Esteri

Il valico della discordia. Flebili speranze di trattative al Cairo

di Ernesto Ferrante -


Il valico di Rafah tra l’Egitto e il sud della Striscia di Gaza è stato chiuso sul lato palestinese “per la presenza dei carri armati israeliani”, interrompendo di conseguenza l’arrivo di aiuti umanitari destinato alla popolazione dell’enclave.
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno riferito di aver avuto “informazioni di intelligence” sull’utilizzo per “scopi terroristici del valico di Rafah nella parte orientale”. L’attacco è stato definito come un’operazione “di precisione” durante la quale sono stati uccisi circa 20 miliziani di Hamas e sono stati “scoperti tre tunnel operativi”. I residenti della zona sono stati “incoraggiati a evacuare temporaneamente nell’area umanitaria ampliata di Al-Mawasi”. “L’occupazione” del passaggio costituisce “un crimine di guerra di cui Israele deve essere chiamato a rispondere”. Si è espresso così il portavoce della presidenza palestinese, Nabil Abu Rudeineh. L’Autorità palestinese ha sollecitato gli Stati Uniti affinché “intervengano immediatamente per impedire” a Tel Aviv “l’ulteriore invasione di Rafah”.
Rudeineh ha parlato delle disastrose conseguenze per i civili, in particolare per gli sfollati arrivati per lo più dalle aree del nord e del centro della Striscia di Gaza. “Il valico di Rafah e il resto del territorio della Striscia di Gaza sono terre palestinesi occupate sulla base delle risoluzioni con legittimità internazionale”, ma lo Stato ebraico, “sostenuto dagli Usa con armi, denaro e copertura politica, insiste per proseguire a sfidare la legittimità internazionale dal momento che il veto americano lo proteggerà”, ha aggiunto il portavoce.
Anche il valico di Erez tra Israele e il nord della Striscia di Gaza è stato sbarrato. La stessa cosa è stata fatta con quello di Kerem Shalom tra il territorio israeliano e l’enclave palestinese.
L’operazione militare degli israeliani rappresenta una “pericolosa escalation, una minaccia per la vita di oltre un milione di palestinesi” e per l’impegno per arrivare a un cessate il fuoco. A denunciarlo è stato il ministero degli Esteri egiziano, come riportano i media arabi.
“Più di un milione di palestinesi”, ha sottolineato il ministero, dipendono da quella che è stata la “porta sicura” per malati e feriti per l’uscita per le cure necessarie e per l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia.
L’Egitto chiede quindi alle autorità israeliane “massima moderazione” con l’invito a evitare “una politica del rischio calcolato con un impatto a lungo termine che sarebbe una minaccia per le sorti del faticoso impegno per raggiungere una tregua sostenibile nella Striscia di Gaza”.
Il Cairo auspica un intervento di tutte le parti in causa con le pressioni necessarie per disinnescare la crisi in atto e sventare una catastrofe.
Dura Ankara. “Con un attacco di terra a Rafah, all’indomani del via libera di Hamas alla proposta di Qatar ed Egitto per l’accordo per un cessate il fuoco, Israele ha aggiunto un nuovo crimine di guerra a quelli commessi nei territori palestinesi dal 7 ottobre”. A scriverlo su X è stato il vice presidente turco, Cevdet Yilmaz.
Un attacco a Rafah, dove si rifugiano 1,4 milioni di palestinesi, sarebbe “un errore strategico, una calamità politica e un incubo umanitario”, ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres in conferenza stampa. “Dopo più di 1.100 israeliani uccisi negli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre e dopo più di 34.000 palestinesi uccisi a Gaza, non abbiamo visto abbastanza? I civili non hanno già sofferto abbastanza morte e distruzione? Non commettete errori: un attacco su vasta scala a Rafah sarebbe una catastrofe umanitaria”, ha proseguito Guterres. Per il capo dell’Onu vanno riaperti immediatamente i valichi di terra.
Flebili spiragli di trattative. Una delegazione israeliana per i negoziati è arrivata nella capitale egiziana per portare avanti i colloqui per arrivare ad un accordo sugli ostaggi con Hamas. Lo ha reso noto l’ufficio del primo ministro israeliano al Times of Israel.


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