Esteri

IL MONDO NEL MIRINO – La Francia lascia le ultime due basi militari in Senegal

di Ernesto Ferrante -


Cade uno dei simboli più potenti del colonialismo francese in Africa. Parigi ha formalmente restituito le sue ultime due basi militari in Senegal, rimanendo di fatto senza postazioni permanenti nella parte occidentale e centrale del continente africano.

Camp Geille, la più grande nel territorio senegalese, e la pista all’aeroporto di Dakar, sono state riconsegnate in una cerimonia alla quale hanno preso parte alti funzionari francesi e senegalesi, tra cui il capo di Stato maggiore senegalese, il generale Mbaye Cissé, e il generale Pascal Ianni, capo delle forze francesi in Africa.

Contestualmente è stata avviata la smobilitazione di circa 350 soldati francesi, incaricati di condurre operazioni congiunte con l’esercito senegalese, segnando la fine di un processo iniziato nel marzo scorso. Il presidente senegalese, Bassirou Diomaye Faye, aveva chiesto alle autorità francesi di ritirare le loro truppe dal Paese entro il 2025.

A differenza dei leader di altre ex colonie come Burkina Faso, Mali e Niger, Faye ha comunque garantito forme di collaborazione con gli ex colonizzatori, seppur con rapporti di forza diversi. Dopo aver condotto alla vittoria una lista che prometteva una netta discontinuità rispetto all’era Sall, ha precisato che il Senegal tratterà la Francia “come qualsiasi altro partner straniero”.Il Senegal è un Paese indipendente, è un Paese sovrano e la sovranità non accetta la presenza di basi militari in un Paese sovrano”, ha dichiarato Faye alla fine del 2024, esortando i transalpini a scusarsi per le atrocità coloniali, tra cui il massacro del primo dicembre 1944 di decine di soldati africani che avevano combattuto per la Francia nella Seconda Guerra Mondiale.

Nella fase storica attuale, in cui i governi africani mettono sempre più in discussione certe pesanti “eredità” del passato, i francesi hanno deciso di andare via. Nello scorso febbraio, ha chiuso i battenti l’unica base rimasta in Costa d’Avorio, ponendo fine a decenni di presenza sempre meno gradita dalla popolazione. Il mese precedente era stata consegnata quella di Kossei in Ciad, strategicamente molto importante come punto d’appoggio militare in una regione polveriera.

I colpi di Stato in Burkina Faso, Niger e Mali tra il 2020 e il 2023 hanno portato al potere uomini forti dell’esercito. Tutti hanno deciso di recidere i legami con la Francia. Alcuni si sono rivolti alla Russia per chiedere aiuto nella lotta contro la recrudescenza jihadista nel Sahel, fomentata e supportata in alcuni casi da potenze straniere. Anche la Repubblica Centrafricana, ex colonia francese in cui il Cremlino ha inviato mercenari altamente addestrati in funzione difensiva, ha invocato il ritiro degli “ospiti” francesi. Nel frattempo, l’esercito ha trasformato la sua struttura in Gabon in un campo condiviso con la nazione centrafricana. Solo a Gibuti sarà ancora operativo quello che per l’inquilino dell’Eliseo, Emmanuel Macron, dovrebbe essere un punto di proiezione per le missioni francesi in Africa.


Torna alle notizie in home