Esteri

Il piano di Trump sull’Ucraina che inquieta il Deep State Usa

di Ernesto Ferrante -


Viene definito “segreto” dal mainstream, pur essendo ormai di dominio pubblico, e “pro Putin”, anche se sono stati gli stessi vertici ucraini ad ammettere la schiacciante superiorità militare russa. E’ il piano con cui, secondo il Washington Post, Donald Trump è convinto di poter porre fine al conflitto tra Mosca e Kiev. Nel dettaglio, la proposta del tycoon prevede che l’Ucraina accetti la cessione della Crimea e del Donbass ai russi. Della linea da seguire, l’ex presidente avrebbe già parlato nel corso di incontri riservati con i suoi.
Trump, saldamente in testa nei sondaggi negli Stati chiave americani, sarebbe convinto che “per alcune aree dell’Ucraina andrebbe bene essere parte della Russia”. Un approccio diametralmente opposto a quello avuto dall’amministrazione Biden, il cui “interventismo” non piace ad una parte consistente di elettori statunitensi. Censurato dalla stampa a stelle e strisce, per ora, lo “stop” trumpiano all’espansione dell’alleanza atlantica.
“È una notizia completamente falsa del Washington Post, la stanno inventando”, ha commentato al New York Post Jason Miller, consigliere della campagna del magnate. Miller ha poi sottolineato: “Il presidente Trump è l’unico a parlare di fermare le uccisioni. Joe Biden parla di ulteriori omicidi”.
La “sconfitta strategica” per Vladimir Putin, data più volte come inevitabile dal “Deep State” Usa e dai falchi della Nato, non c’è stata. La Federazione russa gode della superiorità aerea e di un vantaggio enorme nelle scorte di missili e munizioni. Stando ai funzionari della difesa ucraina, dall’inizio dell’anno le forze avversarie hanno sganciato quasi 3.500 bombe aeree guidate, con un aumento di 16 volte rispetto a quelle utilizzate in tutto il 2023.
Anche sul campo la situazione si è messa male per gli ucraini. Il capo delle Forze armate, Oleksandr Syrsky, ha denunciato “operazioni offensive giorno e notte”. I russi, per limitare le perdite, stanno effettuando assalti meccanizzati su bassa scala, con plotoni, compagnie e battaglioni, senza intaccare più di tanto la fanteria.
Il WP ha anche scritto di un’operazione di troll legati al Cremlino per promuovere l’isolazionismo americano, fomentare la paura per la sicurezza dei confini degli Stati Uniti e tentare di amplificare le tensioni economiche e razziali interne. A fornire il materiale che ne confermerebbe la paternità, sarebbero state fonti europee di intelligence. Molti dei documenti risulterebbero essere stati preparati da membri di un team che lavora per Ilya Gambashidze, capo di una società di pubbliche relazioni della capitale russa, già sottoposto a sanzioni.
Il board editoriale del New York Times sta spingendo invece per lo sblocco degli aiuti a Volodymyr Zelensky. Il NYT ha invitato lo speaker della Camera Mike Johnson ad agire, vincendo le resistenze della destra del GOP, altrimenti “la credibilità e la leadership americana subiranno un duro colpo”.
Gli ucraini stanno facendo ricorso quasi esclusivamente ai droni per attaccare. “Continuano i tentativi di bombardare la centrale nucleare Zaporizhzhia da parte delle forze armate ucraine. Un drone kamikaze è stato abbattuto oggi sopra la stazione. È caduto sul tetto della 6a unità di potenza. Non ci sono state minacce di violazione dei limiti di sicurezza. Purtroppo, nonostante tutti gli appelli alle forze armate ucraine per fermare gli atti terroristici, i bombardamenti della stazione e delle sue infrastrutture continuano. E questo può influire sul funzionamento sicuro delle centrali nucleari”. Recita così il messaggio apparso sul canale Telegram del gestore russo della centrale nucleare che sorge a Energodar.
Immediata la reazione del capo dell’Agenzia atomica internazionale, Rafael Grossi: “Esorto ad astenersi da azioni che contraddicono i 5 principi dell’Aiea e mettono a repentaglio la sicurezza nucleare”. “I lavoratori dell’impianto e i tecnici Aiea sono illesi e al riparo, il livello di radiazioni è nella norma”, ha dichiarato un responsabile dell’impianto.


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