Il silenzio dei casi senza colpevole
In Italia, la notizia che circa il 23,9 % degli omicidi resterebbe senza un colpevole rappresenta non solo un dettaglio preciso, ma un frammento di storie interrotte, di famiglie che aspettano risposte ed una evidente falla nella giustizia. Questo dato, se confermato, richiama l’attenzione su un bivio particolarmente delicato: da un lato il calo complessivo degli omicidi, dall’altro la permanenza di una quota non risolta di casi, che alimenta angosce e domande. Nel 2023 sono stati 338 gli omicidi intenzionali registrati. L’Italia è tra i Paesi europei con i valori più bassi: circa 0,6 omicidi ogni 100 mila abitanti.
23,9 % senza un colpevole: cosa significa?
Il dato che quasi un omicidio su quattro resti “senza un colpevole” (23,9 %) solleva non poche perplessità e domande. Se dunque in Italia circa un quarto degli omicidi resta senza identificazione o condanna del responsabile, quel margine ha un peso reale: significa che in decine di casi ogni anno famiglie e comunità restano sospese, senza chiusura dei casi e senza un colpevole. Negli ultimi anni e soprattutto nell’ultimo periodo, in Italia sono stati riaperti decine di casi definiti “cold-case”, grazie a nuove tecnologie forensi, nuove piste investigative fornendo una “seconda vita” alle indagini originarie. Si stima che ci siano circa 300 fascicoli che siano passati in rassegna dalla Unità Delitti Insoluti della Polizia di Stato (UDI) e oltre 60 risultano riaperti con “esiti positivi”.
I casi riaperti
Per esempio, il delitto di Garlasco (uno tra i casi mediatici più controversi e non privo di colpi di scena) è soltanto uno degli esempi più noti. Tra i casi riaperti spicca anche quello dell’omicidio di Piersanti Mattarella avvenuto il 6 gennaio 1980. L’allora presidente della Regione Siciliana fu ucciso in un agguato a Palermo, in via della Libertà. Dopo decenni di indagini, archiviazioni e depistaggi, la Procura di Palermo ha svolto una nuova svolta: nel gennaio 2025 ha iscritto nel registro degli indagati due uomini ritenuti gli esecutori materiali, entrambi appartenenti a Cosa Nostra, ovvero Antonino Madonia e Giuseppe Lucchese. Stando agli atti, Madonia avrebbe sparato a Mattarella sotto gli occhi della moglie, e Lucchese avrebbe avuto il ruolo di autista del commando.
In parallelo, emerge che i magistrati stanno verificando nuove tracce e reperti, tra cui impronte rilevate sulla Fiat 127 usata dai killer, finora non pienamente esplorate. Gli ultimi sviluppi hanno portato all’arresto – con l’accusa di depistaggio – l’ex funzionario della squadra mobile di Palermo ed ex prefetto, Filippo Piritore. Un altro caso è quello del delitto della 16enne Manuela Murgia a Cagliari, avvenuto circa trent’anni fa e archiviato come suicidio, che è stato riaperto proprio partendo da nuovi elementi. Anche il caso della scomparsa della giovane Cristina Golinucci sparita nel 1992 – il corpo non è mai stato ritrovato – per la quale la Procura di Forlì ha riavviato l’indagine, collegandola a un altro caso del 1992, quello di Chiara Bolognesi.
Dietro ogni numero ci sono vite interrotte
Quando un omicidio non viene risolto, la ricerca della verità continua soprattutto per la famiglia – vittime collaterali -. Il senso di ingiustizia, l’eredità emotiva lasciata alle famiglie e l’impatto sulle comunità in cui accadono gli eventi – in quartieri, paesi piccoli, città – sono tutte dimensioni che non si leggono totalmente, limitandoci ai soli dati. Questo significa che circa il 24 % di casi irrisolti in Italia può rappresentare un ritardo o una difficoltà strutturale rispetto a realtà con risorse, organizzazioni o cultura investigativa diversa. Questi esempi testimoniano che, pur con il 23,9 % circa di omicidi non risolti, non tutti i fascicoli restano chiusi: la riapertura è possibile.
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