Politica

Il patto fra Emiliano e De Luca per contare. Con la manina di Boccia

di Edoardo Sirignano -


Il vento del Sud spaventa Bonaccini. La vera preoccupazione per il governatore dell’Emilia non è Elly Schlein. La candidata, nata dal connubio tra Franceschini e una certa sinistra, secondo l’ultimo sondaggio di Demos, non va oltre l’8 per cento. Medesimo ragionamento vale per Paola De Micheli, non considerata neanche dalle rilevazioni. Discorso diverso, invece, sarà tenere a bada le ambizioni dei viceré del Sud. Il primo ostacolo si chiama Vincenzo De Luca. Quest’ultimo, se in un primo momento sembrava essere solo interessato a ritagliare uno spazio per il rampollo di casa Piero, secondo quanto si dice a Napoli, sarebbe pronto a giocarsi la partita della vita. Fermare l’uomo dei lanciafiamme, non sarebbe semplice per chiunque. L’ex fascia tricolore di Salerno, consapevole che il terzo mandato in Campania è impresa quasi impossibile, immagina di costruirsi l’avvenire nella capitale. Ecco perché una sua discesa in campo rappresenterebbe il vero evento di rottura nelle dinamiche congressuali, nonché la novità in una contesa, che certamente non finirà con un derby tutto emiliano. Lo sa bene Michele Emiliano, che vorrebbe utilizzare le ambizioni del collega, per candidarsi a regista del centrosinistra nazionale. Il presidente della Regione Puglia, questa volta, non è disposto a fare il semplice portatore d’acqua. La prima intenzione era misurarsi con la candidatura del presidente dell’Anci Antonio Decaro. La decisione di quest’ultimo di fare un passo di lato per sposare la causa Bonaccini, però, lo non avrebbe convinto . Il governatore, quindi, lo scarica e manda i suoi migliori generali a rinforzare le truppe di Palazzo Santa Lucia. Non sono un caso le parole smielate nei confronti del campano, incontrato a pranzo qualche giorno fa. “Enzo – dichiara ai cronisti – è il vero leader del Mezzogiorno”. De Luca o meno, i viceré delle Due Sicile non sono disposti a lasciare il Nazareno senza combattere. Per tale ragione, sarebbe già stato pensato un “piano b”, ovvero una proposta in discontinuità col passato e in grado di trovare la convergenza del mondo pentastellato. Spulciando i vari nomi, l’occhio cade su Francesco Boccia. Il responsabile enti locali, negli ultimi mesi voce critica nei corridoi dem, potrebbe essere l’uomo giusto per superare le correnti e dar forza a quel fronte di amministratori, che non si riconosce nelle cooperative. Qualsiasi sia la scelta finale, per tentare la marcia su Roma, servono alleati. La speranza, quindi, che al tavolo possa sedersi anche l’ormai ex presidente della Regione Lazio. Nicola Zingaretti, l’uomo delle piazze, non avrebbe certamente difficoltà a confrontarsi con De Luca ed Emiliano. Qualora il buon Goffredo non dovesse presentare una valida alternativa alla Schlein, a cui un sostegno è stato garantito solo a parole, il fratello di Montalbano potrebbe intraprendere una nuova strada. Solo così si distinguerebbe dalla massa e si candiderebbe a interlocutore privilegiato di Giuseppe Conte. Altro nodo da tenere in considerazione la posizione di Nicola Irto, il segretario regionale del Pd calabrese. Quest’ultimo, da giorni, parla di “partito da rifondare”. Questa linea, sarà sostenuta fino in fondo? Da capire, poi, come si regoleranno i siciliani. A parte Giuseppe Provenzano, da Palermo, Messina e Siracusa, non sono arrivate particolari indicazioni. Una cosa è certa, l’intesa dei Borboni potrebbe rendere impervio il cammino di Bonaccini. Qualcuno già parla di “Patto per le Due Sicilie”. In questo caso, non basterebbe neanche il ritiro al fotofinish del sindaco di Firenze Dario Nardella per far dormire sogni tranquilli a chi pensava di aver già preso il testimone. Il nuovo giglio, pur non avendo ancora sciolto le riserve, da tempo vorrebbe emulare il maestro Matteo, che però gli sconsiglia la scalata. Ciò detto, le truppe di Palazzo Vecchio saranno fondamentali per fermare l’esercito dei nuovi Masanielli. Quest’ultimo potrebbe essere rallentato solo dalle milizie provenienti dalla città dei Medici o da quel che resta della vecchia creatura Ds, che non è certamente il mondo che sostiene Elly. Per tale ragione, il ritorno di Andrea Orlando potrebbe essere visto di buon occhio da Bonaccini, che allo stato, a parte le cooperative, sembra essere più riconosciuto a centro che a sinistra.


Torna alle notizie in home