Politica

Il ribaltone di Silvio Così Forza Italia va alla corte di Meloni

di Ivano Tolettini -

PAOLO BARELLI POLITICO ALESSANDRA FEDUZI ANTONIO TAJANI POLITICO PAOLA MUSITANO IN COLLEGAMENTO CON SILVIO BERLUSCONI


Per comprendere l’origine del ribaltone maturato in Forza Italia, partito moderato per eccellenza del centrodestra a immagine del fondatore-padrone e carismatico leader Silvio Berlusconi, che ha sempre voluto dare voce al ceto sociale che predilige il fare con un’azione di governo a parole liberale, bisogna partire dalla regola non scritta della politica tradita da Licia Ronzulli. Chi cerca l’originalità nell’estremismo disattende l’insegnamento del grande filosofo spagnolo José Ortega y Gasset, per il quale l’estremista in democrazia è un “falsificatore nato”, perché sostituisce l’innovazione con l’esagerazione. Il tycoon dalla quasi trentennale carriera politica vissuta nell’attico del potere fin dal 27 marzo 1994, quando sconfisse la gioiosa macchina da guerra di Occhetto che in realtà era un’armata Brancaleone, e che ne fa il leader più longevo della storia d’Italia dall’Unità del 1861, ha sempre utilizzato i suoi uomini per raggiungere un obiettivo. Mutato ad ogni stagione politica. Se nella prima fase dell’esecutivo Meloni gli andava bene una litigiosità sottotraccia per marcare la distanza dalla premier che non ascoltava i suoi consiglie si è consegnato all’asse con Matteo Salvini, quando ha compreso che i sondaggi non premiavano il logoramento, e preso atto delle resistenze del tandem Ronzulli-Cattaneo a una linea più morbida, ha deciso di cambiare strategia e cavalli.

 

 

AUTONOMIA

“Nessuno meglio di Licia Ronzulli sa che il presidente decide in totale autonomia, pur ascoltando tutti, e quando decide vuole che si proceda con celerità nell’interesse di FI e del Paese”, spiega il nuovo-vecchio capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, che da ex campione di nuoto conosce l’arte dello scivolamento. La rimozione di Alessandro Cattaneo da capogruppo è stata decisa dall’86enne Silvio – il quale tra oggi e domani dovrebbe lasciare il San Raffaele dopo il completamento degli esami iniziati col ricovero di lunedì – dopo un incontro ristretto con la compagna Marta Fascina, che apprezza la premier Meloni, e il pacato Antonio Tajani, ministro degli Esteri a suo agio nei panni del pontiere, che non ha mai condiviso l’eccessivo spazio dato alla movimentista Ronzulli. La quale riteneva di essere ancora sostenuta dal Capo, senza avere compreso che l’aria era cambiata ed è stata così depotenziata perdendo anche il ruolo di coordinatrice in Lombardia.

ISPIRATORI

Berlusconi quando cambia strategia non è mai impulsivo nell’elaborarla, e non manca mai di consultare i fedelissimi Fedele Confalonieri e Gianni Letta. I due uomini delle trattative riservate ad altissimo livello. Certo, le primavere sono tante e gli acciacchi pure, il partito dà a volte l’immagine di una polveriera pronta ad esplodere per l’ “ultima stagione” del vecchio caimano, ma la decisione di cambiare linea è nata dopo le tante voci di dissenso che gli hanno fatto temere un’altra scissione, dopo quella per lui dolorosa di Gelmini, Carfagna e Brunetta. Se a questo si aggiunge che il gradimento di FI che era all’8,1% il 25 settembre è sceso al 6,4% tra gli elettori, si comprende il cambio di marcia col sostegno convinto all’esecutivo, dopo che c’è stata tra i parlamentari la raccolta di firme per defenestrare Cattaneo e favorire il ritorno di Barelli. “La prima cosa da fare è valorizzare il carattere identitario di FI e il sostegno leale al governo del centrodestra di cui siamo un pilastro”, osserva il 68enne Barelli, filo-meloniano, che del pragmatismo ha sempre fatto un segno distintivo. Domenica Berlusconi prima di entrare in ospedale ha ribadito che FI “si è sempre continuamente rinnovata”. Ad eccezione del leader padrone. Che continuerà a voler distribuire le carte.


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