Politica

Il valzer delle poltrone. L’occasione di Giorgia

di Giovanni Vasso -


Altro che risiko, quella delle nomine dei vertici delle grandi partecipate di Stato assomiglia di più a una mano di poker. Al tavolo ci sono tre giocatori, nessuno dei quali intende mollare il piatto, ricchissimo e non solo per volumi d’affari. Salvini e Berlusconi tentano la stangata, Giorgia Meloni – che sa di avere in mano il punto più alto, la giocata della vita – non intende lasciare nemmeno le briciole agli avversari. È una partita tanto delicata quanto decisiva. Anche perché, attorno al tavolo, si assiepano decine e decine di spettatori interessati a conoscere l’esito dello scontro. Non è solo una questione di equilibri politici ma si tratta di scrivere una nuova mappa possibile per il capitalismo italiano.
Le poltrone che ballano sono cinque. Eni, Enel, Rai, Leonardo e Poste. La musica, nella stanza dei bottoni, è iniziata e non è detto che la danza delle nomine non coinvolgerà anche altre società. Entro metà aprile il governo dovrà procedere a 135 nomine. E il valzer potrebbe, presto, diventare domino. Coinvolgendo altre società. Come Terna, per esempio. Francesco Starace è dato in uscita da Enel e Stefano Donnarumma, attuale ad Terna, è tra i papabili alla sostituzione. Dovesse concretizzarsi questa soluzione, per Terna si è parlato di Giuseppina Di Foggia, attuale ad di Nokia Italia. Ma per Enel, in qualità di presidente, si fa anche il nome di Paolo Scaroni che,come una volta il Cav, oggi è presidente del Milan ed è nome graditissimo a Silvio Berlusconi.
Sono giorni convulsi in cui i nomi fioriscono come le rose in maggio, si contano i segni che, come dice il saggio, sono per chi sa intenderli. Si parla di Riccardo Mazzoncini, attuale ad di A2a, e della sua scelta di voler sponsorizzare l’As Roma. Un passo avanti per il termovalorizzatore o un modo per entrare, da Milano, nelle dinamiche romane (e romaniste) che contano? Intanto, cerca il suo posto in campo anche l’ex ministro Roberto Cingolani (già tentato da un’offerta professionale importante proveniente dal Giappone…) ma la sua corsa è insidiata da Lorenzo Mariani, ex ad di Unicredit, ritenuto vicino a Guido Crosetto.
Matteo Del Fante, dopo due mandati, sembra in uscita da Poste. Che, in questi giorni, sta lanciando il progetto legato all’energia. Poste ed energia c’entrano se, come pensano color che sanno, si rivelerà vero che la Lega sta puntando a Pt e, per farlo, dà mostra di insidiare la permanenza in sella a Eni dell’ad Claudio Descalzi. “Eni ed Enel devono cambiare profondamente le loro politiche e il loro approccio alla modernità. Serve un cambio di passo”, hanno fatto sapere “fonti leghiste” all’Ansa. Se Starace è in bilico, Descalzi invece non lo è. L’attivismo dell’ad Eni sul fronte energetico, specialmente in Africa, lo ha sostanzialmente blindato. Il suo impegno ad affrancare l’Italia dalle fonti energetiche russe è stato molto gradito da Draghi, oggi è apprezzato anche da Meloni. È intoccabile, dicono, o poco ci manca. Se Descalzi non si tocca, almeno finché dura la guerra e la tensione con l’Est, si sussurra in giro, allora la premier sarà “costretta” a cedere Poste alla Lega. Il vero obiettivo, pare, di via Bellerio. C’è un problema, però: Giorgia Meloni vuole tutto. Forte del gradimento del partito e suo personale, vorrebbe fare incetta di poltrone. Passare, insomma, dal poker all’asso pigliatutto. Ma gli alleati, a questo gioco, non ci stanno.
Ma c’è un tema che, per ora, nessuno sembra considerare. Lo spiega, a L’Identità, Michele Marsiglia, presidente di Federpetroli: “Descalzi ha rivoluzionato l’azienda energetica nazionale, Eni ha avuto una grossa capitalizzazione e ha portato importanti imprese e partnership internazionali, offrendo importanti possibilità di lavoro. Ma la cosa più importante è che parliamo di una persona che è cresciuta in Eni e in questo momento, con le strategie e le road map aperte, è di vitale importanza confermare il nocchiero al posto di comando della nave”. La continuità operativa, in un momento di crisi come questo, può rappresentare un valore aggiunto non indifferente. Che varrà per tutti. Tranne, forse, che per la Rai. A viale Mazzini dovrà cambiare pur qualcosa mentre l’opposizione proverà a difendere lo status quo. Antonio Tajani già rintuzza le polemiche, predicando calma e, a L’Aria che Tira su La7, dice: “Non si tratta di occupare, ma di rinnovare i vertici di tante aziende. Per la Rai si vedrà”. Appunto, per tornare al tavolo di poker, Forza Italia, come la Lega, “vede”.

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