Il nuovo avvocato di Andrea Sempio cambia linea difensiva: “Non vorrei confondere il piano mediatico con quello processuale”
E ora la parola d’ordine di Andrea Sempio è non parlare più di Alberto Stasi. Perché ormai il caso Garlasco, sviscerato a reti unificate dal marzo scorso quando è deflagrata la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati del 37enne per l’omicidio in concorso di Chiara Poggi, è diventato l’ennesimo processo mediatico, con la differenza che, questa volta, c’è l’eroe e l’antieroe. Da una parte il fidanzato che quella mattina del 13 agosto 2007 trovò la 26enne riversa sulle scale della villetta di via Pascoli. E che, al culmine di un’inchiesta a senso unico disseminata di errori ed omissioni, è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, dopo due assoluzioni. Una sentenza che non solo non è andata oltre ogni ragionevole dubbi, ma che di dubbi ne è colma. Dall’altra parte l’amico del fratello della vittima, Sempio, su cui, dallo scorso marzo, sono aumentati i sospetti, partiti da quel Dna sotto le unghie di Chiara, passati per l’impronta 33 sulle scale della cantina, sfociati nell’alibi ormai crollato dello scontrino del parcheggio e culminato in quel fiume di contanti che ha portato l’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, al centro dell’inchiesta di Brescia per corruzione in atti giudiziari, perché secondo i pm si sarebbe fatto corrompere per archiviare Sempio nell’indagine lampo del 2017. Una serie di elementi che hanno spinto l’indagato a revocare il mandato all’avvocato Massimo Lovati, anche a seguito di alcune dichiarazioni choc. Al suo posto è entrato nel team della difesa di Sempio, insieme all’altra penalista Angela Taccia, il legale Liborio Cataliotti, già difensore di Wanna Marchi e della figlia Stefania Nobile ai tempi della truffa con il Mago Do Nascimento, ma anche di Davide Vannoni nella controversa vicenda del “metodo Stamina”. Nell’ultimo anno ha assistito il padre di Saman Abbas. E oggi, oltre a Sempio, assiste la Nobile e l’ex compagno Davide Lacerenza, nel procedimento in corso a Milano sulla “Gintoneria”, che dovrebbe chiudersi in settimana con un patteggiamento. Insomma, un penalista dallo stile molto diverso da quello di Lovati, che ha già dettato la nuova linea difensiva. “Non ci occuperemo minimamente delle ragioni di colpevolezza o innocenza di Alberto Stasi”, ha garantito Cataliotti, intervistato ieri a Storie Italiane, il programma condotto da Eleonora Daniele su Rai 1. “Non ci interesserà e non accetteremo un contraddittorio né pubblico né, salvo che non venga imposto, in sede processuale. Questo non è il processo di revisione della condanna ad oggi passata in giudicato di Alberto Stasi”, ha spiegato Cataliotti, “è una nuova indagine volta a scoprire eventuali concorrenti del colpevole, che la magistratura ha individuato in Alberto Stasi, a cui facciamo i migliori auguri per un eventuale e presumibile istanza di revisione della sua condanna. Ma proprio perché sono temi diversi, noi non ci occuperemo di lui”. Il penalista ha fatto sapere di aver perfino un confronto tra avvocati in tv, perché “non è la partita tra Alberto Stasi e Andrea Sempio“. Cataliotti ha chiarito che “non vorrei confondere il piano mediatico con quello processuale. Ho riscontrato che, per fortuna, ci sono atti riservati di questa indagine, come è giusto che sia, che non sono diventati pubblici. E non saremo certamente noi a contribuire a renderli pubblici”. E sulle ultime dichiarazioni dell’avvocato Lovati ha precisato che “commenterò solo gli atti processuali che si rendessero per l’appunto autonomamente e legittimamente pubblici. Non parteciperò a dibattiti che non vertano sugli atti processuali. Se lo ha fatto il precedente difensore, io non seguirò questa falsariga, né io né la collega Taccia. Tanto per essere espliciti, non parlerò di sogni, non parlerò di nulla che non sia rigidamente ancorato agli atti processuali. Non farò passerelle televisive che non siano funzionali a spiegare all’opinione pubblica un atto processuale. Quindi”, aggiunge, “ho rifiutato tanti inviti televisivi proprio perché non conoscendo gli atti non volevo si trasformasse una mia intervista nell’illustrazione del mio personaggio, che non c’è niente da rappresentare, perché sono un anti personaggio che fa il proprio lavoro, spero, con serietà e talvolta con risultati”, conclude.
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