Attualità

Il Papa ai giovani: “Andate controcorrente”

di Andrea Canali -


È un giorno molto particolare in Vaticano il 6 maggio. Un giorno che rimembra il grande sacrificio di un gruppo di valorosi giovani che da soldati mercenari diventeranno poi i più fedeli difensori del Papato. Come da tradizione quindi, anche quest’anno i nuovi appartenerti a uno dei corpi più ammirati del mondo, sono stati ricevuti dal Pontefice, per ricordare l’episodio del sacco di Roma del 1527, in cui 147 Guardie persero la vita per difendere Papa Clemente VII contro l’esercito di Carlo V, e il Papa per sfuggire alla cattura trovò rifugio nel Castel S. Angelo con solo 42 guardie a fargli da scudo, mentre fuori i Lanzichenecchi depredavano e incendiavano la città eterna. Quindi nel pomeriggio del 6 maggio appunto, nel Cortile di San Damaso in Vaticano, si è tenuto l’affascinante rito del giuramento delle 34 nuove reclute del Corpo della Guardia Svizzera pontificia voluta nel 1506 a Roma da Papa Giulio II. Entrando nel merito della cerimonia alla presenza delle massime autorità Vaticane ed Elvetiche, essa è sicuramente suggestiva e alquanto solenne, in quanto, vede sfilare i tamburi con le tre guardie che guidano il corteo delle giovani reclute. Il comandante e il cappellano, padre Kolumban Reichlin OSB, passano in rassegna l’intero picchetto. Dopo i loro discorsi, pronunciati non solo in italiano, ma inevitabilmente in parte anche in francese e tedesco, vi è l’esecuzione degli inni nazionali. Successivamente le reclute, che indossano l’uniforme di gala (comprensiva di circa otto chili di armatura), sfilano nel Cortile, sotto lo sguardo di parenti e amici. Sono chiamate in appello dal sergente e ognuna procede con il solenne giuramento sulla bandiera, il rito prevede che essa venga afferrata con fermezza con una mano, mentre l’altra viene alzata con le tre dita aperte, a simbolo della trinità. Il cappellano legge la formula: “Giuro di servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Pontefice regnante e i suoi legittimi successori, di dedicarmi a loro con tutte le forze, sacrificando, se necessario, anche la mia vita in loro difesa. Assumo gli stessi doveri nei confronti del Collegio Cardinalizio durante la vacanza della Sede Apostolica. Prometto anche al Comandante e agli altri Superiori rispetto, fedeltà e obbedienza. Cosi’ giuro, che Dio e nostri Santi Patroni mi assistano”. La risposta di ciascun alabardiere è di rispettare: “Fedelmente, lealmente e onorevolmente tutto ciò che in questo momento mi è stato letto…”. Ricordiamo che la loro ferma è almeno di 26 mesi e che è un corpo di élite guidato dal colonnello Christoph Graf e i membri sono disposto all’estremo sacrificio per atto di devozione al Sommo Pontefice. Uno degli eserciti più piccolo e antico del mondo, ha il compito di controllare gli accessi al Vaticano e al Palazzo Apostolico, di garantire la sicurezza e la rappresentanza durante le cerimonie papali e i ricevimenti di Stato e di proteggere il Collegio cardinalizio durante la sede vacante. Il loro motto è «Con coraggio e fedeltà». Il Santo Padre ha ricordato lo spirito di Corpo affermando che si manifesta anche con le attività fuori del Servizio, con una bella relazione che, dice il Papa: “È l’esperienza-chiave per noi cristiani: Gesù ci ha rivelato e testimoniato che Dio è amore, è in Sé stesso relazione, e in questo mistero troviamo la meta e il compimento della nostra esistenza. Le buone relazioni sono la strada maestra per la nostra crescita e maturazione umana e cristiana”. Inoltre ha parlato della nuova caserma che “dovrebbe dare un importante contributo al ricongiungimento delle Guardie e delle loro famiglie”. Infine, ai più giovani dice: “Andate controcorrente! Per favore, andate controcorrente! È meglio utilizzare il tempo libero per attività comuni, per conoscere Roma, per momenti di fraternità in cui raccontarsi e condividere, per lo sport… Queste esperienze costruiscono dentro e vi accompagneranno per tutta la vita”. Quasi un invito a non farsi imbrigliare dalla modernità ma andare verso la cultura e la bellezza, che come afferma Dostoevskij “salverà il mondo”.


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