Ambiente

Il monito di Mattarella: Sul cambiamento climatico finora tutti inadeguati

di Angelo Vitale -


Di fronte al cambiamento climatico, siamo stati inadeguati, procedendo in ordine sparso con lo sguardo rivolto solo al passato e utilizzando risorse ordinarie e strumenti obsoleti: non poteva essere più impietosa l’analisi del Capo dello Stato Sergio Mattarella al seminario Onu sul climate change a Bonn. Un giudizio aspro, ragionandone con il suo collega tedesco Frank-Walter Steinmeier, nel seminario sulla necessità della cooperazione tra Italia e Germania. Due Stati membri Ue che hanno non poco avuto e tuttora hanno visioni differenti sulla transizione ecologica ma pure nella manovra economica.

“Per troppo tempo – ha detto Mattarella -, abbiamo opposto fra loro le ragioni della gestione dell’esistente a quelle del futuro dei nostri figli e nipoti”. E invece, ha sostenuto, “esiste l’urgenza di una transizione concreta, pragmatica, sostenibile, efficace”. ” Le conseguenze dei nostri ritardi – ha aggiunto – sono sotto gli occhi di tutti e nefaste”. Sullo sforzo congiunto di Italia e Germania, Mattarella è ottimista: “Esprimono eccellenze industriali e tecnologiche, sono economie che si caratterizzano per un elevato consumo di energia, sono impegnate nell’affrancamento dai combustibili fossili per venire ad un sistema energetico sostenibile”. In questo scenario, potendo vantare l’Europa “l’orgoglio di proporsi di puntare al futuro”, il Rapporto Draghi può aiutare a tenere la barra dritta “evidenziando il nesso tra decarbonizzazione e competitività” tenendo conto – qui una sferzata ad ogni facile e non collaudata scorciatoia – che le “ricette semplicistiche per problemi complessi sono adatte soltanto agli imbonitori”.

E in proposito, per Mattarella il sostegno ad un impegno comune e pragmatico per il clima può rafforzarsi grazie alla memoria di quello profuso nel secondo dopoguerra, all’insegna di una maggiore e più convinta cooperazione, per la collaborazione tra Stati che condusse al Comunità europea del carbone e dell’acciaio creata con il Trattato di Parigi del 18 aprile 1951.

La sfida, allora, di fronte al cambiamento climatico, praticando pure “un esercizio della sovranità sempre più responsabile e mutuo” è quella di coniugare “l’interesse dei primi due Paesi manifatturieri Ue in tutte le aree rilevanti per la transizione verde, proseguendo nella integrazione sistemica delle proprie infrastrutture energetiche”.

Questa la strada, ha detto il Capo dello Stato, per essere avanguardia nelle tecnologie di punta sulla strada della decarbonizzazione dell’economia, diversificare le fonti energetiche, procurarsi vantaggi rilevanti per l’intero sistema produttivo.


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