, ha affermato James Davidson, un ex agente che ha trascorso 23 anni nel Bureau.
L’opposizione e i media di riferimento sostengono che i beneficiari di nomine politiche di Trump abbiano rafforzato la loro presa sull’agenzia, costringendo alcuni dipendenti a dimettersi e mettendone altri in congedo amministrativo.
Altri avrebbero addirittura gettato la spugna, temendo le vendette di Patel o Bongino per aver condotto indagini legittime poco gradite all’amministrazione. Gli agenti di punta di circa il 40% degli uffici distaccati sono andati in pensione, sono stati estromessi o hanno cambiato incarico, stando agli informatori del NYT, che ha iniziato a monitorare determinati movimenti a partire dall’insediamento della nuova amministrazione.
Sebbene i tribunali non considerino generalmente ammissibili i test delle macchine della verità, il loro utilizzo da parte delle agenzie per la sicurezza nazionale è frequente, sia nelle nelle indagini sia per le autorizzazioni che prevedono più livelli di sicurezza. In almeno un caso, l’Fbi avrebbe messo un agente in congedo amministrativo e poi lo avrebbe richiamato per sottoporlo alla prova del poligrafo.
Il sospetto dilagante, come hanno spiegato ex addetti alla macchina della verità citati dal quotidiano, è che il suo uso miri a “politicizzare” progressivamente l’FBI. Michael Feinberg, agente di spicco della sede operativa di Norfolk, in Virginia, fino alla primavera scorsa, sarebbe stato minacciato con il test della macchina della verità a causa della sua amicizia con Peter Strzok, un veterano del controspionaggio licenziato per aver inviato messaggi di testo fortemente critici nei confronti del capo della Casa Bianca.
Strzok ha avuto un ruolo centrale nell’indagine del Fbi per accertare se i collaboratori della campagna elettorale del tycoon avessero cospirato con la Russia nelle elezioni presidenziali del 2016 e figura nella cosiddetta lista dei nemici di Patel, pubblicata nel suo libro “Government Gangsters”.
Feinberg ha raccontato sul blog sulla sicurezza nazionale Lawfare, di come Dominique Evans, il nuovo agente responsabile dell’ufficio di Norfolk, gli avesse detto che gli sarebbe stato “chiesto di sottoporsi a un esame del poligrafo per verificare la natura della mia amicizia con Pete”. “Per mantenere il suo posto di lavoro, il sospettato avrebbe dovuto “umiliarsi, implorare perdono e giurare lealtà nell’ambito della rivoluzione culturale dell’FBI, innescata dall’ascesa di Patel e Bongino ai vertici delle forze dell’ordine e dell’intelligence americane”. Cosa che non ha fatto, dimettendosi.
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