Politica

Il repulisti del Cav in Forza Italia. Cade anche il pupillo Cattaneo

di Eleonora Ciaffoloni -


Il governo procede a spron battuto. O meglio, lo fa Giorgia Meloni che – sondaggi a parte che la collocano al 30% – al momento si proietta come donna sola al comando. Una crescita, ma soprattutto una legittimazione della leader di Fratelli d’Italia che ha messo – volente o nolente – gli alleati del centrodestra all’angolo. Una linea di lavoro, insieme al tasso di gradimento, che è riuscita ad oscurare anche l’intramontabile Silvio Berlusconi e la sua Forza Italia rimasti in disparte prima all’esecutivo, ma soprattutto ritrovatisi negli ultimi tempi con un pugno di sabbia alle elezioni regionali dello scorso febbraio. Da settembre ad oggi le frizioni tra il Cavaliere e il capo del governo non sono mancate: un tira e molla che non è piaciuto a Giorgia Meloni e che ha portato Forza Italia ancora più dietro l’ombra governativa di FdI.
INVERSIONE DI MARCIA
Anche dalle parti di Arcore si è sentito soffiare forte il vento che gonfia le vele della premier Meloni. Un vento che ha anche schiarito le idee di Silvio Berlusconi ormai consapevole che il tira e molla con l’alleata è stata un’arma a doppio taglio, da ritirare in tempo per non perdere ulteriore terreno. E così, il Cavaliere ha impartito il nuovo ordine per un vero e proprio “ribaltone” nell’organigramma del partito, con direttive chiare. A salutare il posto da capogruppo alla Camera è Alessandro Cattaneo, sostituito dal fedelissimo del vicepremier Tajani, Paolo Barelli; e se a Palazzo Madama a guidare il gruppo resta Licia Ronzulli – nonostante alcuni rumors parlano di un Adriano Paroli in pole per il posto, la senatrice perde il coordinamento del partito in Lombardia, destinato ad Alessandro Sorte, uno dei sette nuovi coordinatori regionali nominati dal Cav, tra cui si celano la ministra Casellati e il presidente della Lazio Claudio Lotito. Dalle parti di Arcore lo definiscono un semplice riassetto del partito – “per arrivare pronti alle prossime elezioni europee, con una squadra coesa e radicata su tutto il territorio nazionale” si legge nella nota – ma la direttiva sembra indicare un vero e proprio cambio di marcia in direzione governo. Perché, se cambiano i nomi, cambia la linea e questa che si sta delineando sembra molto più governista. E quindi, basta attacchi con frecce al veleno: tutti uniti in marcia verso le europee. Una decisione presa in direzione Meloni, di cui sembrano ormai dimenticati gli aggettivi messi in lista dal leader di FI in fase di nomine ministeriali, come sembra dimenticata la tensione – proprio su Ronzulli – che aveva quasi fatto saltare il governo alla sua nascita. Perché sulla preferita del Cav le acque non sono mai state calme e ora, per il quieto vivere, sembra averlo capito anche lui, che l’ha sostituita con Gianni Letta al tavolo delle nomine nelle partecipate di Stato.
SVOLTA FASCINA
Tuttavia, il nuovo assetto del partito non è tutta farina del suo sacco. Nel cambio di rotta si è avvertito – e anche forte – il peso delle due donne del presidente: la quasi-moglie Marta Fascina e la figlia primogenita Marina. E se la prima ha tenuto a ribadire che “Forza Italia è unita e leale al governo di Giorgia Meloni” tenendo le redini del partito, la seconda sta cercando di mettere mano su tutto l’altro lato del lascito del padre, dagli affari di famiglia alla tv. Sembrano essere proprio loro, ora, a gestire la tavola rotonda di Arcore, manifestando la necessità di un ritorno a quell’assetto governista che allo stato attuale fa tendenza positiva. Una scelta dovuta, con sicuramente qualche malumore che però viene subito smentito da un ormai tornato in auge, Antonio Tajani. E così “a breve” annuncia il patron di Arcore, si passerà al “nuovo assetto di Forza Italia in tutta la sua organizzazione. Un lavoro che ci vedrà impegnati quotidianamente per sostenere le nostre battaglie in vista dell’importante appuntamento con le elezioni europee”. Una piccola rivoluzione che rafforza la vicinanza a Meloni, ma anche a un accordo in vista europee tra il Partito popolare europeo degli azzurri e quello Conservatore guidato dalla stessa premier. Perché se una mano lava l’altra, insieme, lavano il viso.


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