Politica

LIBERALMENTE CORRETTO – Il politico alla ricerca del burocrate “raccordabile”

di Michele Gelardi -


La politica codarda, spogliatasi del potere di firma, ossia del potere di emanare i provvedimenti amministrativi, mantiene i privilegi esteriori di casta, ma non esercita il comando. Il suo rapporto con la burocrazia è molto simile a quello dell’aristocrazia siciliana con i gabellotti, i quali da subordinati esattori della gabella divennero i veri padroni del feudo, mentre i signorotti giocavano a carte nella capitale. Due fatti recenti, accaduti per ventura in Sicilia, ma possibili in ogni parte d’Italia, gettano luce sulla fondatezza della nostra similitudine: a) l’ira funesta del Presidente; b) la faticosa ricerca del burocrate “raccordabile”.
Del primo fatto i lettori di questa rubrica sono già informati. Il Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha dichiarato al giornale di Sicilia del 30 aprile che avrebbe “deposto” i dirigenti generali di alcuni assessorati, per ritardo nella procedura di “riaccertamento” dei residui di spesa dell’anno precedente. Ovviamente, nessuna “deposizione” avrà luogo, in relazione a una cervellotica e tortuosa procedura di “riaccertamento”, introdotta con decreto legislativo n. 118/2011 da quegli stessi politici che oggi ne lamentano gli effetti paralizzanti. Ed è altrettanto ovvio che l’organo politico può lamentarsi della gestione amministrativa, proprio perché non è il vero capo; se lo fosse, si lamenterebbe di sé stesso e dunque, per evitare il ridicolo, provvederebbe da sé, evitando gli alti lai, che ne sminuiscono la figura istituzionale e lo fanno assomigliare all’aristocratico che ha perduto il controllo gestionale del suo feudo.
Il secondo fatto, se possibile, è ancora più significativo. La Regione, con atto di interpello, ha chiesto ai dipendenti della fascia dirigenziale di dichiarare la disponibilità a ricoprire il ruolo di dirigente generale, essendosi aperta una posizione nel comparto acqua e rifiuti. In teoria avrebbero dovuto rispondere positivamente in centinaia, desiderosi di percepire un compenso più alto e rivestire un ruolo apicale più prestigioso. Ma, a quanto pare, il ruolo di dirigente generale non è così appetibile come potrebbe sembrare a prima vista, dal momento che solo in 17 hanno espresso la disponibilità alla promozione. Si vede che quella specifica attività amanuense, chiamata volgarmente “firma”, mette a dura prova muscoli, tendini e nervi del braccio e della mano. Il seguito della vicenda è ancora più interessante. Nessuno dei 17 eroi, disposti a firmare i provvedimenti, è stato considerato idoneo all’attività di “raccordo” con l’organo politico. Sicché la Giunta regionale ha autorizzato il dirigente generale della funzione pubblica a ricercare un eroe esterno, “raccordabile” con il politico.
Il paradosso del dirigente “ricercatore” di pari grado del dirigente “ricercato” si deve alla pavidità della classe politica, che pretende di nominare il “raccordabile”, ma non vuole assumersi la responsabilità della nomina. Il nostro spoil system all’amatriciana è profondamente anomalo, sotto vari profili. Primo: è assolutamente illogico che il nominato sia issato in una posizione che sovrasta quella del “nominante”. Solo un soggetto eletto alla presidenza di un collegio può avere una posizione di supremazia rispetto al suo elettore; al contrario, la nomina postula necessariamente la subordinazione del nominato. Secondo: la politica imbelle, che rinuncia al potere di firma, altera di fatto il corretto rapporto tra fini (politici) e strumenti (burocratici), condannando l’Italia all’immobilismo. Lasciato solo a sé stesso, l’immenso apparato pubblico rimane imprigionato nel protocollo, immobilizzato nella sequela perenne di atti ripetitivi. Il burocrate, per sua natura, è incapace del più piccolo sussulto innovativo; non sceglie fini e priorità, ma segue pedissequamente la strada tracciata. Lo sviluppo socio-economico può attendere. Terzo: l’apparenza del primato della politica può sopravvivere solo a condizione che il burocrate, non più subordinato, si disponga almeno all’amichevole ascolto delle comunicazioni politiche. Il passo per il “gioco delle parti” e il rimpallo delle responsabilità è molto breve. Mentre arretra la trasparenza, non avanza l’efficienza.


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