Attualità

Il Ppe, l’immunità e quella cover sul Papa

Le vicende di cui si è occupata oggi la Commissione Juri

di Dave Hill Cirio -


A Bruxelles Juri ha votato il no alla revoca, con il peso determinante del Ppe, anche per altri quattro europarlamentari, oltre Ilaria Salis. La vicenda di uno di essi si intreccia alle critiche mosse da ambienti di sinistra alla figura di un pontefice.

Il caso Magyar

Tre delle richieste di revoca dell’immunità parlamentare riguardavano principalmente l’ungherese Péter Magyar, fondatore del partito di opposizione Tisza, accusato in patria di furto e diffamazione. Le autorità ungheresi avevano presentato al Parlamento europeo tre denunce contro di lui: una relativa a un episodio in un nightclub di Budapest e due per diffamazione. Magyar ha sempre respinto con forza queste accuse, sostenendo che si tratta di persecuzione politica dovuta al fatto che il suo partito è il principale rivale del Fidesz di Viktor Orbán.

Nel corso della Commissione giuridica, scrive Euronews, aveva affermato: “Ho 44 anni, tre figli e una fedina penale pulita”. Ha contato la sua posizione politica nel Partito Popolare Europeo, oltre al sostegno incrociato di Socialisti, Renew Europe e Verdi, interessati ad altri casi simili.

Il caso Dobrev

Un’altra eurodeputata sotto esame era infatti Klára Dobrev, socialista anche lei ungherese, accusata di diffamazione dopo aver collegato un funzionario locale a uno scandalo di pedofilia che ha causato le dimissioni dell’ex presidente ungherese Katalin Novák e dell’ex ministra Judit Varga. La relatrice della Commissione, Tineke Strik (Verdi), aveva sottolineato che le accuse a Dobrev sono fortemente politicizzate e motivate da ragioni politiche più che giudiziarie.

Il caso dei due parlamentari polacchi

Dalla Polonia, due eurodeputati del partito PiS erano all’attenzione di Juri: Michał Dworczyk e Daniel Obajtek. Dworczyk era accusato di aver compromesso la sicurezza nazionale in seguito a un hackeraggio della sua email privata nel 2021, quando era capo di gabinetto del premier Morawiecki. Obajtek doveva rispondere di falsa testimonianza e di aver limitato la distribuzione della rivista di sinistra Nie nelle stazioni della compagnia petrolifera Orlen, di cui era amministratore delegato.

Nie, con il Papa in copertina

La rivista Nie, nota per le sue posizioni critiche verso la Chiesa cattolica e le istituzioni conservatrici polacche, pubblicò tra il 2022 e il 2023 una copertina provocatoria con l’immagine di Karol Wojtyla – Papa Giovanni Paolo II – rappresentato con un pupazzetto, simbolo della critica alla sua storica opposizione all’aborto, un tema molto sentito e divisivo in Polonia.

Questa scelta editoriale suscitò una forte reazione da parte di settori conservatori e religiosi del Paese, che accusarono la rivista di mancare di rispetto a una figura sacra per molti polacchi, e scatenò polemiche nei media e nel dibattito pubblico.


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