Il pedofilo scoperto dalla mamma
Frame di un video, diffuso il 24 maggio 2023 dalla Polizia di Stato, relativo all'arresto, nell'ambito di una indagine del gruppo violenze della Procura di Roma, di un 50enne ricercato da oltre 10 anni per essere uno di più attivi produttori di materiale pedopornografico che commercializzava sul darkweb. ANSA/ UFFICIO STAMPA POLIZIA DI STATO +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++ NPK +++
L’urgenza di proteggere i minorenni dai pedofili, in Italia, sia dall’adescamento on line, che dai reati di pedopornografia, è ben nota, soprattutto alla luce dell’aumento preoccupante anche nel semestre di quest’anno. I dati del 2024, rispetto a quelli del precedente anno, hanno fatto emergere un aumento del 50% dei casi, con una richiesta da parte delle associazioni a tutela dei minori, per la tutela degli stessi, ma anche di una prevenzione attraverso decisioni rapide che possano costruire ambienti sicuri, come quello scolastico. E proprio nell’ambiente della scuola, ha avuto inizio un episodio di pedofilia, dai risvolti inaspettati e da una giustizia alternativa fatta non di denunce, ma di altro che ha fatto passare dalla parte del torto, la madre di un ragazzino. Un 33enne aveva adescato un ragazzino di 11 anni, ma la madre del giovane lo aveva scoperto e aveva pianificato una giustizia personale. Il caso è avvenuto a Bari nel 2018, un uomo che lavorava nei dopo scuola, impartendo lezioni private ai bambini e ragazzi, dopo la scuola, propose al minore, di vedere immagini e video pornografiche e arrivò anche la proposta di avare anche rapporti sessuali. La madre del ragazzino, casualmente scoprì quanto stava accadendo e decise di non informare immediatamente le forze dell’ordine, denunciando il pedofilo, ma preferì attuare una giustizia propria; attirò nella sua abitazione l’uomo, dopo essersi scambiata qualche messaggio con lui, fingendosi il figlio e invitandolo nella propria abitazione, ma quando il pedofilo arrivò nella casa, invece di trovare il ragazzino ad aspettarlo, si trovò faccia a faccia con la madre e con una sua amica. L’uomo, costretto a sedersi su una sedia, fatti togliere gli occhiali da vista, venne picchiato dalle due donne ed insultato. All’aggressione, parteciparono, alla fine in tre e la scena del vero e proprio pestaggio, furono riprese da una delle tre. Alla fine dell’aggressione (in cui il trentatreenne riportò traumi al torace, al volto, un taglio alla mano sinistra fatto con un taglierino e contusioni multiple), il pedofilo dovette ammettere di essere tale, costringendolo a leggere a voce alta, tutti i messaggi che aveva inviato all’undicenne. Quanto accaduto, venne diffuso sui social e sulle maggiori piattaforme, raggiungendo in poco tempo, migliaia di utenti. Le immagini di una giustizia fai-da-te e le lesioni riportate dall’uomo, documentate dai medici del pronto soccorso, hanno appresentato ed integrato la denuncia fatta dal docente nel fascicolo processuale che ha condotto, la madre del ragazzino di 11 anni, ad essere condannata. In primo grado, la donna attraverso il rito abbreviato, era stata condannata a quattro anni di reclusione (tra il riconoscimento dei reati anche tortura e lesioni personali), ma nel processo di appello, la donna ha deciso di rinunciare ai “motivi di appello” e la pena, in questa maniera, le è stata dimezzata (a due anni), fino ad ottenere, poche ore fa, la condanna definitiva con passaggio in giudicato della sentenza con un ordine di carcerazione, al fine di scontare, effettivamente la pena.
Torna alle notizie in home