Il ritorno di Trump da speaker
Donald Trump ha confermato di essere pronto ad assumere temporaneamente la carica di presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti se i repubblicani non riusciranno ad individuare un altro candidato unitario.
“Non lo faccio perché lo voglio. Lo farò se necessario, se non riusciranno a prendere una decisione”, ha spiegato a Fox News. L’ex presidente ha precisato che manterrebbe l’incarico finché non troveranno qualcuno a lungo termine.
Il tycoon preferirebbe tuttavia il ruolo più agevole di sostenitore di Jim Jordan nella corsa a Speaker. “Il deputato Jim Jordan è stato una star già prima del suo successo a Washington. E’ rispettato da tutti ed ora è presidente della commissione Giustizia”, ha affermato Trump su Truth. In corsa ci sono al momento Jordan e Steve Scalise.
L’endorsement trumpiano è robusto: “E’ duro su criminalità, difesa dei confini, dei militari e del secondo emendamento. Jim, sua moglie Polly e la loro famiglia sono straordinari; lui sarà una grande Speaker ed ha il mio completo e totale assenso”.
Jordan è stato uno dei principali difensori del magnate durante i suoi due processi di impeachment. Il deputato dell’Ohio è in vantaggio su Steve Scalise, attuale leader della maggioranza alla Camera.
La destra interna, capeggiata da Marjorie Taylor Greene, continua invece a puntare su “The Donald”, che nei giorni scorsi si era dichiarato disponibile al “sacrificio”, dal momento che gli è stato “chiesto di assumere il ruolo di unificatore da così tanti amici al Congresso”.
Sul fronte “dem”, sta facendo discutere il giro di vite in materia di immigrazione. Non solo la ripresa della costruzione del Muro, ma una ripresa dei voli per i rimpatri dei migranti arrivati dal Venezuela. L’amministrazione Biden ha deciso di passare alla linea dura per “chiudere” confine meridionale. Le persone in fuga dai confini del Paese caraibico sono state quasi mezzo milione dal 2020 ad oggi.
La scorsa settimana Biden aveva esteso temporaneamente lo status legale di 470mila venezuelani che vivono negli Stati Uniti, affermando che la situazione di grande crisi economica e politica impedisce di farli tornare indietro. Solo chi è arrivato prima del 31 luglio però potrà fare domanda per beneficiare di questa forma di protezione. Tutti quelli entrati irregolarmente negli Stati Uniti dopo questa data potranno essere rimpatriati.
Anche il governo venezuelano ha confermato l’accordo, con una dichiarazione in cui dà comunque la responsabilità dell’esodo dei suoi cittadini alle sanzioni imposte da Washington.
Il dipartimento per la Sicurezza Interna ha difeso la decisione del presidente Usa, rimarcando che è “coerente con gli sforzi dell’amministrazione di applicare una strategia per una gestione umana, sicura ed ordinata della nostra immigrazione e per valutare i casi individuali in modo equo e veloce”.
L’annuncio segue di un giorno la diffusione della notizia che l’amministrazione ha chiesto la sospensione di una serie di leggi ambientali per permettere la ripresa dell’edificazione, con i fondi stanziati dal Congresso nel 2019, di una trentina di chilometri di muro in Texas, citando “l’acuta ed immediata necessità” di bloccare l’aumento del numero di ingressi di migranti della Rio Grande Valley.
Un dietrofront rovinoso per Biden che, in campagna elettorale, aveva promesso che con lui alla Casa Bianca non sarebbe stato costruito “neanche un altro metro” della barriera voluta dal predecessore.
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