Editoriale

IL PAZZO NEL PALAZZO

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Dovevamo essere la generazione che portava a compimento il grande progetto dell’Europa. Cancellare il secolo breve con un lungo orizzonte di pace. Siamo invece quelli che hanno posto le basi per la terza guerra mondiale. Il fatto è che l’abbiamo fatto coscientemente. E che stiamo raccontando che è l’unica strada possibile, come se improvvisamente più di duemila anni di storia non ci avessero spiegato e dimostrato in mille occasioni che c’è sempre una scelta possibile. Stiamo dicendo da tempo che Vladimir Putin è solo un dittatore, che ha invaso un Paese democratico, che non vuole trattare. Perché è un pazzo chiuso in un palazzo che ha fatto la storia di questo pianeta e che di fatto non ha futuro. Allora la domanda è: può un mondo dominato dagli Stati Uniti d’America e dall’Europa, che ha costruito un’economia che è la più grande che l’uomo abbia mai immaginato sulla Terra, che ha una storia, una letteratura, una dimensione culturale e artistica, un’esperienza umana che non hanno pari al mondo essere di fatto messo da questo pazzo chiuso in un palazzo nella condizione di spingere l’intero pianeta in una guerra di cui non conosciamo né la dimensione, né la durata, né le conseguenze che potrà avere? È una contraddizione che non può esistere in chi ci governa. Perché chi ci governa ha perfettamente chiara la situazione, non ha certo bisogno dei nostri consigli, ha gli strumenti e il potere per scegliere qualunque strada. Se la strada è questa, significa che è stata scelta da noi, a meno che improvvisamente quel signore pazzo, chiuso in un palazzo, non sia diventato talmente forte da spaventare la più grande forza militare ed economica del mondo. Il fatto è che questa guerra è in Ucraina solo per le televisioni e per i giornali. Fortunatamente non tutti. Mentre già da tempo la sua dimensione reale è globale, incide sulla vita di ognuno di noi, coinvolge dinamiche planetarie di natura economica, strategica, geopolitica, militare. È una guerra che fa nascere un nuovo muro. Un muro con la Cina che sembrava diventato il nuovo partner mondiale dell’Occidente, e che invece oggi è il nuovo pericolo per tutti. Il problema è che nessuno lo dice. Si agisce per piccoli passi. Si passa in pochi mesi dagli accordi bilaterali per la Via della seta al documento del G7 che di fatto classifica Pechino come ostile. Così come nella fraseologia della guerra si passa dal tavolo di pace e dalla resistenza ucraina a stabilire che saranno gli f-16, simbolo stesso delle guerre moderne, la strada che noi seguiremo continuando a invocare una pace che in realtà nessuno ha mai immaginato se non associata alla parola vittoria.

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