Attualità

“Romanzo Digitale”: il diario che anticipa un futuro fra uomini e macchine…

di Edoardo Sirignano -


Dalla pandemia all’intelligenza artificiale, “Romanzo Digitale” è il diario dei prossimi dieci anni. Quello di Antonio Pascotto, giornalista Mediaset dal 1993 e caporedattore della testata TgCom24, è un racconto per immagini. Sono, appunto, dei ritagli di quotidianità, mescolati a fantasia, che ci consentono di passare da un mondo all’altro. La realtà dei nostri giorni è, infatti, mixata con l’immaginazione di un cronista, in grado di toccare e spiegare, in modo semplice, le difficoltà di una società cambiata e proiettata verso un futuro, che poi non è così tanto lontano.

Non a caso il lavoro inizia con una frase del massmediologo Marshall McLuhan: “Prima diamo forma ai nostri strumenti, poi i nostri strumenti danno forma a noi”. Una riflessione, d’altronde, più attuale che mai in un contesto in cui persone arrivano a un suicidio dopo una polemica social, in cui basta un video per mettere in gioco la giovinezza o in cui si generano idoli di cartone, che come castelli di sabbia volano via al primo soffio di vento o scandalo.

Il Coronavirus, come ben spiegato da Pascotto nella prima parte del suo libro, avvia, nei fatti, l’era delle macchine. Questa renderà la nostra quotidianità più semplice sotto certi aspetti, ma complicata in altri. Ci troveremo al cospetto di nuove sfide, fino a ieri utopiche, per cui serviranno le dovute difese. L’uomo, però, come spiega bene l’autore, “è una macchina perfetta grazie a un software che potenzia le sue capacità”. Una peculiarità che ha conseguenze sia negative, considerando che adesso siamo più vulnerabili che mai, ma anche positive, come la “beata solitudine”, che per il giornalista consente di rendere più semplici le cose complesse. Atti banali, come un normale litigio, intanto, assumono un significato diverso e quella che può sembrare una routine, raccontata in un qualsiasi diario, non lo è più. Giancarlo, il personaggio inventato da Pascotto, si è creato, infatti, “una dimensione dove spazio pubblico e privato non hanno alcuna demarcazione”.

A tutto ciò, poi, si aggiunge lo spettro della guerra, che divide nuovamente il globo tra buoni e cattivi, giusti e non, bianchi e neri. Per guarire e uscire dal baratro una sola ricetta: “quell’amore che oggi è più importante della medicina per curare il colesterolo”. Un appello che in un pianeta di otto miliardi di essere umani e in cui le diversità sono all’ordine del giorno vale più di mille articoli di giornale. Ma nonostante le crisi ben spiegate nel romanzo, per Pascotto “l’ottimismo resta il profumo della vita” e dunque, pur con qualche dubbio, nello “scorgere i fuochi d’artificio del domani”, c’è sempre una speranza, contenuta probabilmente in quella novità, che mescolata all’ordinarietà, potrebbe diventarne la chiave.

La carriera di una persona normale, come Pascotto, d’altronde, vale più di mille parole. Un semplice cronista di Avellino, che grazie ai sacrifici e a un’indiscussa caparbietà, riesce a dire la propria e ad affermarsi in modo libero. Il giornalista, infatti, è la testimonianza di come la semplicità sia il linguaggio migliore per parlare al futuro o in questo caso con i robot del 2030. Caratteristica che consente all’avellinese di guardare avanti e non indietro, di riassumere, con parole semplici, un “tempo”, sempre più ridotto, che dovrebbe essere utilizzato al meglio, magari tutelando l’ambiente ed evitando catastrofi dietro l’angolo. Il tutto mentre l’uomo cercherà di darsi un nuovo senso e un’intelligenza artificiale proverà a sostituirlo. Quest’ultima, però, non è il nemico, ma una sfida che ci pone davanti a un bivio fino a ora non scorto: “Ripartendo dal quel passato che ci ha portato al presente – diceva uno statista irpino, chiamato Ciriaco De Mita – possiamo arrivare al futuro, ma solo pensando e perché no provando qualche emozione”.

Lo strumento del romanzo, utilizzato da Pascotto è, dunque, la parola chiave per scorgere un avvenire, che poi non è così tanto lontano. Ecco perché il lavoro, presentato qualche mese fa a Palazzo delle Esposizioni nella capitale, sta riscuotendo successo non solo tra i responsabili del presente, fra chi racconta e ha raccontato i fatti, ma anche tra quei giovani che saranno protagonisti del domani. Pur essendo passati alcuni mesi dall’evento capitolino in cui Pascotto ha spiegato ad addetti ai lavori e non il perché del suo “Romanzo Digitale”, possiamo considerare la sua opera più attuale che mai in un 2024, dove l’immaginazione del caporedattore di Tgcom24 sembra confondersi con la realtà. Probabilmente lo sarà ancora di più col passare dei giorni, se basta un tweet o un post per mettere in discussione quella parola sacra chiamata “vita”.


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