Politica

IL RITORNO DEL CAPITANO ECCO LA LEGA FILO GIORGIA 

di Domenico Pecile -

MATTEO SALVINI MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE


Il ponte di Messina, il nuovo codice degli appalti, il ripristino delle Province, l’emergenza lavoro, i tagli delle tasse e la flat tax, la maternità surrogata, le prossime elezioni regionali del Friuli-Venezia Giulia con l’annunciata vittoria di Massimiliano Fedriga: è un fiume in piena il Salvini che ieri ha parlato alla scuola di partito della Lega. Vola alto, molto alto alto il leader del Carroccio per rincorrere la leadership del centro destra sempre più nelle mani di Giorgia Meloni. Alla quale – noblesse oblige – attribuisce meriti e riconoscenza: “Ieri Giorgia ha fatto e sta facendo un gran lavoro. Ogni giorno ci sentiamo e ci confrontiamo: più tentano di allontanarci, più ci uniscono. Lei va in Europa a fare l’interesse del nostro Paese. C’è qualche italiano, invece, che in Europa va a fare gli interessi degli altri”. Consapevole anche che nel mentre il partito nazionale arranca dopo che il suo sogno di uscire dallo stretto ambio padano è finito nelle secche delle ripetute sconfitte elettorali, quello dei territori, degli amministratori locali, quello delle Regioni continua a correre alla grande (Fontana, Zaia e prossimamente Fedriga docent).
Salvini d’attacco, du
nque, tutto di governo e poco di lotta con l’obiettivo di riacquistare quell’autorevolezza e quella forza politica che hanno cominciato ad affievolirsi dal Papetee in poi. La rincorsa elettorale – stando agli ultimi sondaggi – latita ancora (il Carroccio veleggia attorno all’8,5 per cento, mentre la fiducia nei confronto del Capitano è data al 25 per cento, molto distante da quelle di Draghi, di Meloni di Schlein e Bonaccini e di pochissimo sopra quella di Berlusconi e Calenda. Da qui la necessità di volare alto e di affrontare l’agenda politica a tutto tondo. Salvini, che a lungo l’aveva contrastata, difende la scelta del ponte di Messina (“ il ponte sullo stretto costa come un anno di reddito di cittadinanza. Io credo che i soldi sia meglio usarli per qualcosa che resta nel nostro Paese, che crea mobilità, velocità e che crea soprattutto risparmio ambientale”), punta sul lavoro vero ai giovani (“abbiamo bisogno di giovani che il futuro se lo preparino loro, non che aspettino che sia lo stato a fare qualcosa”), esalta la svolta green, (“ma non green ideologico alla Sala secondo cui per essere green o hai la macchina nuova o a Milano a lavorare non ci vieni”). Il leader della Lega ci tiene a sottolineare che abbassare le tasse è una priorità sua e del Governo”. “Chi pensa che tagliare le tasse non sia una priorità – ha detto – è cretino, perché evidentemente ha 10 milioni in tasca”. Poi, l’affondo sulla maternità surrogata: “Anche tra mille anni potremo parlare di tutto, ma non potremo parlare di niente se non ci fossero delle mamme e dei papà. Senza una mamma e un papà non saremmo a fare questo convegno. Auguri alle mamme e ai papà e ai figli che sono a casa in attesa che tornino. E anche a chi i genitori non ce li ha più. Ma ce li ha per chi crede, come nel mio caso”. Salvini si è soffermato poi sulle imminenti elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia, la prima regione che aveva abolito la Provincia e per le quali ha auspicato il loro ripristino con l’elezione diretta dei presidenti da parte dei cittadini. Quanto all’FVG Salvini si è detto sicuro che Fedriga vincerà con voti doppi. “La squadra è la forza della Lega – ha aggiunto – ma da soli non si vince. Puoi essere Maradona, Messi o Cristiano Ronaldo, ma se non lavori per avere una squadra a supporto non vai da nessuna parte. Vince la squadra”. Un auspicio, dunque, ma anche un monito al suo enfant prodige che alle regionali si presenterà con la sua lista “Fedriga presidente”. “Una scelta voluta – aveva chiarito Fedriga – per rappresentare con immediatezza e con la maggiore efficacia il pragmatismo di un movimento che mira a garantire un orizzonte più ampio e un’esperienza di buona amministrazione”. Vero è che il Capitano non ha gradito molto l’iniziativa di Fedriga nella cui lista compaiono anche consiglieri regionali uscenti che si troveranno in alcuni collegi a gareggiare con compagni del partito della lista ortodossa della Lega. Fedriga si gioca una doppia partita. Quella (improbabile) di una leadership indiscussa nel centro-destra (nel 2018 la Lega aveva ottenuto il 34,91% dei voti) perché dovrà fare i conti con l’annunciato successo di FdI che nel 2018 si era fermato al 5,5% e che alle politiche è balzato al 31,3%. E quella (probabile) di una prima resa dei conti dentro la Lega, di cui governatore del Friuli-Venezia Giulia è diventato a pieno titolo uno dei pappabili del dopo Salvini.

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