Politica

IL RITORNO DEL PONTE

di Eleonora Ciaffoloni -


“Un’altra promessa mantenuta” ha detto Matteo Salvini dopo il via libera del Consiglio dei Ministri di giovedì per il Ponte sullo Stretto di Messina. Una promessa sì, ma anche un progetto che è stato a larghi tratti al centro del dibattito politico e che torna – forse concretamente – dalla proposta dell’ultimo governo Berlusconi nel 2008. Il Ponte era stato tema di campagna elettorale per Salvini e per la Lega, che non ha voluto perdere tempo, seguendo la scia dell’Autonomia differenziata. E così, dopo il Cdm, il leader del Carroccio nelle vesti di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha voluto mettere dei paletti sulle tempistiche: “Entro il 31 luglio 2024, da cronoprogramma, ho intenzione di far approvare il progetto esecutivo e di partire con i lavori entro l’estate 2024”.
TEMPI E MODI
Tempi dettati, anche se il decreto riporta la dicitura “salvo intese”, che significa che potrebbe ancora ulteriormente perfezionato. Ma a dare manforte al vicepremier ci pensa il viceministro leghista al Ministero dei Trasporti, Edoardo Rixi: “I tempi di realizzazione tecnica sono di un quinquennio: ripartiremo dalle autorizzazioni già ottenute nel 2012 relative ai raccordi ferroviari e stradali. Aggiorneremo quel piano in modo da fare una cantierizzazione più veloce”.
Riprendere per ripartire, con delle necessarie modifiche. L’idea di Salvini è di realizzare un’opera green che possa ridurre l’inquinamento, ma anche un’attrazione turistica esteticamente apprezzabile: un’opera che il ministro plaude per un futuro di sviluppo per le Regioni coinvolte, per “una Sicilia collegata con l’Europa” e per l’Italia intera con la possibile creazione di migliaia di posti di lavoro.
Eppure – nonostante l’approvazione di Conftrasporto che ha festeggiato con entusiasmo l’”ottima notizia”, l’approvazione dei governatori di Calabria e Sicilia insieme a quella del ministro del Mare Nello Musumeci che ha definito il ponte “una soluzione necessaria” – sono ancora molti i punti interrogativi sulla realizzazione dell’infrastruttura.
UN PONTE DI DUBBI
Dal Pd ad AVS in molti hanno definito quello del Ponte come “un progetto irrealizzabile” ma anche “basato su un progetto vecchio” e che non tiene conto della “mancanza delle infrastrutture” in Sicilia e nel Mezzogiorno. Problematiche che si accostano a quelle già presentate nel corso degli anni e più legate all’ambiente e alla sostenibilità territoriale: la sismicità della zona, la presenza di forti venti e di correnti marittime imprevedibili. Difatti, a insorgere non sono solo le opposizioni al governo: sul tema si sono anche espresse le associazioni ambientaliste.
Il Wwf definisce il ponte un’opera “con elevatissimi e insostenibili costi ambientali, sociali ed economico-finanziari” e “il General Contractor Eurolink che ha progettato il ponte sospeso non ha mai prodotto gli approfondimenti tecnici ed economico-finanziari sul progetto definitivo redatto nel 2010”. Un’opera di certo controversa su cui però la maggioranza è compatta, ma soprattutto non sembra essere da sola.
MODELLO GENOVA
Difatti, il “salvo intese” del decreto non ferma gli entusiasmi. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso festeggia il decreto annunciando per il progetto “decine di migliaia di posti di lavoro”, mentre il governatore della Calabria Roberto Occhiuto plaude al progetto del Ponte come “grande attrattore di investimenti”.
A sostenere la politica, ci pensano anche le imprese. Tra gli altri l’amministratore delegato di Fincantieri Pierroberto Folgiero che in merito a un eventuale coinvolgimento per la realizzazione del Ponte ha spiegato: “Questa realtà è a disposizione per le grandi sfide delle infrastrutture del Paese”. Il morale è alto e a farlo scendere potrebbero essere, come spesso accade, i tempi biblici a cui siamo abituati. Eppure, in tanti ricordano la grande velocità con cui il Ponte Morandi – dopo il crollo del 14 agosto 2018 – era stato rimesso in piedi. E alla domanda delle domande “Il modello Genova è applicabile al ponte sullo Stretto?” il sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione del Ponte Morandi, Marco Bucci, ha risposto “Sì, facciamolo”.

Torna alle notizie in home