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Politica

Il Progetto Civico che può scompaginare il campo (largo)

di Giovanni Vasso -


Progetto Civico. E di progetti civici, negli anni, se ne son visti a iosa. Il richiamo al civismo è una costante che si porta avanti dalla Seconda Repubblica. Dall’inizio alla fine. Dal successo di Forza Italia, che nacque proprio come movimento civico, fino al fallimento di Scelta Civica, che con Monti al comando non sfondò nelle urne. In mezzo, e pure dopo, tante altre avventure, tanti nomi. La saldatura che sta avvenendo in queste settimane, con il Progetto Civico Italia lanciato dall’assessore ai Grandi Eventi del Comune di Roma, Alessandro Onorato, riporta in auge, appunto, il tema del civismo. Che, in un’Italia che tutto è tranne che ideologica, rischia di ritrovarsi al centro del dibattito politico. Saldatura, non invenzione. Perché, attorno alla concezione del pragmatismo prima degli steccati ideologici, si stanno riunendo sindaci e amministratori che, a differenza dei grandi manager che, nel tempo, avevano provato a lanciarsi nella temperie politica, non solo hanno voti e consensi ma ce li hanno perché, insieme a questi, hanno il polso del Paese. Accanto a Onorato, finora, ci sono il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, quello di Udine Alberto De Toni, il primo cittadino di Napoli Gaetano Manfredi (che è pure presidente Anci), la sindaca di Genova Silvia Salis. Gente che studia da leader. Persone che hanno convinto l’elettorato a mettere la croce sul loro nome prima ancora che su quello dei partiti o delle sigle che ne sostenevano le candidature. Sembra una questione banale ma non lo è. Il M5s, in questa infornata di Regionali, si sta dimostrando un bluff elettorale: non si schioda da percentuali bassissime. Qualcosa si muove, alle spalle di Giuseppe Conte, se Chiara Appendino ha deciso di lasciarlo solo. Qualcosa si muoverà, presto, anche al Nazareno dove a Elly Schlein arriverà il conto (salato) di una strategia, quella del campo largo a tutti i costi, che ha dimostrato, per l’ennesima volta, che le leggi della matematica non valgono in politica: il consenso non si somma, mai. La comparsa di Progetto Civico Italia, che conta tra i suoi esponenti anche Ismaele La Vardera, deputato all’Ars, può scompaginare il campo (largo). Già, perché se è vero che finché rimarrà Schlein alla guida del Pd, per Giorgia Meloni sarà una pacchia continuare a governare, lo è altrettanto per Elly: se l’alternativa a lei è l’ennesimo, eterno, ritorno di qualche grande vecchio, che si chiami Franceschini o Prodi, la segretaria dem ha di che dormire serena. Ciò non significa che non c’è spazio. Ma, anzi, vuol dire che, per chi sarà in grado di farlo, di tempo e modo per prendersi in mano lo scettro dell’opposizione ce n’è tantissimo. L’ultima volta che un sindaco ci ha provato davvero a fare il grande salto, s’è preso governo e Pd in un colpo solo: era Matteo Renzi. Poi è finita come è finita, per carità. Ma ciò non significa che la ricetta alla base sia sbagliata. Tutt’altro. E Progetto Civico Italia, che conta su un federatore come Manfredi e un astro nascente come Salis, che proprio Renzi ha lanciato come anti-Schlein, potrebbe davvero scompaginare il campo (largo).


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