Primo Piano

Il silenzio dell’Europa BiFrontex. L’Italia è sola con le sue bare

di Rita Cavallaro -


Di fronte alle decine di bare bianche allineate, l’Italia invoca l’Europa, ma nessuno risponde. Come figli di un Dio minore, che bussano alle porte del Padre per chiedere accoglienza, eppure vengono lasciati al proprio destino. I migranti, a morire annegati a cento metri dalla riva di Cutro. E anche il nostro Paese, che non dovrebbe rimanere dietro quella porta, visto che quella “casa” europea ha contribuito a fondarla, nel segno di un ideale di collaborazione tra i popoli. L’Ue si è trasformata in una matrigna cattiva che, da un lato, chiede sacrifici e dall’altro volge la testa altrove, incapace di mettere in campo azioni concrete per risolvere l’emergenza dell’immigrazione clandestina, tutta sulle spalle dell’Italia. E pensare che soltanto pochi giorni fa la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in una bella passerella in Sicilia aveva detto che la questione migranti “è una grande sfida europea e ha bisogno di una risposta da parte di tutti noi e dell’Europa”, promettendo che “una soluzione europea è possibile e mi impegnerò al massimo per raggiungere l’obiettivo”. Era giovedì, poi domenica lo Ionio ha fatto strage di migranti che arrivavano dalla rotta greco-turca. E l’Europa è sparita, lasciando l’Italia al suo destino e in balia delle polemiche per i mancati soccorsi e per le parole del ministro Matteo Piantedosi, che ha sostenuto come “la disperazione non può mai giustificare viaggi che mettono in pericolo i propri figli”, mentre la premier Giorgia Meloni sottolineava che “l’unico modo per affrontare seriamente e con umanità questa materia è fermare le partenze e su questo sì, serve un’Europa che oltre a dichiarare la sua disponibilità agisca e in fretta”. Parole cadute nel vuoto, se non fosse per l’unica voce che si è levata da Bruxelles e che, nonostante parlasse italiano, non è suonata benevola. A rispondere a Meloni è stato il commissario Ue agli Affari Economici, Paolo Gentiloni: “Quello che è accaduto sulla costa di Crotone ha una dimensione che per noi è inaccettabile. Non ce la caviamo solo dicendo “la deve risolvere l’Europa”, non tutto si può chiedere all’Ue, che ha un bilancio pari a un settimo o ottavo di quello italiano”. Una dichiarazione politica, lungi dal ruolo istituzionale di un esponente del Pd in cerca d’autore dopo i risultati delle primarie, il quale, tra le righe, ha voluto dire all’Italia che deve cavarsela da sola. Come ha sempre fatto e come, anche stavolta, sta tentando di fare, lasciando da parte i “mai più” di circostanza, perché questa tragedia non è la prima e non sarà l’ultima, come dimostrano i numeri. Dal 2014 a oggi, oltre 20mila disperati sono stati inghiottiti dal Mediterraneo mentre tentavano di raggiungere illegalmente le nostre coste. Che non può essere colpa del governo lo capisce anche un bambino, seppure i burocrati e l’opposizione abbiano usato quei corpi senza vita per attaccare la linea dura del governo contro l’immigrazione clandestina. Come se le sanzioni contro le navi delle Ong, che vanno a raccattare disperati in alto mare per farli sbarcare nei nostri porti sicuri, siano la causa degli oltre 65 morti nello specchio di mare del crotonese. Polemiche frutto, se non di malafede, allora di ignoranza, visto che il naufragio di domenica non è avvenuto sulla rotta africana, presidiata costantemente dalle Ong, ma su quella greco-turca, da anni ignorata e, oggi, privilegiata dagli scafisti, i quali, attraverso i Balcani, conducono via mare i migranti che, prima della stretta di Erdogan e dei respingimenti dalla Croazia, giungevano a Trieste via terra. Nel 2022, in 29mila hanno preso la rotta dell’Egeo e 18mila di questi sono sbarcati in Italia. E Frontex attacca l’Italia per il mancato allarme del barchino in avaria: “Secondo il diritto internazionale questa è una responsabilità delle autorità nazionali”. Mentre la neosegretaria del Pd Elly Schlein punta il dito contro Piantedosi, parlando di “parole disumane, inaccettabili, non all’altezza del ruolo” e chiedendo le dimissioni. Dal canto suo, il titolare del Viminale ha sottolineato di essere stato in parte frainteso, perché il suo piano non prevede di bloccare alla partenza chi ha diritto a fuggire dalla guerra, ma di riaprire i flussi migratori legali, sospesi anche quando governava la sinistra, organizzando i trasferimenti. “Vi veniamo a prendere noi”, ha detto. Gli fa eco il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “Ci sono fino a 500mila posti di lavoro per i migranti”. Per ribadire che l’Italia non abbandona i disperati a morire in mare, ma regolarizzerà i flussi. Mentre l’Ue resta silente. Perfino alla lettera della premier Meloni, la quale ha scritto che “occorre lavorare tutti insieme per ribadire il principio che in Europa si entra solo legalmente e quindi in condizione di totale sicurezza” e “sviluppare e potenziare i canali legali di migrazione, distinti tra chi ha diritto alla protezione” e “chi intende accedere per ragioni di lavoro”. Per “contrastare, senza tentennamenti, i clan criminali che alimentano l’immigrazione illegale di massa. Senza concreti interventi dell’Ue, sin dalle prossime settimane e per l’intero anno, la pressione migratoria sarà senza precedenti, posto il difficile contesto che investe vaste zone del Pianeta”. Silenzio. Le uniche a gridare vendetta sono quelle bare bianche.

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