PRIMA PAGINA-Il vaffa di Conte a Grillo. Ne resterà uno solo (di elettore?)
Ambasciator non porta pena, si sa, ma di certo Beppe Grillo deve aver trasecolato nell’apprendere del proprio licenziamento dal Movimento 5 Stelle dalla penna di Bruno Vespa. La diaspora che agita i grillini va avanti da tempo e dopo i reciproci scambi di accuse tra Giuseppe Conte e il comico genovese a mezzo mail e post sui social, adesso si ha la sensazione che lo scontro sia arrivato decisamente al culmine e che sia oramai giunto al redde rationem. L’ex presidente del Consiglio ha inteso colpire il garante del Movimento 5 Stelle al cuore, o meglio alla tasca, per quanto nel caso specifico le due cose probabilmente si equivalgono. E per l’ideatore del ‘vaffa’ essere mandato a quel paese da Giuseppe Conte senza neanche un’adeguata liquidazione deve aver rappresentato un duro colpo. Prenotare l’ultimo libro di Bruno Vespa, ‘Hitler e Mussolini – L’idillio fatale che sconvolse il mondo (e il ruolo centrale dell’Italia nella nuova Europa)’, in uscita solamente mercoledì prossimo, nel tentativo di capirci di più sull’espulsione da quel movimento che ha sempre visto come una propria creatura deve essere stato ancora peggio. È proprio dalle pagine del libro che si apprende infatti la decisione di Conte di voler chiudere la partita del contratto da 300 mila euro in essere tra il Movimento 5 Stelle e Beppe Grillo. “Beppe Grillo è responsabile di una controcomunicazione che fa venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale”, sono state le parole di Giuseppe Conte trascritte da Bruno Vespa, seguite dalla precisazione per la quale “Grillo ha rivendicato il compenso come garante anche nelle ultime lettere che mi ha scritto. Io non ho mai accettato che fosse pagato per questa funzione”. Da qui la scelta, già minacciata settimane fa, quando lo scontro tra i due ha raggiunto livelli dai quali era chiaro fosse difficile tornare indietro, di chiudere il rapporto contrattuale. Non appena resa nota la notizia, lo staff di Grillo si è affrettato a smentire l’ipotesi di un’interruzione del rapporto in essere e subito dopo sono stati ambienti del Movimento 5 Stelle a chiarire che l’attuale contratto con Grillo “è ancora in vigore e andrà alla sua naturale scadenza nei prossimi mesi”, dopo di che non ne seguiranno altri. Nessuna interruzione anticipata, dunque, ma al contempo nessun ulteriore rinnovo. Ovviamente nel caso in cui Giuseppe Conte resti alla guida dei grillini, che c’è da scommetterci, dopo le novità di ieri stanno già preparando le contromosse. A partire dall’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, che è stata tra le prime vittime dell’attuale leader del Movimento 5 Stelle e che non vede l’ora di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
La faida è infatti destinata a risolversi a breve, perché l’Assemblea costituente fortemente voluta da Conte si sta protraendo fin troppo a lungo, complici proprio i forti dissidi interni, ed è arrivato il momento di chiuderla, con o senza cambiare le regole alla base dello scontro tra i vertici pentastellati, su tutti quella del limite dei due mandati. In casa grillina c’è infatti ormai una certa fretta di giungere alla conclusione di quello che nei partiti che non hanno problemi a definirsi tali viene chiamato banalmente congresso. Un termine certamente meno altisonante di Assemblea costituente, ma probabilmente più efficace e, soprattutto, meglio comprensibile. In sostanza, la sede nella quale tutti i movimenti politici decidono chi deve essere il leader, selezionano la classe dirigente interna e, all’occorrenza, modificano o aggiornano i propri statuti. La dimostrata incapacità di Conte e Grillo di convivere ai vertici del 5 Stelle si inserisce perfettamente in queste dinamiche precongressuali nel corso delle quali ogni contendente alla leadership fa il proprio gioco e tenta di portare acqua al proprio mulino. Tutto fisiologico se non per il fatto che il Movimento 5 Stelle si è sempre posto e proposto come qualcosa di diverso, il che rende lo scontro attuale ancora più violento e visto come fratricida. Il che non fa di certo bene all’immagine dei pentastellati. Insomma, per dirla come Davide Casaleggio, sembra di essere in Highlander, tra Conte e Grillo ne resterà uno solo, “ma di elettore se continuano così”.
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