Il presidente del Coni Luciano Buonfiglio: “Condannati a vincere: la mia mission e il mio impegno”
“Condannati a vincere”: quasi uno slogan, una dichiarazione d’intenti che esprime un obiettivo ambizioso e un impegno forte e deciso. Un’ affermazione, quella di Luciano Buonfiglio, presidente del Coni da poco più di tre mesi, emblematica di tutta la passione e la determinazione di chi ha dedicato una vita intera allo sport, prima da atleta – l’unico fra i presidenti del Comitato olimpico nazionale ad aver partecipato alle Olimpiadi- e poi da dirigente, per oltre vent’anni al vertice della Federazione Italiana Canoa Kayak.
“La storia la scrive chi vince, si può anche arrivare ultimo in classifica ma se hai vinto con te stesso, hai già ottenuto un risultato. Nella vita il vero obiettivo deve essere in primis quello di non deludere te stesso. Capita di perdere, ma la capacità di metabolizzare la sconfitta, di capire dove hai sbagliato e, di conseguenza, come migliorare quella è la vittoria più importante. Questo atteggiamento non te lo insegna solo lo sport, ma nello sport è più evidente rispetto ad altri ambiti”.
Partiamo proprio da questo, Presidente: lo sport è uno straordinario veicolo di valori positivi, uno strumento di coesione sociale. Quali strategie adotterà il Coni per promuovere lo sport a scuola e coinvolgere i giovani nella pratica sportiva?
“Dall’inizio del mandato ho cercato di mostrare i lati positivi dell’organizzazione del Coni, delle federazioni, discipline associate ed enti di promozione che rappresentano 15 milioni di tesserati: metterli a disposizione di Sport e salute, del ministero dello Sport e del governo. Mettere a disposizione la nostra presenza capillare sul territorio per attuare programmi concreti proprio in questa direzione. Il Coni sta facendo tantissimo anche per far passare il concetto che il ruolo della scuola non si esaurisce esclusivamente nella promozione dell’attività sportiva nelle ore dedicate: il discorso è più ampio ed è di carattere culturale. Innanzitutto gli istituti scolastici dovrebbero approfittare della presenza sul territorio delle strutture sportive e poi riuscire ad educare ad una sana alimentazione, al benessere e all’importanza della cura di se stessi”
Su questo fronte un grande “aiuto” possono darlo i nostri atleti, simbolo di un’Italia vincente e fonte d’ispirazione per i giovani…
“Le prestazioni dei campioni, il loro esempio ha inciso e sta incidendo sempre di più. Quello che non mi stancherò mai di chiedere ai nostri atleti è il fatto di essere ‘campioni’ anche nel comportamento quotidiano, con un modello di vita esemplare. Rappresentano l’Italia, danno un valore aggiunto al nostro senso di appartenenza, devono e possono essere in grado di trasmettere alle giovani generazioni anche il senso della responsabilità. Ecco perché dico che noi, nel sistema sportivo, siamo ‘condannati a vincere’. Che bene hanno prodotto la squadra femminile di pallavolo, la squadra femminile di calcio o la squadra femminile di pallacanestro quest’anno? O, per citare l’ultimo straordinario risultato, la nazionale italiana femminile di softball Campione d’Europa 2025? Grandissime soddisfazioni ed esempi da imitare”.
Ci attendono grandi eventi internazionali: in che modo il Coni può fare la differenza? Qual è la sua visione e quali sono le principali linee guida che lei ha illustrato qualche giorno fa alla premier Giorgia Meloni?
“Innanzitutto ritengo che un aspetto fondamentale sia la necessità di pianificare tutto per tempo: a tal proposito nei prossimi giorni sarà inviata una lettera del Coni a tutte le federazioni, alle discipline associate e agli enti di promozione per conoscere quali eventi dovranno organizzare nei prossimi anni o quali candidature vogliono presentare a livello internazionale. È necessario fare sinergia, non possiamo candidare dieci federazioni che fanno i mondiali tutte nello stesso anno perché riceverebbero un minor contributo economico. La coordinazione e la suddivisione nel tempo possono far sì che il Coni possa sostenere la candidatura delle singole federazioni in maniera più efficace, per fare lobby e per ottenere l’assegnazione. E poi, insieme al governo organizzare la suddivisione delle risorse economiche e, terzo aspetto, organizzare una pianificazione con gli sponsor. Questo vuol dire fare sinergia, fare sistema. Per molti aspetti l’ultimo quadriennio è stato un po’ faticoso, c’è stata una disgregazione fra le diverse federazioni, quello che stiamo cercando di fare è aggregazione e condivisione. Per renderci ancora più orgogliosi di ciò che rappresentiamo”.
I grandi eventi non rappresentano soltanto una sfida sportiva, ma anche un banco di prova. Il mondo ci osserva, mancano esattamente 121 giorni all’appuntamento olimpico…
“La Fondazione Milano Cortina presieduta da Giovanni Malagò ha lavorato molto bene, il governo ha stanziato parecchi miliardi e poi ci sono le federazioni che arriveranno pronte: giochiamo in casa, le squadre si stanno allenando bene… Poi c’è sempre il campo di gara, l’imponderabile. La presidente del Cio Kirsty Coventry, nella sua recente visita, è rimasta entusiasta nel vedere il Villaggio Olimpico e gli altri impianti già pronti, i progetti di legacy… Sono ottimista, se ne sta occupando in prima persona la vicepresidente vicaria del Coni, Diana Bianchedi, che ha curato impeccabilmente ogni aspetto: dalla sostenibilità all’utilizzo dell’impiantistica, alla viabilità. Le aree interessate, ma in generale tutto il Paese, avranno grandi benefici, un impatto turistico ma anche sociale molto importante. Ma non le nascondo che uno dei miei sogni legati ai Giochi invernali è quello che Federica Brignone possa gareggiare”.
A proposito di Cio, cosa pensa del disallineamento fra Cio e Ipc sulle modalità di partecipazione degli atleti russi e bielorussi?
“Ho trovato la posizione dell’Ipc (Comitato Paralimpico Internazionale, ndr) intempestiva, è una decisione che avrebbe dovuto essere condivisa con il Cio. Non sto dicendo che sia giusto o sbagliato, ma intempestiva sì. E non voglio tralasciare un aspetto: il Cio e il Coni sono più orientati al risultato, alle medaglie mentre il comitato Paralimpico Internazionale, e di conseguenza quello nazionale, hanno anche una missione più importante. Mi riferisco all’aspetto sociale e inclusivo quindi a maggior ragione ci sarebbe dovuto essere più rispetto e condivisione”.
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