Esteri

Il no di Zelensky alla mediazione di Zuppi: “Contribuite ad attuare il nostro piano di pace”

di Adolfo Spezzaferro -


Non arrivano buone notizie dalla missione diplomatica del cardinal Zuppi a Kiev per papa Francesco, ricoverato al Gemelli per un intervento all’intestino. Sebbene ufficialmente la Santa Sede abbia diramato una nota secondo cui il Pontefice attende il resoconto della visita di due giorni del presidente della Cei in Ucraina, è già emerso chiaramente che l’incontro tra Zuppi e il presidente ucraino Zelensky non è andato secondo quanto auspicato dal Vaticano. Ora papa Francesco è un po’ più solo, mentre il suo fidatissimo cardinale dovrebbe andare anche a Mosca. Secondo fonti russe, monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo metropolita della Madre di Dio a Mosca, avrebbe confermato che Zuppi ha ricevuto il consenso del Cremlino per una visita nella capitale russa. L’arcivescovo avrebbe aggiunto che la visita potrebbe anche contribuire alla ripresa del dialogo tra Papa Francesco e il patriarca Kirill.

La missione del Vaticano
La nota stampa della Santa Sede usa toni ottimistici: i risultati dei colloqui avuti “nonché l’esperienza diretta dell’atroce sofferenza del popolo ucraino a causa della guerra in corso, verranno portati all’attenzione del Santo Padre e saranno senz’altro utili per valutare i passi da continuare a compiere sia a livello umanitario che nella ricerca di percorsi per una pace giusta e duratura”. Ma Zelensky nell’incontro con Zuppi è stato chiaro: non sarà “un cessate il fuoco a fermare la guerra e a darci la pace”. Anzi, secondo il presidente ucraino, “solo sforzi congiunti, isolamento diplomatico e pressioni sulla Russia possono portare una giusta pace in terra ucraina”. In tal senso Zelensky chiede al Vaticano “di contribuire ad attuare il piano di pace ucraino. L’Ucraina accoglie con favore la disponibilità di altri Stati e partner a trovare vie per la pace, ma la guerra è sul nostro territorio, l’algoritmo per raggiungere la pace può essere solo ucraino”. Insomma, se Bergoglio è sulle orme della pace di Giovanni XXIII, Zelensky non è certo Kennedy né lo è Biden. E Putin non è Krusciov.

I bambini deportati
Per l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, l’incontro tra l’inviato del Papa e il capo di Stato ucraino segna un “nuovo importante punto nelle relazioni tra Ucraina e Vaticano”, ha spiegato aggiungendo che “la formula di pace ucraina e il raggiungimento della giusta pace sono stati al centro della comunicazione”. Zuppi poi ha avuto un confronto con la vicepremier Iryna Vereshchuk, con cui si è discusso “della situazione e delle iniziative possibile per i bambini deportati – spiegano dalla delegazione vaticana – e in generale di tutti i bambini ucraini”.

La “pace giusta” di Kiev è improponibile per Mosca
Dietro quel concetto di “pace giusta” ribadito da Zelensky però c’è la volontà di Kiev di andare avanti con la guerra. Perché l’unica pace giusta è quella della liberazione dei territori occupati dai russi. Scenario che al momento Kiev ritiene raggiungibile in virtù di una fantomatica controffensiva che dovrebbe scattare a giorni. In tale scenario appare improbabile che la visita di Zuppi a Mosca possa incidere più di tanto: non va convinto il Cremlino, di un eventuale cessate il fuoco, ma Kiev.

Verso la visita del cardinale a Mosca
Tuttavia è di indubbia importanza la visita di Zuppi a Mosca. “Da parte del Papa l’idea era nata come missione da compiersi nelle due capitali, quindi dovrebbe rimanere aperta la prospettiva di Mosca, concretamente si vedrà”. Lo ha sottolineato il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin. “La missione di Zuppi – ha ricordato Parolin – era tesa come collaborazione, come un ulteriore contributo che anche la Santa Sede può dare alla pace”. Il punto è che “la posizione dell’Ucraina – ha annotato Parolin – è sempre quella. Quali sviluppi ci saranno poi si vedrà”. Intanto serve il via libera del Papa.


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