Editoriale

Il regalo dei Melonianez

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Già li chiamano i Melonianez dalle parti di via della Scrofa. Perché dopo che ci s’è messo pure Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, a fare regali a Giorgia Meloni, davvero a Fratelli d’Italia se la godono, pur fingendo indignazione. Dal palco di Sanremo, pure convinto di fare l’antifascista coraggioso, il rapper ha pensato bene di lanciare l’urlo finale, quello che ha riunificato, in un sol colpo, la destra che qualche colpetto dai primi cento e fischia giorni di governo l’aveva pure preso, proprio alla vigilia delle regionali. Con l’esito classico di queste occasioni: mentre l’intellighenzia di sinistra fa, come si dice a Trieste, la punta agli str…i, il centrodestra si carica e si prepara alla sua rivincita a ventiquattro ore esatte dalla chiusura del palco dell’Ariston. Nel segreto, si fa per dire perché i sondaggi girano tutti dalla stessa parte, dell’urna elettorale.
Non siamo qui a farneticare che Fedez abbia mutato l’esito elettorale. Ma certamente ha fatto quel favorino finale alla Meloni, di cui il premier non aveva certo bisogno. Eppure ieri mattina era tutta una risatina a destra. Perché l’Italia intera parlava solo di quella fotografia, già vista e rivista, commentata e attaccata, difesa e straparlata, invece che occuparsi delle gaffe e dei problemi più seri delle ultime ore. La figura da pesce lessi che abbiamo fatto con Zelensky a Sanremo e la strana coincidenza delle sue visite a raffica fra Londra e Parigi. Il viaggio sul super jet di Macron verso Bruxelles, i ritardi, un po’ dovuti e un po’ voluti, l’incontro bilaterale con la Meloni, arrivato alla fine di una due giorni difficile per palazzo Chigi A cui si aggiunge, stando a quanto si apprende, che la Rai aveva chiesto solo a Zelensky di far avere il testo del suo videomessaggio in anticipo (poi trasformato in letterina da leggere), mentre non aveva proprio idea di cosa avrebbe detto Fedez dal palco.
Nel frattempo qualcuno, Mengoni?, vincerà il festival e qualcun altro le elezioni regionali. E forse la sinistra, visto pure come sta messa, dovrebbe occuparsi di quelle. Perché è vero che chiudersi in casa a pontificare su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato è un ottimo passatempo, ma se si vuole cambiare un Paese bisogna andare a governarlo. Ed essendo finiti i tempi dei governi senza voti, bisogna vincere le elezioni e non di picchi di ascolto su Raiuno.
Da questo obiettivo ritenuto da molti, evidentemente, secondario la sinistra è molto lontana. E non perché Fedez è un artista e dice quello che vuole, tanto poi non è a lui che vanno a chiedere conto della disfatta della sinistra nel Lazio del dopo Zinga o in Lombardia, ma perché ormai la sinistra parla solo d’altro. E l’altro di cui parla è Giorgia Meloni. Lo ha fatto Letta in campagna elettorale, con l’esito che tutti sappiamo. Lo sta facendo sul caso Cospito, in tema di giustizia, non occupandosi del disastro del 41bis in Italia, ma preferendo un tiramolla sulle dimissioni di un Donzelli qualunque. Lo fa addirittura durante il congresso del Pd, che rappresenta l’ultima spiaggia per non vedere naufragato il progetto di Walter Veltroni, dove anziché discutere del futuro della sinistra in Italia e in Europa si parla di tessere, chat di gruppo, mail di massa e calcoli matematici sulla elezione a tavolino del nuovo capo che altro non farà che dare un volto nuovo al caos di prima.
La prossima volta, Fedez, strappa pure la foto di Bignami. E’ brutta. Rappresenta una cosa orrenda del Novecento. Era molto meglio se non esisteva. Ma finito di fare quello, se resta tempo in scaletta, spiega che quella foto sta nel governo perché resta poco o nulla di tutto ciò che la sinistra ha predicato per decenni. Ed è giusto dircelo in faccia. E quale palco migliore per capire che Italiana Sanremo, anzi saremo, c’è di quello dell’Ariston al festival più amato dagli italiani.

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