Economia

Il piatto piange: gli italiani tagliano la spesa

di Cristiana Flaminio -

LUNEBURG, GERMANY - JULY 26: In this photo illustration, a shopping cart rolls down the isles of a supermarket on July 26, 2005 in Luneburg, Germany. Sparked by the election manifesto of the opposition party CDU, Germany currently debates whether raising the Mehrwertsteuer (VAT) would in fact promote economic growth or if it would have the opposite effect by hurting families and low-income households. (Photo by Andreas Rentz/Getty Images)


Il piatto piange. E così sempre più italiani si mettono a dieta. Il costo dei beni alimentari continua a salire e le famiglie tagliano sulla spesa. I dati di Confcommercio preludono a una sinfonia di rigore e di paura. Secondo l’Ufficio studi della confederazione, ci si attende un rallentamento, l’ennesimo, del Pil nel primo trimestre di quest’anno. Il trend resta quello dell’ultimo periodo del 2022 e il risultato è sempre lo stesso: le famiglie non spendono, i consumi non ripartono, l’economia continua a perdere quota.

I numeri sono importanti. E raccontano di un Paese che risparmia su tutto. Restano in condizione di difficoltà il settore dei mobili (-1,7% su febbraio 2022) e degli elettrodomestici (-2,3%). Spiegano dalla Confederazione: “Per il mese in corso si stima una riduzione del Pil dello 0,3% su febbraio e dello 0,2% sullo stesso mese del 2022. Nel complesso del primo trimestre del 2023 si dovrebbe, pertanto, registrare una flessione dello 0,3% rispetto all`ultimo quarto del 2022, confermando l`ipotesi di una recessione molto contenuta sia per intensità sia per durata (due trimestri)”. E ancora: “Sembrano svanire gli indizi di recupero che si erano registrati a gennaio per l’automotive e per l`abbigliamento e le calzature. Nonostante le aspettative di un moderato miglioramento nei prossimi mesi da parte delle famiglie e di alcuni segmenti del sistema produttivo, elemento che consolida le attese di una seconda parte dell`anno più positiva, il quadro attuale prefigura anche nel mese di marzo una modesta contrazione dell`attività economica”.

Insomma, le previsioni non sono certo rosee. Le famiglie hanno stretto i cordoni della borsa. La parola d’ordine è risparmiare. A tutti i costi. E gli italiani, da quando s’è innescata la parabola dell’inflazione e del caro bolletta, lo hanno fatto specialmente sul cibo e gli alimentari. Il trend non fa registrare alcuna inversione di tendenza, anzi. I consumi alimentari sono crollati, secondo i rilievi di Confcommercio, del 3,9%.
Nei giorni scorsi, l’Istat aveva rivelato che mentre il prezzo dell’energia cala, trascinandosi dietro l’inflazione (che a febbraio è scesa sotto la doppia cifra, al +9,1% sull’anno), il carrello della spesa continua a rincarare. Rispetto ai mesi scorsi, si è registrato un ulteriore aumento che ha portato il costo della spesa alimentare a +12,9%. Coldiretti ha offerto una lettura di questi dati puntando il dito contro la guerra e i problemi che rimangono per le supply chain internazionali.

Stando all’organizzazione degli agricoltori italiani, infatti, a trascinare gli aumenti ci sono beni come lo zucchero, rincarato del 55 per cento, e l’olio di semi di girasole, il cui prezzo è salito del 44 per cento. “Ad aumentare – sottolinea la Coldiretti – sono sia i prezzi degli alimentari non lavorati (+8,7%) che soprattutto quelli lavorati (+15,5%) che risentono del balzo dei costi di produzione legati alla trasformazione e dal confezionamento. Le difficoltà si estendono infatti dalle tavole dei consumatori alle imprese per le quali si sono registrati nell’anno di guerra aumenti dei costi dal vetro alle etichette, dal cartone ai barattoli di banda stagnata, dai mangimi al gasolio”. Insomma, c’è la guerra. Nonostante il ritorno della fiducia, specialmente tra le famiglie, i rigori del conflitto nel cuore dell’Europa orientale ancora sortiscono effetti visibili. Gli italiani, costretti a risparmiare su tutto, si sono messi a dieta. Il piatto piange. E c’è poco da ridere.


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